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In Toscana ennesima offensiva verso gli infermieri del 118

di Roberto Romano

30 NOV - Gentile Direttore,
come una malattia stagionale, una sorta di influenza per la quale pare non esistere vaccino, ecco riesplodere, questa volta nell’alta Toscana, l’offensiva di una certa parte medica verso gli infermieri del 118. Mascherata, come spesso accade, da frasi accomodanti che riportano al lavoro in equipe, cosa auspicabile, sempre che si conosca a fondo e si rispettino il valore ed il significato intrinseco del termine, ecco ritornare la solita litania sulle procedure infermieristiche, la loro liceità e la supposta incapacità da parte degli infermieri del sistema di prendersi carico direttamente delle problematiche di alcune tipologie di pazienti critici.
 
Questo anche discutendo dell’utilizzo di procedure ben codificate e che ormai hanno dimostrato, dati e letteratura alla mano, la loro assoluta sicurezza.

Purtroppo pare fin troppo evidente come ci si trovi di fronte ad una difesa di corporazione più che del paziente, che in questo caso dovrebbe essere solo difeso da prese di posizione che in alcuni casi appaiono davvero irresponsabili.

In effetti, leggendo gli articoli di giornale, che si sono susseguiti sulla stampa locale negli ultimi giorni, ci dovremmo trovare di fronte ad una ecatombe. Leggendo quegli articoli e provando, con fatica e un po’ di disagio, a mettersi nell’ottica del cittadino che legge, ci si aspetterebbe di vedere decine di cause e contenziosi verso infermieri che avessero eventualmente mal gestito situazioni di emergenza o, certamente, un aumento della mortalità la dove sia intervenuto un mezzo infermieristico. Nulla di tutto ciò.

In realtà tutto quello che si legge va a toccare “la pancia” del lettore riportando a luoghi comuni un po’ stantii e superati dal tempo e dai fatti. I dati, che nessuno stranamente cita, ci riportano a quelli che sono gli standard di tempistiche di soccorso e di outcome che sono universalmente riconosciuti ed attesi a livello mondiale. I sistemi dove il mezzo infermieristico è stato bene implementato ed inserito in reti dove non sia posto a sostituzione, come qualcuno vuole far credere, ma in cellule multiprofessionali che si muovono sulla stratificazione del bisogno di assistenza, quando in autonomia e quando in equipe, funzionano e lo fanno con ottimi risultati da anni.

Ovviamente la difesa dei posti di lavoro, come del peso contrattuale di una categoria, sono sacrosanti. Quello che invece non può e non deve essere fatto, in nessun caso, è cercare di raggiungere questo obbiettivo diffamando una intera categoria che sta dimostrando una crescita che, a quanto pare, spaventa molti.

Serve maggiore onestà intellettuale da parte di tutti per affrontare questi temi, nella consapevolezza che il tema principale deve essere il fornire il miglior servizio possibile alla cittadinanza.

Riportiamo la discussione sui dati e l’attenzione sul paziente, il quale non necessità necessariamente di vedere la scritta “Medico” sulla divisa di chi lo soccorre ma di essere soccorso secondo le migliori pratiche, nei giusti tempi e di essere inserito nei giusti percorsi di cura ed assistenza. Questo è fattibile solo se Medici e Infermieri vengono messi in grado di esprimere al meglio, e al massimo possibile, le rispettive professionalità e competenze che, per quanto riguarda gli infermieri, sono senz’altro molto alte e molto mutate negli ultimi anni.

Roberto Romano
Consigliere OPI Firenze - Pistoia Referente Area Emergenza Urgenza


30 novembre 2018
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