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Il Piano pandemico italiano è tuttora carente

di Michele Poerio

10 MAR - Gentile Direttore,
desidero evidenziare che c’è voluta una sentenza del TAR Lazio di qualche giorno addietro per far conoscere agli italiani il Piano Pandemico 2021-23 e c’è voluta una diffida legale della FEDER.S.P.eV. per impedire la selezione dei pazienti per l’accesso alle terapie intensive proposta dalla SIAARTI assieme ad altri soggetti (ugualmente diffidati), rimandando tutta la tematica alle riflessioni formulate dal Comitato Nazionale di Bioetica presieduto dal Prof. Lorenzo d’Avack.
 
Un documento che arriva dopo le polemiche dei mesi scorsi sul mancato rinnovo del piano pandemico del 2006 e anche dopo un’indagine della Procura di Bergamo a seguito di alcune mail dalle quali emergerebbe il tentativo di modifica della data del piano del 2006 al fine di farlo passare come una versione aggiornata.
 
E’ stata, infatti, cancellata dal piano pandemico la frase che aveva determinato le nostre vibrate proteste “se le risorse sono scarse, privilegiare i pazienti che possono trarne maggior beneficio”. A questa demenziale proposta la nostra risposta, tramite la diffida, è stata molto articolata e complessa.
 
Ritengo questa una vittoria della deontologia medica, dell’etica, dei principi costituzionali in materia, il nuovo Piano Pandemico si è rivelato profondamente deludente (forse per questo il Ministro della Salute lo teneva ben chiuso nel cassetto della sua scrivania).
 
Prevede, infatti, scorte di dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici ecc.) per la tutela del personale sanitario che ha subito, a causa della loro iniziale carenza, gravissimi danni (oltre 200 morti solo fra i medici), aumento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva, non è previsto un aumento dei posti letto in generale. Prevede il Piano specifici corsi di formazione, scorte di farmaci antivirali e di vaccini antiinfluenzali.
 
Manca, però, un preciso piano tamponi la cui iniziale scarsità ha compromesso la identificazione dei contagi finendo per ostacolare gli sforzi volti a tracciare e contenere la diffusione del virus soprattutto in Lombardia e Piemonte. Inoltre c’è il fallimento totale dell’utilizzo della app Immuni, dovuto anche ad una mancanza di preparazione culturale nel nostro Paese sulla digitalizzazione e sul tracciamento dati assicurato dallo Stato come non lesivo della privacy.
 
Mancano nel Piano , inoltre, dati per valutare l’efficacia degli interventi in importantissimi settori specifici come la scuola, i luoghi di lavoro, i trasporti, la medicina territoriale.
 
Non è ancora molto chiaro il concetto che contro pandemie virali e non solo, la sorveglianza epidemiologica rappresenti l’unica arma valida per contenere gli agenti infettanti senza lunghi e ripetuti lockdown. Questo piano, in buona sostanza, non è adeguato a combattere virus del tipo Covid-19 che va assolutamente e preventivamente bloccato sul territorio con il potenziamento della medicina territoriale.
 
Mi auguro che il nuovo governo presieduto dal Prof. Mario Draghi operi in tal senso soprattutto per utilizzare al meglio i fondi previsti per la Sanità dal Recovery Fund e anche, in parte o in toto, dal MES sanitario, che in verità si chiama Pandemic Crisis Support (Sostegno alla Crisi pandemica), basato sulla sua linea di credito Enhanced Conditions (ECCL) disponibile per tutti gli Stati dell’area euro. Ogni Stato membro può chiedere prestiti fino a un massimo del 2% del proprio Prodotto interno lordo, calcolato alla fine del 2019.
 
Per l’Italia ciò equivale a un massimo di circa 37 miliardi di euro di prestiti. Sarebbe assurdo non utilizzarlo visto che anche diversi fondi europei 2014-2020 non sono stati ancora utilizzati dalle Regioni. Ci sono inoltre aiuti dai quattro programmi di prestiti il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), il Meccanismo di sostegno della bilancia dei pagamenti (BdP), l’Assistenza macrofinanziaria (AMF) e lo Strumento europeo di sostegno temporaneo contro la disoccupazione (SURE). Si ricorda che l’EIC Accelerator aiuta aziende e start up a vocazione fortemente innovativa con 1,2 miliardi di euro.
 
Michele Poerio
Presidente Fedrspev


10 marzo 2021
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