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Italia ancora ai vertici della produzione nella Ue. I dati di Farmindustria


07 LUG -

Segnali positivi già presenti per l’occupazione che negli ultimi 5 anni è cresciuta in totale del 9%. Con un picco del +13% sia dei giovani under 35 sia delle donne.

Crescita che è stata registrata anche negli investimenti nel 2021 pari a 3,1 miliardi di euro, 1,7 in R&S e 1,4 in produzione. In particolare, nella R&S l’aumento negli ultimi cinque anni è stato quasi del 15%.

E secondo i dati Istat il settore è il primo per accordi di collaborazione con istituti di ricerca pubblici e università.

La produzione ha fatto segnare un aumento dell’8%, nei primi 4 mesi dell’anno integralmente grazie alla crescita dell’export (+32%), secondo i dati Istat.

L’Italia del farmaco, anche se con un rallentamento della crescita tra il 2019 e il 2021, si conferma nel 2021 ai vertici per produzione in UE, con 34,4 miliardi di euro, insieme a Germania e Francia, grazie a un export che ne ha determinato oltre l’85% negli ultimi 5 anni.

L’altra parte della medaglia mostra però un aumento dei costi di energia e logistica, che hanno avuto un incremento del 350% tra gennaio 2021 e marzo 2022. Così come (+25%), nello stesso periodo lo hanno avuto quelli di: principi attivi, eccipienti, filtri e ghiere, prodotti della carta, della plastica e del vetro, macchinari, guanti e camici.

Aumenti di costo che le imprese non possono trasferire, nemmeno in parte, sui prezzi, che sono amministrati. Questo determina difficoltà rilevanti alle aziende anche perché - come calcolato dal Centro Studi Confindustria – l’incidenza degli aumenti è molto superiore in Italia rispetto a Francia e Germania. Un gap che ci penalizza in un contesto di competizione globale sempre più affollata di Paesi europei ed extraeuropei.

Occupazione

Le Risorse Umane sono il fiore all’occhiello dell’industria farmaceutica nel Paese. Sono 67.ooo gli addetti totali delle aziende del farmaco, di cui 6.770 in R&S. Laureati e diplomati rappresentano il 90% degli occupati, rispetto al 63% della media dell’industria.

Le donne sono il 43% del totale (29% è la media manifatturiera), con una percentuale identica tra dirigenti e quadri (22% è la media manifatturiera). E nella R&S sono il 51%.

Negli ultimi 5 anni gli under 35 sono cresciuti del 13%. Le imprese acquisiscono nuove competenze, che crescono costantemente anche dopo l’assunzione attraverso azioni per la formazione e lo sviluppo professionale, all’insegna di multidisciplinarità e soft skills.

Le imprese del farmaco hanno sempre uno sguardo proiettato al futuro, come dimostrano i numerosi progetti con scuole superiori, ITS e Università per offrire agli studenti orientamento, formazione e occupazione.

 

INVESTIMENTI IN R&S E IN PRODUZIONE

Nel 2021 in Italia gli investimenti hanno totalizzato 3,1 mld €, dei quali 1,4 mld € in impianti ad alta tecnologia e 1,7 mld € in R&S.

Gli investimenti in R&S nel Paese delle imprese del farmaco oggi rappresentano il 6,3% del totale. La loro percentuale rispetto al valore aggiunto è pari a 10 volte la media nazionale.

Grazie ai 700 milioni destinati agli studi clinici, spesso nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), sono state rese disponibili per i pazienti terapie innovative, aumentato le competenze e generate risorse importanti per i centri clinici.

La sperimentazione clinica rappresenta il 22% del totale nell’UE (era il 17% nel 2015). Gli studi sono il 42% del totale su farmaci biotech e terapie avanzate e il 32% del totale sulle malattie rare.

Ma per essere competitivi nel futuro sono necessari i decreti attuativi per rendere pienamente operativo il Regolamento europeo sulla Sperimentazione Clinica, che migliora e snellisce le norme necessarie a studiare nuovi medicinali.

Oltre che nei farmaci orfani e nelle terapie avanzate, l’Italia può vantare specializzazioni nei vaccini e nei plasmaderivati.

L’industria farmaceutica è anche il primo settore per open innovation. Una ricerca condotta in partnership con soggetti pubblici e privati: start-up, PMI, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie. 

Gli investimenti nel mondo già programmati tra il 2021 e il 2026 saranno di 1.300 miliardi di euro. Secondo dati della Commissione Europea la farmaceutica rappresenta il 19% della R&S mondiale e in Italia investe, rispetto al fatturato, il 17% rispetto al 5% della media manifatturiera.

E nel 2021 si è toccato il record storico di prodotti in sviluppo nel mondo, oltre 18.000, e di nuovi farmaci autorizzati: 84 rispetto ai 56 del triennio 2017-2019, dei quali 40 per malattie rare e 44 “first in class”.

L’Italia, per quanto riguarda il Covid-19, è tra i primi 4 Paesi UE per export di vaccini, produce anticorpi monoclonali e antivirali, occupando i primi posti anche nelle pubblicazioni scientifiche.

Produzione ed Export

Nel 2021 l’Italia ha consolidato la sua leadership di produttore farmaceutico in UE, insieme a Germania e Francia, con 34,4 miliardi di euro. Grazie al traino di un export che rappresenta oltre l’85% della produzione e che è aumentato tra il 2011 e 2021 del 117%, in confronto al 112% della media UE. Dal 2016 al 2021 il valore medio dei farmaci esportati è cresciuto del 52%, più del totale UE (+35%) a dimostrazione dell’aumento dell’innovatività della nostra produzione.

