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Standard ospedalieri. Il tetto è di 3,7 posti letto ogni mille abitanti. Ma per Lorenzin: "Non è parametro incisivo, serve un nuovo sistema"


La quota è comprensiva di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie. Sempre entro l'anno dovranno poi adottarsi quei provvedimenti attuativi che garantiranno il progressivo adeguamento agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi indicati, nel corso del triennio 2014-2016, tenendo conto anche della mobilità sanitaria interregionale.

06 AGO - Ospedali si cambia. Il Regolamento “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera" ha incassato ieri l’intesa tra Stato e Regioni, anche se i Governatori hanno presentato al testo proposte emendative che considerano “irrinunciabili”.
E per le strutture ospedaliere si prospetta una nuova rotta.
 
“Sono soddisfatta – ha spiegato Beatrice Lorenzin a Quotidiano Sanità – il regolamento è stato discusso con le Regioni nell’ambito del Patto ed è il frutto di un lavoro condiviso. Ci permette di razionalizzare in modo omogeneo la presenza degli ospedali in Italia, in base a standard di qualità e non in base al costo. Grazie alla qualità raggiunta si deciderà quale realtà dovrà chiudere o dovrà essere accorpata. Non solo, abbiamo anche introdotto nuove norme per la riorganizzazione della rete ospedaliera del privato accreditato e messo in atto un processo per favorire la riconversione delle strutture”.
 
Il regolamento detta vincoli stringenti sul numero dei posti letto. Ma per il ministro su questo punto bisognerà cambiare, in quanto il posto letto non può più essere considerato un parametro incisivo. “Sono convinta che i tempi sono maturi per un cambiamento – ha spiegato – con il Patto non ci siamo riusciti, anche perché ci sono ancora molte Regioni in piano di rientro. Ma ora le Regioni hanno fatto molti passi in avanti e possiamo iniziare a pensare a un sistema più raffinato. A un elemento di misurazione differente e  che sia meno brutale del posto letto. Il posto letto è stato utilizzato come unità di misura perché consentiva di avere certezza sul fronte del controllo della spesa, soprattutto in un momento in cui la spesa regionale era fuori controllo. Ora quindi implementiamo il Patto e le regole che sono state dettate, ma iniziamo a lavorare per una soluzione differente”.
 
Ma vediamo nel dettaglio i punti principali previsti dal regolamento approvato:
 
- adotta un criterio vincolante di programmazione ospedaliera indicando alle regioni il parametro della dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del Servizio sanitario regionale, ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, da applicarsi tenendo conto anche della mobilità sanitaria interregionale, attiva e passiva;
 
- fissa criteri uniformi per la classificazione delle strutture ospedaliere in tre livelli a complessità crescente ( presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti; presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti; presidi ospedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti), prevedendo, per le strutture ospedaliere private accreditate, un numero minimo di posti letto in grado di assicurare efficacia e sicurezza delle cure;
 
- indica omogenei standard per singola disciplina fissando specifici parametri, da adottarsi tenendo conto di eventuali specificità del territorio regionale, documentate sulla base di criteri epidemiologici e di accessibilità attraverso compensazioni tra discipline;
 
- fornisce oggettivi parametri di riferimento in materia di rapporto tra volumi di attività (numero annuo di prestazioni) , esiti favorevoli/sfavorevoli delle cure e numerosità delle strutture, anche sotto il profilo della qualità e del risk management, provvedendo altresì a promuovere modalità di integrazione aziendale ed interaziendale tra le varie discipline secondo il modello dipartimentale e quello di intensità di cure;
 
- fissa standard generali di qualità , secondo il modello di Clinical Governance, per dare attuazione al cambiamento complessivo del sistema sanitario e fornire strumenti per lo sviluppo delle capacità organizzative necessarie a erogare un servizio di assistenza di qualità, sostenibile, responsabile (accountability), centrato sui bisogni della persona;
 
- detta specifiche e uniformi indicazioni per la sicurezza degli impianti e delle strutture;
 
- fornisce ulteriori standard per le alte specialità;
 
- prevede che le regioni organizzino la rete ospedaliera in reti specifiche in base al modello hub and spoke o a equivalenti altre forme di coordinamento e di integrazione professionale;
 
- fornisce per la rete dell'emergenza urgenza nuove indicazioni programmatiche ed organizzative, prevedendo anche specifiche misure per assicurare la disponibilità di posti letto di ricovero nelle situazioni ordinarie e in quelle in cui sono prevedibili picchi di accesso;
 
- fornisce indicazioni, in linea con quelle provenienti dall’Unione Europea, finalizzate a sollecitare specifici percorsi di integrazione terapeutici assistenziali quali ad es. quelli relativi alla presa in carico multidisciplinare delle pazienti affette da neoplasia mammaria attraverso le unità mammarie interdisciplinari (breast unit), nonché di quelle di cui al documento di indirizzo nazionale avente ad oggetto la definizione di specifiche modalità organizzative ed assistenziali della rete dei centri di senologia, elaborato dal gruppo di lavoro composto da rappresentanti del Ministero della salute, Regioni e PA ed esperti di Agenas e di società scientifiche;
 
- fornisce indicazioni, in coerenza con gli atti di indirizzo dell’Unione Europea, affinchè presso i centri di oncologia sia assicurato adeguato sostegno psicologico ai pazienti e ai loro familiari, individuando specifici percorsi di accompagnamento a cura di personale specializzato;
 
- indica alla regioni l’obiettivo di perseguire operativamente l’integrazione dell’ospedale con la rete territoriale di riferimento, in relazione a: ammissione appropriata, dimissione pianificata e protetta e partecipazione ai percorsi assistenziali integrati, fornendo specifiche indicazioni relativamente alle strutture intermedie che possono essere di diretta interfaccia tra l’assistenza territoriale e quella ospedaliera con particolare riferimento ai cosiddetti Ospedali di Comunità;
 
- detta parametri di riferimento in materia di strutture per la chirurgia ambulatoriale, sotto il prioritario profilo della sicurezza dei pazienti.
 
Sul piano attuativo, il Regolamento prevede che le Regioni provvedano, entro il 31 dicembre 2014, ad adottare un provvedimento generale di programmazione per fissare la propria dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del Servizio sanitario regionale, ad un livello non superiore al parametro nazionale di 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, ed i relativi provvedimenti attuativi, garantendo il progressivo adeguamento agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi indicati, nel corso del triennio 2014-2016 e tenendo conto anche della mobilità sanitaria interregionale.

06 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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