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Ancora troppa violenza contro gli operatori sanitari

di M.L.Genna e D.Crea

29 OTT - Gentile Direttore,
il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari sta divenendo, con il tempo, un evento sempre più grave e rilevante, non solo in Italia, ma addirittura nel mondo intero. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO),  si intende per  violenza esterna, quella  forma di aggressione che si verifica tra i dipendenti e qualsiasi altra persona presente sul posto di lavoro (pazienti, familiari, visitatori, fornitori) e violenza interna  quella che, invece, tende a verificarsi tra gli stessi lavoratori, compresi i dirigenti.
 
Dai vari studi condotti in Italia si evince una rilevante differenza di  genere nelle manifestazioni di  violenza nell’ambito dell’ambiente di lavoro, dove le donne  appaiono colpite maggiormente da violenze di tipo psicologico  come lo straining, il bossing, il bullying ed  il mobbing, mentre i medici di sesso maschile sembrano  essere oggetto maggiormente di violenze di tipo fisico.
 
Secondo l’Agenzia europea per la Salute e la Sicurezza sul lavoro Eu-Osha ( EU-OSHA, 2011), il problema della violenza perpetrata da terzi, ovvero “la violenza fisica, l’aggressione verbale o la minaccia di violenza fisica, in cui l’aggressore non è un collega ma è una persona, un cliente o un paziente che riceve un bene o un servizio “  è un fenomeno che riguarda tra il 5% e il 20% di tutti i lavoratori europei.
 
Uno studio condotto su 992 radiologi italiani (61% di sesso maschile) - in servizio  in emergenza e pronto soccorso (Magnavita et al. 2012) - ha evidenziato che negli ultimi 12 mesi, il 6.8% aveva subito un’aggressione fisica da parte di terzi (senza differenza di genere), mentre più del 30%, soprattutto tra quelli più giovani, aveva  subito un’aggressione verbale.
 
Comune ad entrambi i sessi, poi, il fatto che la violenza sul posto di lavoro finisca per essere poco denunciata, cosa che rende il fenomeno particolarmente sottostimato e ciò soprattutto in Italia.   
 
Qualche anno  fa destò particolare scalpore mediatico l’indagine effettuata dall’Ordine dei Medici di Roma sulle donne medico, studio all’interno del quale si evidenziò quanto quasi la metà delle professioniste  (46,4%)  aveva subito una qualche forma di  molestia, la gran parte delle quali avvenute proprio sul luogo di lavoro. Nel 57,5% dei casi si trattava di episodi sporadici, nel 30,6% di casi ripetuti e nell'11,9% di episodi molto frequenti. Ad essere più frequentemente vittime apparivano soprattutto le donne dai 35 ai 54 anni, le nubili e le separate o divorziate.   Nella maggior parte dei casi (41%) il molestatore era il datore di lavoro o un superiore, poi un  estraneo (23,7%), un collega (25,4%), un amico (4,1%) ed infine i compagni o fidanzati (3,2%).
 
In Italia è stata emanata, circa dieci anni fa, la raccomandazione n° 8 del novembre 2007 dal Ministero della Salute, in cui gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono veri e propri eventi sentinella, che richiedono la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione e con la quale si intendeva incoraggiare l’analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati e l’adozione di iniziative e programmi, volti a prevenire gli atti di violenza e/o attenuarne le conseguenze negative.
 
Ci chiediamo nell’approssimarsi del 25 novembre /Giornata internazionale contro la violenza sulle donne,  quanto è stato fatto dal 2007 ad oggi, per rendere realmente sicuri gli ambienti di lavoro per i lavoratori e le lavoratrici?  Quanto dei principi messi a punto dal Ministero e soprattutto delle azioni suggerite per la prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari sono stati applicati?
 
Nel nostro Paese persiste ancora uno scarso riconoscimento di questi temi le cui ragioni possono essere ricondotte alla mancanza di consapevolezza o alla sottovalutazione del problema e forse anche ai pochi studi effettuati in materia. Pertanto, ci chiediamo: “dobbiamo definitivamente arrenderci alla violenza ed al malcostume, sommando quindi alle difficoltà economiche legate alla sostenibilità del servizio sanitario, anche la presenza della violenza come ulteriore fattore negativo di tipo endemico?”.
 
Maria Ludovica Genna
Domenico Crea
Osservatorio Sanitario di Napoli

29 ottobre 2016
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