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Dal Roi ancora informazioni fuorvianti e tendenziose

di Davide B. Albertoni

27 MAG - Gentile Direttore,
Vedo che la presidente del ROI continua imperterrita ad affermare che l'efficacia del trattamento manipolativo osteopatico sia dimostrata da oltre 8.500 lavori indicizzati su PubMed ma, ancora una volta, devo intervenire smentendo questa affermazione priva di qualsiasi fondamento.
 
Consultando PubMed utilizzando la chiave di ricerca osteopathic manipulative treatment (generica, troppo generica), come suggerito dalla presidente del ROI, si ottengono solamente 1372 articoli e non oltre 8500.
 
Utilizzando tre termini separati in questo modo, però, non si ricercano affatto articoli che analizzino l'osteopathic manipulative treatment ma qualsiasi articolo che abbia nel titolo (o abstract) queste tre parole, anche in frasi completamente diverse e scollegate. Per ricercare articoli pertinenti, quindi, bisognerebbe quantomeno utilizzare le virgolette attorno ai tre termini, ed è interessante osservare che in tal caso gli articoli ottenuti diventino solo 341. Ma quanti di questi sono studi clinici e non revisioni di studi o revisioni di revisioni? Selezioniamo solo i trial clinici (senza nemmeno considerare la randomizzazione), e otteniamo solo 65 studi. Utilizzando strategie di ricerca più appropriate di quella di Sciomachen si ottiene qualche articolo in più, ma sono sempre pochissimi e di scarsa qualità metodologica.
 
Pensi, per esempio, che per la sola TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), semplicissima apparecchiatura di fisioterapia per la riduzione del dolore, sono pubblicate ben 77 revisioni sistematiche! Quasi 100 pubblicazioni di elevata qualità metodologica, che hanno analizzato l'intera letteratura esistente su diversi database scientifici (non solo Medline consultabile tramite Pubmed) per capire se l'elettroterapia per la riduzione del dolore sia efficace o meno, su quali patologie e con quali parametri di utilizzo.
 
Le revisioni sistematiche relative a tutti gli ambiti dell'osteopatia, sono circa una quarantina, che in gran parte ho già indicato in una mia precedente lettera a questo quotidiano, e la totalità di esse (ad eccezione di una sulla lombalgia) sono inconcludenti, lamentano uno scarso numero di pubblicazioni ed una scarsa qualità metodologica degli articoli analizzati. Il problema principale, quindi, non sta nel numero di pubblicazioni, ma in quello che concludono le re visioni: la presidente del ROI cita un elevato (sovrastimato) numero di pubblicazioni scientifiche in osteopatia ma non si cura minimamente di leggerne i risultati, né di commentarli criticamente.
 
Ancora un'altra, recente, revisione sistematica (Guillaud et al., 2016) conclude che, coerentemente con precedenti revisioni, forti evidenze sull'affidabilità delle procedure diagnostiche e l'efficacia di tecniche e strategie terapeutiche nell'osteopatia craniale, sono pressoché inesistenti.
 
Rimango anche stupito dalla veemenza con cui il ROI attacca l'emendamento del PD sul prerequisito della laurea in medicina o fisioterapia per praticare osteopatia, definendola "una proposta paradossale, priva di fondamento scientifico e senza precedenti in Europa e nel mondo", dato che negli Stati Uniti (ribadiamo per l'ennesima volta), Paese in cui l'osteopatia è nata, solo i medici possono praticare l'osteopatia e che l'osteopata "European style" non esiste. Se consideriamo poi che l'ordine dei medici si è già pronunciato sulle medicine non convenzionali dicendo che possono essere praticate solo dai medici, escludendo recentemente osteopatia e chiropratica, tale proposta è quindi in linea con l'allargamento ad un'altra professione sanitaria, il fisioterapista, competente nell'ambito delle disfunzioni di movimento.
 
Il ricorso strumentale a evidenze scientifiche riportate in base al proprio interesse, riferendo grandi numeri senza analizzarne i contenuti, conferma una volta di più l'int ento di giustificare una legittimazione a prescindere da qualsiasi forma di reale valutazione scientifica accreditata e condivisa. Forse questo succede per ciò che viene insegnato nei corsi (privati e a pagamento) di osteopatia? Che tendono ad esaltare l'efficacia dell'approccio osteopatico anche per evidenti conflitti di interesse?
 
E' un interrogativo che sollevo anche in riferimento alla pubblicazione, nella avanzata Inghilterra, di un recentissimo studio di Figg-Latham (2017), in cui una studentessa di osteopatia dell'ultimo anno, valutava l'aderenza alle linee guida sul trattamento della lombalgia aspecifica da parte di 5 tutor clinici e 7 studenti e ha constatato che tutti gli osteopati e studenti intervistati rifiutavano le raccomandazioni delle linee guida, dando la "precedenza dell'osteopatia" sulla medicina e altre terapie manuali, invertendo la piramide della gerarchia delle evidenze, mettendo al primo posto l'opinione dell'esperto, invece delle revisioni sistematiche. A questo punto: che senso h a affermare (strumentalmente) che ci sono numerose e forti evidenze a supporto dell'osteopatia quando i risultati della ricerca scientifica vengono del tutto ignorate dagli osteopati stessi?
 
Davide B. Albertoni
 
Consigliere Nazionale AIFI
 
Riferimenti Bibliografici
Guillaud A, Darbois N, Monvoisin R, Pinsault N (2016) Reliability of Diagnosis and Clinical Efficacy of Cranial Osteopathy: A Systematic Review. PLoS ONE 11(12).
Figg-Latham J, Rajendran D. Quiet dissent: The attitudes, beliefs and behaviours of UK osteopaths who reject low back pain guidance - A qualitative study. Musculoskelet Sci Pract. 2017 Feb;27:97-105. 
 
Riceviamo e pubblichiamo dall'Ufficio Stampa Roi
In merito all’intervento del 27 maggio firmato da Davide B. Albertoni che ancora una volta attribuisce al ROI e alla sua Presidente la diffusione di informazioni “fuorviante e tendenziose” si precisa che lo scorso marzo il ROI ha diramato il Comunicato Stampa “L’evidenza scientifica in osteopatia esiste” in cui viene riportato correttamente che sono 8.500 i risultati “rilevanti” indicizzati su PubMed utilizzando la chiave di ricerca “osteopathic medicine”. Lo stesso Comunicato Stampa controbatte e confuta le critiche di Albertoni, già proposte in un suo intervento dello scorso marzo, sulla scarsa qualità metodologica della produzione scientifica osteopatica. Il Comunicato Stampa è scaricabile sul sito del ROI, ed è stato correttamente ripreso lo scorso 3 marzo da Quotidiano Sanità nella Lettera al Direttore firmata dalla Presidente del ROI Paola Sciomachen.
Ufficio Stampa del ROI - Registro degli Osteopati d’Italia

 

27 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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