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Fascicolo sanitario elettronico in Emilia Romagna. I chiarimenti della Regione

di Regione Emilia Romagna, Assessorato Politiche per la Salute

21 FEB - Gentile Direttore,
dopo aver letto la lettera dedicata al Fascicolo sanitario elettronico - a firma di Enrico Delfini - pubblicata sul suo giornale nei giorni scorsi, pensiamo sia davvero importante precisare alcuni aspetti chiave. Per amore di verità, perché nel testo sono contenute affermazioni prive di fondamento, che potrebbero generare dubbi, o ancor peggio paure immotivate, in chi la legge.
 
Innanzitutto è utile ricordare la definizione che i ministeri della Salute e delle Finanze, ma anche l’Agenzia per l’Italia digitale, danno del Fascicolo sanitario elettronico:  “…Un pilastro all’interno delle iniziative che si inseriscono nel percorso verso la sanità digitale, oltre a costituire il principale fattore abilitante per il raggiungimento di significativi incrementi della qualità dei servizi erogati in ambito sanitario e dell’efficienza, grazie al contenimento e all’ottimizzazione dei costi ad esso associati”.
 
Il funzionamento e l’attivazione di questo strumento sono definiti da un regolamento preciso, disciplinato da legge nazionale, che basterebbe conoscere per evitare di dire che c’è “confusione tra attivazione delle credenziali e attivazione del Fascicolo”. Il fascicolo, come chiunque può verificare sul sito dedicagto, si attiva solo per volontà dell’assistito che dà attivamente il consenso alla sua alimentazione e consultazione: prima non esiste.
 
Un punto che deve essere altrettanto chiaro è questo: l’accesso alle informazioni presenti al suo interno è a totale discrezione dell’assistito, che può decidere se e a chi concedere tale accesso. Le possibilità sono di due tipi: la delega, con l’individuazione delle persone, familiari o persone di fiducia, che possono gestire e consultare il proprio fascicolo; l’accesso ai professionisti: il cittadino può scegliere se fare accedere o solo il proprio medico di medicina generale, e/o i professionisti del servizio sanitario regionale che lo hanno in cura. Non è assolutamente necessario cedere le proprie credenziali personali al medico.
 
Per quanto riguarda l’accessibilità da parte dei medici di medicina generale e dei professionisti, sono in corso diverse sperimentazioni, tra cui quella della cartella Sole (‘Sanità on line’, software predisposto dalla Regione Emilia-Romagna, scelto dal 50% dei medici di medicina generale e adottato da circa 600 medici), che permette l’attivazione e la consultazione del Fse degli assistiti che hanno dato specifico consenso. Nel rispetto della normativa sulla privacy, è il cittadino stesso che può decidere di oscurare, anche al proprio medico, alcuni/tutti i documenti presenti. Inoltre, tutti gli accessi e le operazioni effettuate sono tracciate e rese visibili sul proprio Fascicolo, e possono anche essere notificate all’assistito tramite sms o mail.
 
Quanto scrive l’estensore della lettera, lascia pensare che egli confonda la rete Sole con il Fascicolo: la rete Sole consente di collegare i medici e pediatri di famiglia con le strutture sanitarie ed ospedaliere. Ed in questo senso certamente i medici di medicina generale possono vedere i referti anche dei pazienti che non hanno attivato il Fascicolo, ma hanno invece dato il consenso per la rete Sole. Una Rete che rende disponibili molti dati e documenti (referti di visite specialistiche, esami e di pronto soccorso, richieste di ricovero e assistenza domiciliare, lettere di dimissioni), ma solo ed esclusivamente con il consenso degli interessati.
 
Sia la rete Sole che il Fse mettono a disposizione un’informativa (come prevede la normativa sulla privacy) in cui sono chiarite le finalità, le modalità, i titolari e i responsabili del trattamento, il consenso e il diritto all’oscuramento. In nessun caso la Regione Emilia-Romagna può trattare quei dati per finalità differenti, tantomeno “gestirli e rivenderli”: affermazione scorretta e molto grave.
 
È piuttosto suggestivo, inoltre, paragonare il Fascicolo alla scatola in cui il cittadino di solito raccoglie i propri documenti sanitari. La differenza tra i due contenitori è che il Fascicolo sarà completo di tutto quanto emesso dal Servizio sanitario e inserito automaticamente (ad esclusione di ciò che il cittadino ha deciso di oscurare) mentre la “scatola” è incompleta, per definizione, di tutto ciò che non si è messo e/o di quanto si è smarrito.
 
Un ultimo punto va chiarito: a tutti è capitato di telefonare alla segretaria del proprio medico per richiedere la prescrizione di un farmaco ricorrente e di dover passare a ritirarla in segreteria. É evidente che, qualora il medico intenda vedere il paziente, è lui il professionista. E l’assistito sarà ben felice di farsi visitare. Se la visita, però, non è ritenuta necessaria, perché non prendere la prescrizione direttamente dal proprio Fascicolo, invece che ritirarla nello studio del professionista?
 
Per concludere: il Fascicolo non è sicuramente la panacea di tutti i mali, ma uno strumento che porta valore al professionista e all’assistito. É chiaro che il percorso avviato farà ulteriori progressi quando in modo costruttivo tutti i professionisti del settore, gli assistiti e le istituzioni lavoreranno insieme, ciascuno per la propria competenza, nell’interesse di una sanità sempre più capace di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini.
 
Regione Emilia Romagna, Assessorato Politiche per la Salute

21 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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