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Casa della Salute. Un libro-manifesto contro ogni logica di consumismo sanitario


La “Casa della salute” nascerebbe come luogo nel quale realizzare, a livello di comunità, la prevenzione e la promozione della salute e del benessere sociale e dove contrastare marginalità e povertà, garantendo uguaglianza ed equità di trattamento. Ma, sempre più spesso, si starebbe traducendo nella riorganizzazione dei poliambulatori in una logica di consumismo sanitario

20 GIU - Un gruppo di “volontari”, composto da Istituzioni sanitarie, Enti locali, organizzazioni no profit e cittadini, negli ultimi tre anni ha provato a confrontarsi, pensare, elaborare e mettere in comune buone pratiche orientate a porre al centro dellʼazione sociale il tema dei diritti e della loro pratica, soprattutto con lʼattenzione rivolta ai più deboli e agli esclusi. Il lavoro è stato raccolto in un volume dal titolo “Salute, partecipazione, democrazia. Manifesto per un’autentica Casa della salute”, che verrà presentato a Roma, presso lʼIstituto Superiore di Sanità (Iss) il 22 giugno, che darà avvio a un laboratorio di sperimentazione di innovazioni politiche di welfare di comunità.
 
Lʼevento, promosso dalla Fondazione Casa della carità A. Abriani e da Fondazione S.Clelia Barbieri, è organizzato con il sostegno di Fiaso e Federsanità, con la collaborazione scientifica dellʼUniversità Bocconi di Milano, della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e da altri esperti del settore.
 
La “Casa della salute” nascerebbe come luogo nel quale realizzare, a livello di comunità, la prevenzione e la promozione della salute e del benessere sociale e dove contrastare marginalità e povertà, garantendo uguaglianza ed equità di trattamento.
 
Sempre più spesso però la Casa della Salute si starebbe traducendo nella riorganizzazione dei poliambulatori in una logica di consumismo sanitario, all’interno della quale “prendersi cura della salute” significa erogare prestazioni più o meno specialistiche da parte di medici e infermieri. Una logica riduttiva, che è funzionale a quanti pensano alla salute in un’ottica di fatturato e di business.
 
In questi ultimi anni, in varie parti d’Italia, alcune organizzazioni no profit insieme a un gruppo di volontari, con il coinvolgimento di istituzioni ed enti pubblici istituzionali (Asl, enti locali, università, associazionismo, imprese e singoli cittadini) hanno intrapreso un percorso di riflessione e lavoro sul campo, per dimostrare che un altro modello di sanità pubblica è possibile e un altro welfare è sostenibile, a partire dalla difesa dei principi che hanno ispirato la legge n. 833 nel 1978, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale.
 
La sintesi di queste tante esperienze è raccolta nel libro che fa riferimento al manifesto sottoscritto dai promotori, in base al quale la Casa della Salute è:
1. Il luogo di una nuova identità comunitaria;
2. Il luogo dove prendono corpo i diritti dei cittadini, quelli riconosciuti e quelli spesso negati;
3. Il luogo dove i cittadini esprimono attraverso la partecipazione e la corresponsabilità la consapevolezza dei propri doveri;
4. Il luogo dove tutte le risorse del territorio, a partire da quelle istituzionali, si integrano per realizzare disegni di salute condivisi;
5. Il luogo dove le persone, a partire dalle più deboli, vengono accolte, e ognuno si vede riconosciuti il valore delle differenze, i diritti e i doveri, per condividere soluzioni articolando le diverse responsabilità.
 
Mentre, per il Manifesto, la  Casa della Salute non è:
1. Solo un luogo fisico dove si erogano prestazioni, ma un nuovo e diverso modo di essere della comunità e delle istituzioni;
2. Il luogo della erogazione dei soli servizi sanitari, perché la sanità è solo un tassello che contribuisce parzialmente al disegno di salute di comunità;
3. Il luogo al quale i cittadini possono delegare la soluzione dei loro problemi in una logica di consumo;
4. Il luogo delle specializzazioni e della tecnologia;
5. Il luogo dell’esercizio del potere, ma è il luogo del servire e dell’aver cura di tutte le persone. La direzione da intraprendere per la cura è quella in cui si sa conservare l’altro nella sua essenza, custodendola e coltivandola, senza sostituirsi alla persona, ma contribuendo alla sua responsabilizzazione e alla valorizzazione delle sue potenzialità.

20 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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