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Ssn, cronaca di una morte annunciata?

di Gerardo Anastasio

03 LUG - Gentile Direttore,
la calda estate di quest’anno è resa più rovente dalle notizie provenienti dai nostri ospedali, un vero e proprio bollettino di guerra che non risparmia alcun lembo della penisola. Il fatto nuovo è che finalmente, dopo anni in cui il nostro sindacato ha lanciato grida di allarme inascoltate, il muro di gomma si è incrinato e il bubbone è scoppiato sulle prime pagine di tutti i giornali e nei titoli di apertura dei notiziari su tutte le reti. Nessun mezzo di informazione ha voluto rimanere escluso.
 
Titoli apocalittici sul caos al pronto soccorso (dov’è la novità?) accompagnano il resoconto di soluzioni tanto fantasiose quanto sconclusionate, precarie e sovente illegittime messe in campo dalle Regioni per risolvere le carenze di personale medico specialistico: pensionati, gettonisti, esternalizzazioni, cottimisti, militari, neolaureati e in ultimo medici globe trotter, spediti a fare guardie notturne in reparti distanti centinaia di chilometri dal loro luogo di lavoro.
 
Reparti appartenenti a strutture ospedaliere che secondo le leggi (e prima ancora il buon senso) andrebbero riconvertite perché non garantiscono la necessaria sicurezza delle cure, per i cittadini e gli operatori, ma che i politici in cerca di facili ed effimeri consensi si ostinano a voler tenere aperti. 
 
Quegli stessi politici che – come il presidente della Regione Toscana e quello della Regione Veneto - dimenticano di essere i corresponsabili, ricoprendo da anni alti ruoli decisionali, di un disastro da tempo annunciato e, come innocenti spettatori, adesso si dedicano allo sport preferito di criticare il sindacato che cerca, con serietà e metodo, di proporre soluzioni ai problemi da loro creati o si attribuiscono il merito di proposte che sono un copia-incolla di quelle avanzate da quello stesso sindacato che criticano. 
 
Una risata li seppellirà. E in ultimo l’università, travolta dall’ennesimo scandalo, finito prontamente nelle pagine interne dei quotidiani nazionali e altrettanto rapidamente volatilizzatosi dai notiziari radiotelevisivi.
 
Chi lavora nelle aziende ospedaliero universitarie ha visto cose che voi umani non potete immaginare: battaglie fiammeggianti condotte dai padri per imporre i figli, concorsi ad personam annullati e ribanditi, nel caso in cui non fossero andati come dovevano andare, amici e mogli e amanti in cattedre inventate, graduatorie evangeliche in cui gli ultimi si imponevano sui primi, soldi del SSN usati per finanziare la carriera dei professori universitari invece di assumere giovani medici, grida di attentato alla Costituzione appena vengono scalfiti privilegi ed interessi.
 
Ma tutto questo si disperderà nel mare della prescrizione, come lacrime nella pioggia, e svanirà nella nebbia della irresponsabilità politica. E nessuno pagherà pegno, e tutto ricomincerà come prima e più di prima.
Che fare? L’unica speranza sono loro: i nostri giovani. Non lasciamoli andar via. E lo dico da dinosauro e da padre.
 
Lei ha una qualche ambizione?
Ma... Non...
E allora vada via... Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuole fare, il chirurgo?
Non lo so, non ho ancora deciso...
Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi... Vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire.
Cioè, secondo lei tra poco ci sarà un'apocalisse?
E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire... Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via...
E lei, allora, professore, perché rimane?
Come perché?!? Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere!
(La meglio gioventù – Marco Tullio Giordana – 2003)
 
Gerardo Anastasio
Direzione Nazionale Anaao Assomed

03 luglio 2019
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