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Aborto. Associazione in Valle D’Aosta denuncia: “Donne costrette ad ascoltare il battito fetale”. L’Ausl: “Nessun riscontro” 

“Non risultano volontari di associazioni provita nei consultori o in ospedale e nessuna segnalazione è mai arrivata”, fa sapere l’Ausl, che chiede a cittadini e associazioni di segnalare “in modo circostanziato eventuali episodi anomali in modo da poter permettere verifiche puntuali approfondite ed efficaci a tutela di tutti”.

29 APR - Il Centro donne contro la violenza di Aosta entra nelle polemiche sulla raccolta firme per chiedere di introdurre l’obbligo di far ascoltare il battito fetale alle donne che richiedono l’Interruzione volontaria di gravidanza denunciando come questo avvenga già in Valle D’Aosta. “Sono pervenute al Centro donne contro la violenza di Aosta segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta”, denuncia l’associazione in una nota pubblicata sui social.

“Il Centro donne – prosegue la nota - in sinergia con i Centri antiviolenza aderenti alla rete nazionale Di.Re – Donne in rete contro la violenza, avvierà pertanto azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con esse, qualora ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile a tutela delle stesse”.

Il Centro donne spiega, infatti, di “condividere” le preoccupazioni da più parti espresse “per la scelta del Governo di prevedere, con un emendamento alla legge 194, la possibilità per i consultori, presidi pubblici di accoglienza e tutela della salute della donna, di concordare la presenza delle c.d. associazioni pro-vita, non solo a supporto dei percorsi di maternità difficile dopo la nascita, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza. La scelta legislativa di autorizzare il ricorso, in questa fase, alla presenza di enti del terzo settore che ideologicamente si battono per l’abolizione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, porta con sé il rischio concreto di vittimizzazioni dovute all’esercizio di pressioni psicologiche sulle donne, come dimostrano i casi verificatisi anche in Valle d’Aosta”.

“L’aborto – sottolinea l’associazione - non è una concessione ma un diritto della donna e deve essere garantito dalla possibilità di rivolgersi ai consultori, alla presenza di figure professionali qualificate, senza il pericolo di essere sottoposte a giudizi morali o a manipolazioni”.

All’Ausl Valle D’Aosta, tuttavia, quanto denunciato non torna: “Non risultano volontari di associazioni provita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso è arrivata all’Azienda né da parte di cittadini né da parte di associazioni”, riferisce in una nota. “Il Dipartimento politiche sociali dell'Assessorato Sanità, Salute e Politiche Sociali comunica inoltre che agli uffici del Dipartimento nessuna segnalazione in merito è pervenuta dall’Associazione che gestisce il Centro Anti Violenza (C.A.V)”, aggiunge.

Per l’Ausl Valle D’Aosta “erogare buoni servizi sanitari nel rispetto delle norme vigenti è l’unico fine dell’Azienda e di tutto il Sistema sanitario regionale”. Per questo chiede “a cittadini ed associazioni di segnalarci in modo circostanziato eventuali episodi anomali in modo da poter permettere verifiche puntuali approfondite ed efficaci a tutela di tutti”.

29 aprile 2024
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