Mamme medico discriminate
di Antonia Carlino e Maria Ludovica Genna
01 MAG -
Gentile Direttore,
recentemente è apparso sul
quotidiano La Stampa la notizia, ribalzata sui social network, di una giovane laureata in Medicina e Chirurgia che si è vista negare la possibilità di effettuare il tirocinio abilitante alla professione medica perché in stato di gravidanza, di fatto inibita a frequentare reparti che presentavano un potenziale rischio biologico.
La giovane laureata,non sostenendo l’esame di abilitazione, non ha potuto effettuare l’iscrizione all’Ordine dei Medici e non ha conseguentemente usufruito delle tutele previste dall’Enpam.
La donna si è rivolta quindi al movimento che ha promosso la campagna “Chi si cura di te” per la tutela dei propri diritti visto che la normativa vigente a tutela della gravidanza le aveva procurato un ritardo previsto di circa due anni nell’entrata a pieno ritmo nell’attività professionale.
“Può una legge che dovrebbe tutelare i lavoratori limitare un diritto?”A questointerrogativo
Gaia Deregibus,promotrice della campagna aggiunge il quesito di come sia possibile che l’obbligo del tirocinio per l’esame di Stato possa rallentare l’inizio della professione medica poiché il corso di sei anni di laurea in Medicina non risulta abilitante alla professione.
E allora si ritorna a parlare di gravidanza da evento fisiologico ad evento discriminante; è ben noto da tempo il fatto che vi siano tutele differenti per la gravidanza delle donne medico convenzionate di quelle libere professioniste e delle dipendenti pubbliche. Come non ricordare ad esempio che nel 2012 il Presidente dell’Ordine dei Medici della Puglia ,
Filippo Anelli aveva scritto al governatore
Nichi Vendola definendo “
fenomeno di ingiustizia sociale” il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato ad alcune anestesiste in gravidanza.
La gravidanza appare alle soglie del terzo millennio ancora un evento dai molteplici risvolti e allora forse potremmo spiegarci come dagli ultimi dati Enpam si evinca che la percentuale delle donne tra i nuovi medici e odontoiatri sia scesa costantemente negli ultimi cinque anni (anche se resta maggioritaria).
Infatti nel 2009 la percentuale dei neo iscritti era del 60 per cento per le femmine e del 40 per cento per i maschi mentre nel 2013 tra i neo camici bianchi la percentuale delle donne è scesa al 57 per cento mentre per gli uomini risulta risalita al 43 per cento. A questo si aggiunge la contrazione della natalitàche per le donne italiane mostra un indice di 1,39, già basso rispetto al corrispettivo indice dei paesi Europei, mentre tra le professioniste medico si abbassa allo 0,89 per donna, soprattutto tra le radiologhe.
E allora non ci resta che auspicare che vengano moltiplicati gli interventi a tutti i livelli perché la gravidanza diventi un’opportunità di parità e non più un ostacolo alla professione medica.
Antonia Carlino
Responsabile Dipartimento Nazionale.Politiche di Genere CISL Medici
Maria Ludovica Genna
Coordinatrice Politiche di Genere Area Metropolitana Napoli CISL Medici
01 maggio 2016
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