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Organizzazione sanitaria e società: l’etica della rendicontazione

di Fabrizio Russo

25 MAG - Gentile Direttore,
esiste una relazione tra organizzazione sanitaria e società e solitamente tale relazione si esplicita ricorrendo al concetto di mandato fiduciario: l’organizzazione riceve dalla società il mandato di soddisfare bisogni oggettivi di salute. “L’etica è definita come scienza della condotta e, nell'organizzazione sanitaria, si fonda sui valori della Costituzione”, ha detto Antonio Panti alla conferenza della Fnomceo di Rimini.
 
Condivido e apprezzo il senso di questo altissimo fondamento e mi piacerebbe alzare ulteriormente, se possibile, l’asticella e aggiungere che l’etica è qualcosa che va oltre la legge, anche se la legge della quale si parla è addirittura la legge fondamentale dello Stato.
 
La legge infatti fissa un minimo etico. Ma l’etica della quale ci parla Aristotele è un etica che guarda all’eccellenza. E questa eccellenza che spinge ad andare oltre, a scegliere la medietà tra due estremi, guida l’organizzazione sanitaria a dare conto del mandato che essa riceve dalla società, non solo limitandosi a rendere conto al policy maker, all’autorità costituita per legge, ma anche a tutti i suoi stakeholders anche se tale comportamento non è appunto prescritto per legge.
 
C’è una legge non scritta che spinge la nostra organizzazione a costruire un clima di fiducia e di leale scambio con i soggetti portatori di interessi legittimi, attraverso atti concreti. Un organizzazione sanitaria “trasparente” per i suoi stakeholders è un’organizzazione accountable, cioè un’organizzazione che è spinta nel suo divenire a dare spiegazione e giustificazione delle sue scelte gestionali ai suoi stakeholders. La Trasparenza è il dovere di dare conto a coloro che hanno un interesse legittimo verso l’organizzazione (Accountability 1000 pg 18 http://www.accountability.org/images/content/2/1/213/AA1000%20Framework%201999.pdf)
 
E perché un’organizzazione sanitaria dovrebbe dare conto del suo operato ai suoi stakeholders, se questo comportamento non è previsto dalla norma?
 
Per diverse ragioni:
1. per recuperare l’immagine organizzativa dopo uno scandalo
2. per prevenire una perdita d’immagine
3. per costruire un’immagine organizzativa
4. per costruire una relazione leale con i suoi stakeholders
5. per donare ai suoi stakeholders qualcosa che va oltre il dovuto per legge, in quanto sente che la prescrizione della norma non è sufficiente a ricambiare la fiducia che essi hanno verso l’organizzazione, scegliendola ogni giorno per farsi curare o per realizzare le varie relazioni di scambio quotidiane.
 
Queste ragioni ed in particolare l’ultima, che sembra superare i limiti di una logica contrattualistica, a parere di chi scrive, possono iniziare a spiegare l’etica della rendicontazione che un’organizzazione sanitaria dovrebbe tenere presente nella relazione con i suoi stakeholders interni ed esterni
 
Un’organizzazione sanitaria che viva la sua trasparenza solo per compliance normativa si limiterà a conformarsi a direttive e circolari, fornendo i suoi dati all’assessorato di riferimento, ministero, corte dei conti ecc. Un’organizzazione che viva la trasparenza come virtù terrà conto del fatto che anche altri stakeholders hanno interesse verso l’organizzazione e sono meritevoli della stessa considerazione (Freeman-teoria degli stakeholders) e pertanto essa attuerà ogni azione utile a tenere informati gli stakeholders e a giustificare decisioni organizzative, azioni, risultati.
Dare conto di come è andata, del modo in cui l’azienda sanitaria ha realizzato i suoi impegni con gli stakeholders, del modo in cui essa ha vissuto la sua mission, è un dovere che risponde ad una logica di responsabilità propria di chi si sente “amministratore fiduciario”, custode di risorse che non gli appartengono ma che semmai appartengono alla comunità.
 
E’ la logica del “redde rationem”:la condizione di dipendere funzionalmente da un policy maker non può dispensare l’azienda sanitaria in nessun modo dal ricorrere ad ogni strumento possibile per rendicontare i suoi comportamenti a tutti coloro che a vario titolo hanno un’aspettativa verso l’azienda stessa.
 
La necessità di far conoscere più approfonditamente l’attività svolta dall’organizzazione sanitaria, specie in un settore fisiologicamente caratterizzato da asimmetrie informative, rende particolarmente prioritario il valore organizzativo della trasparenza nel processo gestionale.
 
L’azienda sanitaria deve essere consapevole che è in relazione con i suoi stakeholders, innanzitutto perché è affidataria della loro salute, come si diceva anche nel corso del workshop sull’etica dell’organizzazione sanitaria, alla conferenza della Fnomceo…
- da questa consapevolezza che ci spinge a dire che l’azienda sanitaria è le persone che ne fanno parte e che hanno verso di essa aspettative e interessi legittimi, aspettative di una giusta informazione;
- da questa consapevolezza che ci spinge ad avere reazioni di sdegno quando questa fiducia viene defraudata o usata per interessi personalistici e autoreferenziali, nasce una comune attesa che porta gli stakeholders, fianco a fianco, a chiedere all’azienda “redde rationem”, che li spinge a dare voce, detto in altri termini, alla giusta richiesta di sapere come l’azienda sanitaria ha difeso il bene che le è stato affidato, il soddisfacimento del bisogno di salute al di sopra di ogni altro fine.
 
Fabrizio Russo
PhD etica applicata al management sanitario

25 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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