Chi ci tutela dagli “pseudo” professionisti sanitari?
di Rolando Proietti Mancini
29 SET -
Gentile Direttore,
la legge 4 del 2013 fu approvata di corsa, all’ultimo istante del Governo Monti, per facilitare il miglioramento organizzativo delle professioni emergenti, escludendole però tassativamente dall’area sanitaria (ricordo inoltre a tutti la deliberazione del febbraio 2013 approvata dalla Conferenza Stato-Regioni su proposta dell’allora Ministro
Balduzzi).
Dopo 5 anni dall’entrata in vigore e dall’applicazione incontrollata di detta legge, dobbiamo però constatare l’esistenza di un enorme numero di “nuovi professionisti” pseudosanitari, che invece di procedere con una richiesta di riconoscimento al Ministero della Salute, si auto-referenziano come tali, utilizzando subdolamente la legge 4 per esercitare attività a volte di rilievo, ma in taluni casi di pessimo livello.
Diffusa inoltre è la propaganda di uno di numerosi corsi che promettono la possibilità di esercitare una professione con il suffisso “terapia”.
La legge 4/2103 rimanda anche alle cosiddette 'norme Uni' (che andrebbero elaborate nel rispetto delle normative legislative di settore) , che dovrebbero stabilire alcune regole tecniche (non obbligatorie) per i nuovi professionisti.
Il fatto è che le cosiddette 'norme Uni' sono state emanate anche per professioni con il suffisso “terapia” (ad esempio l'operatore di arteterapia) da commissioni composte da esponenti delle associazioni dei professionisti interessati, ponendo nei corsi necessari per ottenerle spesso contenuti squisitamente sanitari.
Che significa ciò?
Significa che talune associazioni comunicano subliminalmente, nelle loro pubblicità, la possibilità di poter fare “terapia” frequentando il loro corsi, con possibili ricadute negative sui corsisti e sull’utenza.
Mi chiedo, e chiedo a chi di dovere, stante questa situazione, se non sia giunto il momento, non più rinviabile, di rivedere, revisionare, migliorare detta legge 4 del 2013, dando al Ministero reali strumenti di controllo e intervento, perché tanti giovani cercano ovviamente di entrare nel mondo sanitario in modo originale con “certificazioni creative” di ogni tipo, auto qualificandosi, per quello che arbitrariamente dicono di essere, citando, sul proprio curriculum: “in base alla legge 4 del 2013”, e ritrovandosi poi anche beffati dalla assenza di sbocchi occupazionali.
Rolando Proietti Mancini
Presidente del Consiglio Unitario dei Musicoterapisti Italiani per la professione sociosanitaria
29 settembre 2018
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