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Sardegna. Medici in stato di agitazione per il 118


La protesta dello Smi. Ancora nessun segnale sul'avvio delle trattative per il rinnovo degli accordi regionali. Il sindacato: "Nesuna risposta alle nostre proposte". Un comportamento “antisindacale” contro il quale lo Smi ha deciso lo stato di agitazione.

10 GEN - Il Sindacato Dei Medici Italiani ha proclamato lo Stato d'agitazione “per l’atteggiamento antisindacale” e “per il mancato inizio delle trattative per il rinnovo del contratto integrativo regionale dei medici di emergenza sanitaria territoriale della Sardegna”.

È quanto annuncia una nota del sindacato spiegando che l’accordo nazionale (Acn) prevedeva il rinnovo entro sei mesi dalla firma, “eppure passati oltre 3 anni (la firma dell’Acn è del luglio del 2009) ancora non sono neppure iniziate le trattative”.

“Gli altri settori della convenzionata – sottolinea lo Smi - hanno avuto migliore sorte e hanno goduto di un riequilibrio dei fondi. L’area 118 ha avuto ben altra sorte, niente rinnovo e un fondo annuale di 515.000 euro invariato rispetto al precedente Air, che era del 2005, oltretutto mai impiegato nel triennio spettante 2010-2012”.

“Ad aggravare la situazione - secondo lo Smi - il mancato passaggio alla dipendenza, promesso già nel 2008, e che era stato sancito in un preaccordo firmato nel 2009, da parte dell'assessore alla Sanità, Antonello Liori”. In quel testo si stabiliva la pubblicazione del bando di concorso per l'inquadramento in ruolo entro il 31-12-2011. “A tutt'oggi nulla è stato fatto”.

Lo Smi sottolinea di avere presentato all'assessorato alla sanità due proposte d'accordo, nel giugno del2010 e nel settembre del 2012, “senza mai ricevere risposta”, mentre si assisteva “a uno stillicidio continuo di promesse non mantenute e di appuntamenti rinviati”.

“Non solo”, prosegue la nota del sindacato. “La Regione Sardegna ha fatto partire il progetto della rete cardiologica d'emergenza, con l’apporto fondamentale dei medici del 118 e senza alcun compenso aggiuntivo. Un’esperienza positiva che ha consentito il trattamento precoce e le centralizzazione dei pazienti colpiti da infarto del miocardio e, quindi, ha permesso di salvare vite umane, nonché di migliorare la prognosi e ridurre i tempi di degenza ospedaliera, con le evidenti e conseguenti ricadute anche in termini di risparmio. Un fronte, quest’ultimo, che vede i medici del settore fortemente impegnati anche per quanto riguarda la riduzione degli accessi impropri e i ricoveri non necessari, grazie all’impegno sulle patologie indifferibili”.

Lo Smi, inoltre, ricorda “le diverse forme di collaborazione con i pronto soccorso aziendali, talvolta, anche oltre gli obblighi derivanti dal loro contratto, colmando spesso le  carenze di organico del personale dipendente e gestendo in maniera autonoma  i carichi di lavoro”.

“A questo proposito – aggiunge il sindacato - si ricorda che le politiche sanitarie degli ultimi anni, con la chiusura dei pronto soccorso dei piccoli ospedali, dei punti nascita e del ridimensionamento dei posti letto sono state caratterizzate solo da un utilizzo improprio del 118 e non da un suo reale potenziamento”.

Il Sindacato dei Medici Italiani denuncia quindi “il peggioramento delle condizioni di lavoro, i rischi per l'incolumità psico-fisica, il rischio clinico. Aspetti sempre più pressanti che hanno ormai raggiunto volumi e livelli non più sopportabili e che richiedono interventi immediati”.
 
Il sindacato, infine, contesta “l’assenza di attenzione della Regione Sardegna e la mancata e adeguata politica di programmazione di un servizio irrinunciabile per la popolazione e per questa ragione ha dichiarato lo stato di agitazione”. E chiede “l’apertura urgente delle trattative per la chiusura a breve di un accordo dignitoso che riconosca il ruolo e la specificità dell'emergenza sanitaria territoriale”.
 

10 gennaio 2013
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