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Il Covid-19 e gli anziani

di Salvatore Putignano

03 MAR - Gentile Direttore,
“….e sono tutti anziani”. È il messaggio rassicurante ma dal risvolto fortemente “ageistico” che da più giorni viene ripetuto. Come per dire: state tranquilli tanto muoiono solo gli anziani. E si aggiunge anche: erano già malati, con problemi cronici. Insomma erano quelli più deboli, quelli più malati. E così si tranquillizza di più.
 
E’ ora di divulgare e mettere in essere azioni di maggiore tutela e garanzia proprio per questi soggetti più esposti e di evitare questa diffusione, anche se non voluta, di cultura ageistica che in questo momento risulta particolarmente efficace e penetrante ma di cui, tutti, pagheremo il conto.
 
L’invecchiamento della popolazione rappresenta un successo, è un dato decisamente positivo. Certamente si sta accompagnando anche ad un aumento delle cronicità del cui peso sociale e sanitario, però, è responsabile la società non certo chi ne è affetto. Ne parliamo da anni; sono anni e anni che prevediamo un forte invecchiamento e, oggi, alla prima criticità: “…e sono tutti anziani i morti”.
 
In Italia ci sono circa 13 milioni di ultrasessantacinquenni e di questi 15.000 sono ultracentenari, oltre 1100 hanno raggiunto i 105 anni e 21 i 110 anni. Sono proprio i più vecchi e quelli con malattie croniche che richiedono attenzione specifica, competenze specifiche e multidisciplinari per svelare rapidamente le condizioni di disagio, i bisogni e rispondere con adeguatezza.
 
Oggi la strategia più efficace nel combattere il covid-19 è la prevenzione e, perciò, c’è necessità di un’informazione capillare e dedicata per queste persone. Il numero verde…Il triage telefonico…. In molte realtà i vecchi sono soli, con disabilità deambulatorie, sensoriali. Magari ci sono badanti, spesso di altra nazione. C’è bisogno di stare loro vicino.
 
I Medici di famiglia stanno svolgendo già un grande lavoro e devono continuare a rimanere il punto di riferimento ma, in questo momento di emergenza, c’è bisogno di supportarli maggiormente potenziando tutte le altre articolazioni dell’assistenza agli anziani. Il numero di anziani con disabilità è significativo (oltre il 66% di ultrasettantacinquenni presenta malattie croniche gravi) e, per questo, un ruolo fondamentale lo svolgono gli specialisti geriatri con le loro attività ambulatoriali e domiciliari. E allora c’è necessità di potenziare i servizi territoriali dedicati. Sono tante le famiglie che, da forti ammortizzatori sociali, assistono un anziano con grave compromissione dell’autonomia (soggetti con broncopatie croniche, con scompenso cardiaco, con demenze, allettati, con problematiche nutrizionali…) e che chiedono aiuto, consigli, maggiore assistenza e non messaggi che aumentano le loro, già quotidiane, ansie e paure. Richieste che diventano ancora più pressanti in momenti di maggiore difficoltà, come questi che stiamo vivendo, e che non sono più derogabili in caso di necessità di ricovero.
 
Gli anziani, specialmente quelli più deboli, hanno necessità di percorsi di assistenza certi, garantiti e protetti. Perciò bisogna stare vicino a loro e a tutto il mondo sanitario con gli opportuni strumenti di formazione, informazione e protezione. Curiamo i nostri vecchi.
 
Dott. Salvatore Putignano
Presidente AGEAS Onlus - Associazione Geriatri Extraospedalieri a favore di Anziani Svantaggiati


03 marzo 2020
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