Nel 2021 abbiamo avuto un saldo estero positivo per farmaci e vaccini di 5,3 miliardi di euro, consolidando un trend che nell’ultimo triennio ne ha cumulati 18.

L’Italia è sul gradino più alto del podio per produzione conto terzi, Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO), con 2,7 miliardi che rappresentano oltre il 20% del totale europeo.

Risultati frutto di: qualità delle risorse umane, tecnologia, specializzazioni di eccellenza nella ricerca, nella manifattura, nei rapporti con le Università e con la filiera. E di una composizione unica in Europa: il 42% del settore è composto da imprese a capitale italiano, il 58% a capitale internazionale. Con un forte radicamento di tutte – grandi, piccole e medie – sull’intero territorio nazionale.

Lombardia: prima regione biofarmaceutica in Italia. Conta 24 mila occupati diretti, ai quali si aggiungono gli oltre 28.000 dell’indotto.

Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export (42% dell’export regionale). Gli addetti sono circa 13.000 e 15.500 nell’indotto.

Toscana: terza regione in Italia con più di 7.500 addetti diretti e 9.000 nell’indotto.

Emilia-Romagna: 4.700 addetti con un’importante presenza produttiva e di R&S. Oltre 5.600 sono gli occupati nell’indotto.

Veneto: conta 5.200 occupati e 6.100 nell’indotto.

Marche: 1.840 addetti diretti con 2.200 nell’indotto.

Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano circa 6.000 addetti diretti e oltre 7.100 nell’indotto. 

Relazioni Industriali e Welfare

Le relazioni industriali del settore sono da sempre collaborative e innovative. Prova ne è il rinnovo del CCNL 2022-2025 realizzato in tempi record, con soluzioni sostenibili, responsabili e virtuose rispetto al contesto di riferimento in un momento così complesso per la pressione sui costi e la necessità di difendere i livelli di competitività delle imprese del farmaco.

Le imprese sono molte attente, anche grazie a politiche di welfare, a tutelare le pari opportunità, in particolare a sostegno della genitorialità, e puntano molto sulla formazione e lo sviluppo professionale.

Gli strumenti di work-life balance, non sono più benefit, ma pilastri di un nuovo e moderno modello di organizzazione del lavoro. Ad esempio, prima della pandemia da Covid-19, il 74% delle imprese aveva introdotto forme di lavoro agile. Al termine della situazione di emergenza il 96% delle imprese prevede di implementarlo, mantenerlo o estenderlo nel numero di giornate e/o ad altre categorie professionali.

Sostenibilità ambientale

Negli ultimi dieci anni, grazie a crescenti investimenti in tecnologie verdi, le imprese del farmaco hanno abbattuto del 44% i consumi energetici (vs -22% media manifatturiera). Con una diminuzione più marcata, -51%, per quei consumi rilevanti per le emissioni atmosferiche (-28% la media manifatturiera).  

E secondo dati Istat, l’industria farmaceutica è il settore con la più alta percentuale di imprese ad avere introdotto innovazioni per ridurre il consumo di materiali o acqua per unità di prodotto.

Digitale & Connected Care        

Con il Covid-19 la digital health è entrata in una fase di ulteriore accelerazione che richiede una rinnovata partnership tra industria e istituzioni. L’aumento dei servizi di telemedicina ha segnato un passo fondamentale nella digitalizzazione del sistema sanitario.

La digitalizzazione permette infatti di integrare la terapia del paziente in un percorso diagnostico con farmaci, device, servizi di assistenza, dati. L’obiettivo è portare la salute a casa del paziente.

Negli ultimi 2 anni sono state 284 le soluzioni di telemedicina implementate dalle ASL spesso in collaborazione con le aziende (erano poche decine a inizio 2020). E l’82% dei medici è pronto a collaborare con le imprese per progetti digitali.

Prezzi, spesa e tempi di accesso

La spesa farmaceutica pubblica procapite, secondo elaborazioni in base a dati OCSE e IQVIA, è inferiore del 21% rispetto ai principali Paesi europei, principalmente perché nel nostro Paese i prezzi dei medicinali sono più bassi della media dei principali Paesi europei, come evidenziato anche nell’ultimo rapporto Osmed.

I prezzi sono in calo, sia per rinegoziazioni sia per scadenze brevettuali, come testimonia il dato Istat con -1,1% per i farmaci rimborsabili rispetto all’anno scorso, dato in controtendenza sia rispetto all’inflazione, sia ai forti aumenti dei costi di tutte le materie prime.

In % sul PIL la spesa farmaceutica pubblica totale è pari all’ 1%, stabile tra il 2019 e il 2021, mentre il totale della spesa pubblica (al netto degli interessi sul debito) è salita dal 42% al 46%.

I tempi di accesso per i nuovi farmaci autorizzati da EMA negli ultimi 5 anni sono pari a 14 mesi in Italia rispetto agli 11 in media negli altri Big UE, UK e Svizzera e rispetto ai 4 in Germania. A questo si devono aggiungere gli altri 10 mesi necessari per l’accesso nelle Regioni.

E anche dopo l’accesso, una serie di limitazioni all’accesso si riflettono in consumi procapite più bassi rispetto ai principali Paesi (nel 2021, consumi nuovi farmaci autorizzati EMA negli ultimi cinque anni -28% in Italia rispetto alla media degli altri Big UE + UK e Svizzera).


Fonte: Farmindustria



07 luglio 2022
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