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Ipotiroidismo negli anziani e aumento del rischio di demenza


L’ipotiroidismo rappresenta un fattore di rischio in più di demenza per le persone anziane. L’evidenza emerge da uno studio USA pubblicato da Neurology. E il rischio è tre volte  più alto tra coloro che assumono farmaci per curare l’ipotiroidismo.

07 LUG -

Secondo uno studio pubblicato su Neurology e guidato da Chien-Hsiang Wang, della Brown University di Providence (USA), gli anziani con problemi di ipotiroidismo corrono un rischio maggiore di sviluppare demenza.

L’ipotiroidismo è una condizione caratterizzata da una riduzione della produzione di ormoni tiroidei, che può rallentare il metabolismo. Tra i sintomi che presenta figurano stanchezza, aumento di peso e sensibilità al freddo.

Per l’indagine, il team ha analizzato dati sanitari relativi a 7.843 persone con nuova diagnosi di demenza a Taiwan, confrontandole con lo stesso numero di soggetti senza demenza. I ricercatori hanno analizzato chi aveva una storia di ipotiroidismo o di ipertiroidismo, la condizione patologica caratterizzata dalla tiroide che produce troppo ormone accelerando il metabolismo. Tra le persone considerate, 101 avevano ipotiroidismo e 133 ipertiroidismo.

Mentre non è stato trovato alcun collegamento tra ipertiroidismo e demenza, tra le persone con demenza, lo 0,9% aveva ipotiroidismo, rispetto allo 0,4% delle persone senza demenza.

Una volta che Wang e colleghi hanno ‘aggiustato’ i dati in base a fattori di rischio noti, è emerso che le persone oltre i 65 anni e con ipotiroidismo avevano una probabilità dell’80% più elevata di sviluppare demenza rispetto alle persone della stessa età che non avevano problemi alla tiroide.

Andando ad analizzare, infine, chi assumeva farmaci sostitutivi degli ormoni tiroidei, il team ha evidenziato che questi pazienti avevano una probabilità tre volte più elevata di sviluppare demenza rispetto a chi non assumeva farmaci.

“Le persone dovrebbero essere consapevoli che i problemi alla tiroide possono essere un fattore di rischio per la demenza e che le terapie potrebbero prevenire o ritardare il declino cognitivo irreversibile”, concludono gli autori.

Fonte: American Academy of Neurology/ Neurology



07 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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