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Quella scossa che manca per sopperire alla carenza di infermieri

di Giuseppino Conti

02 MAR - Gentile Direttore,
non molti giorni fa, ho ascoltato in televisione il duro monito del responsabile di una casa di riposo che, esausto e smarrito per le difficoltà di cura e di assistenza, ha palesato, pur per paradosso, la necessità di chiudere delle strutture con le dimissioni dei pazienti a causa della carenza del personale infermieristico e medico. Per dirla in parole povere, ha preconizzato la caduta della sanità, in particolare quella privata, con le ovvie e disastrose conseguenze. Tali dichiarazioni, si pongono sulla scia della serie di preoccupazioni evidenti che accompagnano i comparti sanitari in tutta Italia, e che hanno posto sotto i riflettori la scarsità del personale.

E allora, in un momento terribile come quello presente, sono obbligato a svolgere qualche considerazione rivestendo il ruolo di Presidente dell’Ordine degli Infermieri della Provincia di Ancona.

Inizio col dire che il problema della carenza di personale sanitario, sia medico che infermieristico, esiste già da epoca precedente a quella della diffusione del covid-19; il problema oggi è solo esponenzialmente cresciuto in conseguenza della pandemia, con ripercussioni gravi e talvolta drammatiche.

Non possiamo, tuttavia, attribuire al virus tutta la responsabilità delle gravissime difficoltà della sanità, perché esse hanno anche altri colpevoli e partono da lontano; basti osservare  che il personale infermieristico è per una parte consistente impiegato in attività di carattere amministrativo – burocratico che comportano una effettiva distanza dal paziente, con conseguente ripercussione sull’efficacia dell’assistenza, sulla formazione e sull’accrescimento dell’esperienza; si aggiunga poi che la ormai riconosciuta carenza del personale ausiliario costringe gli infermieri ad occuparsi di funzioni inconferenti rispetto ai progetti assistenziali con pesanti risvolti sulla assistenza diretta ai pazienti; c’è poi da considerare lo scarso avvicinamento alla nostra professione, problema al quale si accompagna da qualche tempo anche la fuga degli infermieri dal lavoro, con le dimissioni.
 
Ciò dipende anche dalla scarsa considerazione che il legislatore, così come le Autorità Amministrative e gli Enti Locali hanno manifestato nei nostri confronti, secondo un vecchio e antiquato costume che vuole il personale medico premiato e il personale infermieristico sottovalutato: non è un caso che le indennità legate al covid siano state elargite in misura doppia ai medici rispetto agli infermieri e in ugual misura agli amministrativi  che non hanno diretto contatto con i pazienti covid, in danno del personale assistenziale infermieristico che opera sul campo in modo continuo e al cospetto dei pazienti che spesso invocano aiuto e non trovano altri che gli infermieri.

Senza considerare poi che i dirigenti dei vari livelli hanno ottenuto premi di importi considerevoli ed imbarazzanti, legati all’emergenza pandemica, nel mentre coloro che operano sul campo e non dietro una scrivania, hanno avuto poco altro oltre al titolo di eroi e agli apprezzamenti dell’opinione pubblica. Si tratta in verità di una cosa iniqua e indigeribile.  

Sarà necessario dunque incrementare il personale, è vero, ma sarà del pari necessario rivedere e ripianificare l’impiego degli infermieri già assunti ed operanti, così che si possa addivenire ad una realtà finalmente efficiente e adatta a questi tempi.

Oltre a ciò, la nostra Professione, dovrà essere valutata per quel che è: una professione intellettuale di alto livello e fondamentale per la società civile.

Occorre una scossa e che essa avvenga nel più breve tempo possibile perché il covid-19, purtroppo, non accenna a cessare la propria “attività”.

Dott. Giuseppino Conti
Presidente Opi Ancona


02 marzo 2021
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