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Ora tutti lusingano noi infermieri, ma finita l’emergenza?

di Nicola Colamaria

10 MAR - Gentile Direttore,
in questi giorni credo capiti a tutti noi di riflettere sul dopo emergenza, perché prima o poi sarà possibile guardarci indietro. In prima linea, perché di questo si tratta, le cose cambiano vorticosamente, da un giorno all’altro o dalla mattina alla sera stessa. È un rincorrersi continuo per adattarsi alle ultime evidenze, alle nuove disposizioni.

Gli infermieri, unitamente agli altri professionisti della salute, stanno rispondendo a sollecitazioni straordinarie e lo fanno al meglio, con sacrificio e abnegazione, prolungando i turni di servizio fino alle 12/14 ore, saltando i giorni di riposo, le ferie e sacrificando, aumentando per loro indirettamente anche il pericolo, la famiglia ed i figli.

I contagiati tra i professionisti sono molti, alcuni sono ricoverati in terapia intensiva, i più sono in attesa di ricevere il via libera per rientrare al lavoro. Devono dare una mano ai colleghi che, stremati dalla fatica fisica e, in particolar modo, psicologica, rischiano di cedere.

Improvvisamente la politica si è accorta che esistiamo, ora ci ringraziano elogiando il prezioso e insostituibile contributo della nostra professione. Non siamo più fannulloni, furbetti del cartellino per i quali sono state create norme ad hoc, non siamo più un fardello economico che pesa sui conti pubblici. Al contrario recenti decreti consentono l’assunzione di personale sanitario che, però, difficilmente potrà essere reso immediatamente operativo negli attuali scenari emergenziali che, ricordiamolo, possono essere gestiti unicamente da professionisti specializzati e con competenze avanzate.

Ma quando anche la politica potrà guardarsi indietro che visione avrà del SSN e dei professionisti che ci lavorano? Le direzioni aziendali che fino ad oggi hanno identificato i professionisti con il loro costo in termini economici modificheranno l’attenzione che riservano al “loro” capitale umano?
Il timore è che su questo versante non cambierà nulla, così come su quello mediatico al quale si lega strettamente la considerazione sociale della nostra professione. In Italia gli esempi positivi incorrono facilmente e rapidamente nell’oblio collettivo.

Ciò che potrebbe fare davvero la differenza è la “consapevolezza” professionale. Sul campo, per affrontare lo stato d’emergenza, gli infermieri stanno utilizzando le elevate competenze che la formazione, l’esperienza, l’aggiornamento e, non ultima, la passione, forniscono loro in un unico grande sforzo comune.

Non bisogna cedere alle facili lusinghe di coloro che ora lodano la nostra categoria e investire sulle possibilità di sviluppo e di crescita, certamente anche economica, che la professione infermieristica merita, oggi più di ieri. Occorre non perdere di vista i recenti anni di blocco contrattuale, l’ultimo rinnovo, offensivo per una categoria di professionisti vitali come solo oggi si pare scoprire, sottoscritto mentre migliaia di infermieri sotto la pioggia manifestavano a Roma oppure gli organici tagliati di decine di migliaia di unità o, ancora, il fenomeno della deprofessionalizzazione, i contratti a termine, le graduatorie che non scorrono, i concorsi pieni di errori e anomalie e non rispettosi della categoria che si va a selezionare.

Con tutto ciò torneremo presto a confrontarci. Così come torneremo a confrontarci con il mai risolto, e oggi attualissimo, tema delle competenze avanzate.
Dovremo farlo però con una nuova consapevolezza, con una nuova forza. Questa volta non potremo esimerci dal far sentire la nostra voce. Dovremo finalmente rappresentare le nostre istanze nei luoghi giusti e attraverso le persone giuste, imparando a farci rappresentare a qualsiasi livello da chi conosce la nostra professione da vicino, da chi la può toccare con mano e non solo osservare da dietro una scrivania.

Le possibilità le abbiamo, la forza e l’unione le stiamo sperimentando in questi giorni difficili. Siamo consapevoli, e chi non lo è dovrà diventarlo velocemente, che il cambiamento deve passare attraverso di noi e non più solo a fianco.

Nicola Colamaria
Tesoriere - Società Italiana Infermieri di Emergenza Territoriale (SIIET)


10 marzo 2020
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