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Meno accessi al PS. E se fosse anche merito dell’aumento delle cure palliative?

di Francesco Scarcella

29 OTT - Gentile Direttore,
leggendo l'articolo pubblicato sul vostro quotidiano in merito alla riduzione degli accessi in pronto soccorso, mi viene da fare una piccola riflessione che, per me medico palliativista che lavora in assistenza domiciliare, viene spontanea. Ma se la riduzione degli accessi in pronto soccorso negli ultimi 10 anni fosse legata anche al crescere delle cure palliative con relativa reperibilità?

Vede direttore, mi scusi la similitudine, ma anche in questo caso è importante non soffermarsi al dito che indica ma spostare l'attenzione sulla luna che viene indicata. Lavorare su un buon servizio di cure palliative riduce di molto i costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Proprio garantendo una assistenza di qualità si riducono gli accessi in pronto soccorso, accompagnando serenamente i pazienti al proprio domicilio.

Il problema è la qualità del servizio. Qui entrano in gioco i controlli che lo stato dovrebbe fare sugli Hospice e sulle assistenze domiciliari per verificare che alcuni indicatori vengano rispettati. Ad esempio, nel valutare la qualità di un servizio di cure palliative domiciliare, si dovrebbe tener conto di quanti pazienti muoiono al proprio domicilio, di quanti accedono al pronto soccorso, di quanti, all'aggravamento, vengono trasferiti in Hospice. Ma non solo.

Si potrebbe valutare la qualità del servizio attraverso la valutazione delle terapie effettuate: quali farmaci vengono utilizzati per la terapia del dolore, quante volte si fa ricorso alla sedazione in un anno, come vengono utilizzate le terapie antibiotiche e la nutrizione e così via. Capitolo a parte è quello che riguarda la formazione del personale che lavora in cure palliative. Ancora oggi fare il palliativista è un lavoro di nicchia e non c'è un vero e proprio percorso per acquisire il titolo sebbene la legge 38 / 2010 fissi dei criteri ben precisi per individuare i medici.

Quindi caro direttore c'è ancora tanto da fare. Ma, partendo da un dato oggettivo, la riduzione degli accessi in pronto soccorso, proverei ad ampliare il discorso cercando di ridurre ancora questi accessi solo a quelli appropriati, migliorando i servizi territoriali e di cure palliative (oncologiche e non oncologiche) in modo da offrire al paziente più qualità con meno spese per lo stato.

Dr. Francesco Scarcella
Medico palliativista

29 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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