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Infermieri coordinatori. Non è  tutto oro quel che luccica

di Luca Sinbaldi

05 NOV - Gentile Direttore,
la questione del coordinamento si ammanta, come molte altre questioni in merito all’organizzazione del lavoro, di sacrosante rivendicazioni di riconoscimento gestionale e stipendiale. In ogni situazione però mi pare manchino le considerazioni di autocritica rispetto al fatto che volersi assumere delle responsabilità gestionali non è solo un fatto di riconoscimento giuridico ed economico ma anche etico.
 
Per fare un paragone, riferendomi alla situazione generale, l’Italia, nel 2015, fu collocata al penultimo posto in Europa per CPI (indice che valuta la percezione della trasparenza amministrativa).
 
Ora, qui in Italia, sono tante le categorie che rivendicano la necessità di adeguamento di livello gestionale e stipendiale. Ricordo non molto tempo fa, per esempio, gli articoli che riportavano tale esigenza per i Dirigenti Infermieristici.

In molti, tra gli infermieri, sia singolarmente ma anche in associazioni sindacali o legali, denunciano la dilagante de professionalizzazione cui la nostra categoria è sottoposta ormai da tempo e che sta raggiungendo apici sempre maggiori grazie alla riduzione delle norme a tutela del singolo lavoratore nei confronti delle aziende.
 
Chiedo: i coordinatori come si pongono eticamente rispetto a questo fenomeno? Perché…se è vero che non si può fare di tutta un’erba un fascio, il sottoscritto potrebbe snocciolare un rosario di nefandezze da far rabbrividire il più impavido sostenitore della “santità del coordinatore infermieristico”!
 
A partire per esempio, dal coordinatore che programma i rientri agli infermieri turnisti che non hanno maturato debito orario con l’azienda (già questo mi risulterebbe fuori normativa) e non provvede a metterli in pagamento straordinario.
 
Coordinatori che minacciano giovani infermieri appena entrati nel mondo del lavoro obbligandoli a rientri….oppure a non avere contatti col proprio collegio attraverso la firma di lettere pena un giudizio negativo al termine del periodo di prova.
 
Coordinatori che tolgono sistematicamente personale infermieristico dall’assistenza diretta perché svolgano le sue funzioni mentre è “a cavallo” tra 2 unità operative.
 
Coordinatori che tolgono personale infermieristico dall’assistenza diretta per fargli svolgere lavoro amministrativo di competenza medica e ottenerne compiacenza. Insomma….per carità, non fatemi andare avanti, sono appena all’inizio del rosario.
 
Ci sono poi coordinatori (non pochi) impegnati come delegati sindacali. Questi coordinatori vedono e sentono che cosa accade all’interno delle proprie aziende, in merito a certi atteggiamenti tutt’altro che anti demansionanti ma…..sebbene si mostrino davanti ai denuncianti, schifati di certi racconti, alla fine non muovono dito contro il loro collega di categoria: perché?

Pertanto, Direttore, pronto a ricevere pubblicamente tutte le critiche e gli anàtemi del caso, inviterei i coordinatori infermieristici italiani a fare prima pulizia in casa loro, poi a parlare di rivendicazioni.
 
Luca Sinbaldi
Infermiere di Medicina Generale 

05 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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