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Nuovo codice proprietà industriale, via libera in Senato. Paroli (FI): “Aumenterà brevetti”. Crisanti (Pd): “Trascura gli studenti”


“L'approvazione a larga maggioranza del codice di proprietà industriale nell'Aula del Senato è un ottimo segnale per il made in Italy che si fonda proprio sulla forza delle idee e sull'ingegno del lavoro del nostro Paese”, ha commentato su Twitter il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

03 MAG -

Via libera ieri sera in aula al Senato al ddl numero 411 sulle modifiche al codice della proprietà industriale dei brevetti. A favore l'Aula ha registrato 114 voti, 35 gli astenuti e zero i contrari. “L'approvazione a larga maggioranza del codice di proprietà industriale nell'Aula del Senato è un ottimo segnale per il made in Italy che si fonda proprio sulla forza delle idee e sull'ingegno del lavoro del nostro Paese”, ha commentato su Twitter il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

''La tutela delle idee, dei marchi e dei prodotti dell’ingegno è fondamentale'' perché agisce ''da stimolo per l’innovazione e consentendo la salvaguardia della qualità'', ha affermato la senatrice Michaela Biancofiore (Civici d’Italia, Noi moderati, Coraggio Italia, Udc, Maie), durante le dichiarazioni di voto. ''Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale generano nel nostro paese oltre il 52% del Pil e contribuiscono al 28% dell’occupazione'', aggiunge. ''Sono dati più alti della media europea''.

''Mi piace evidenziare – prosegue - l’accoglimento del rafforzamento della tutela delle denominazioni di origine protetta e delle indicazioni agricole, alimentari e vinicole consentendo al ministero dell’Agricoltura di proporre opposizione alla registrazione di marchi identici o simili a tali denominazioni'', prosegue Biancofiore. ''Molto bene anche il superamento del cosiddetto ‘professor’s privilege’, con la titolarità delle invenzioni non più del singolo professore o ricercatore ma dell’ateneo o ente di ricerca, “che permetterà la valorizzazione del lavoro di equipe dei ricercatori universitari promuovendo il principio dell’autonomia negoziale piuttosto che l’imposizione normativa, e le misure di semplificazione e digitalizzazione per un miglior confronto degli interessati con la Pa. Buone ragioni per votare a favore con convinzione”, conclude la senatrice.

La riforma del codice della proprietà industriale ''contribuirà all'aumento dei brevetti''. Il disegno di legge con le modifiche ''introduce una serie di misure che vanno incontro alle esigenze rappresentate dagli stakeholders'', ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Adriano Paroli, intervenendo in aula durante la discussione generale sul provvedimento. ''Siamo certi che questo provvedimento contribuirà non solo ad aumentare il numero dei brevetti registrati ma anche a dare maggiori certezze nella risoluzione delle controversie e ad utilizzare al meglio i canali digitali, a tutela delle nuove idee delle imprese italiane e del Made in Italy'', aggiunge. ''Per questi motivi Forza Italia vede con favore l’approvazione di questo disegno di legge”.

“L’attuale sistema – sottolinea Paroli - rende difficoltoso accedere agli strumenti di difesa della proprietà industriale ed è connotato da procedure articolate e complesse, rispetto alle quali sono stati richiesti appositi interventi di semplificazione e digitalizzazione. La riforma, che rientra tra quelle legate al Pnrr, punta a finanziare almeno 254 progetti aggiuntivi, sostenuti da opportunità di finanziamento connesse alla proprietà industriale e destinate a imprese e organismi di ricerca entro il quarto trimestre del 2025''.

Secondo gli ultimi dati disponibili, ricorda il senatore, ''nel 2021 sono state 186mila le domande di titoli di Proprietà industriale e di istanze ad esse collegate presentate in Italia. Si tratta di circa 50mila brevetti, di cui 9 mila italiani, mentre 36mila sono convalide di brevetti europei. Anche per questo era necessario inserire il provvedimento nell’ambito delle riforme chieste dall’Europa”.

Critico invece il senatore Pd Andrea Crisanti: “Il disegno di legge sulle Modifiche al codice della proprietà industriale approvato in aula trascura coloro che invece dovrebbero essere la prima fonte di investimento del nostro Paese: gli studenti. In questo provvedimento sono ignorati. Studenti di laurea, di dottorato e di specializzazione sono la componente più creativa ma allo stesso tempo più vulnerabile del nostro sistema universitario. Sono loro a dare un contributo fondamentale alla creazione di proprietà intellettuale. Eppure, questa legge non solo non ne valorizza il contributo creativo, ma anzi, ne ostacola le esigenze e le aspettative formative e di carriera, non riconoscendo la peculiarità della loro situazione. Il ddl, che ha senza dubbio un merito importante – ovvero quello di trasferire la titolarità dell’invenzione industriale dagli inventori alle istituzioni, compiendo una sorta di restituzione dell’investimento all’istituzione e dunque alla collettività, perfettamente in linea con la legislazione internazionale – di fatto commette un errore grave: dimentica che gli studenti non sono dipendenti degli atenei, e dunque dovrebbero rimanere titolari, almeno quota parte, dei diritti delle loro invenzioni, cosa che ne aumenterebbe la forza negoziale e le opportunità una volta lasciata l’università. Non solo, all’articolo 5 gli atenei e gli enti di ricerca disciplinano in completa autonomia come le disposizioni di questo ddl si applicano ai soggetti che hanno titolo a partecipare alle attività di ricerca, inclusi studenti del corso di laurea. Disposizione, questa, che crea un elemento di arbitrarietà e subordinazione. Il disegno di legge concede all’università 9 mesi per esercitare l’opzione per presentare la domanda di brevetto. Un periodo lunghissimo per uno studente che vedrebbe posticipata la presentazione della tesi e la pubblicazione dei risultati scientifici. Non solo: nel caso in cui dopo questo periodo l’opzione non venisse esercitata, la titolarità dell’invenzione ritorna al dipendente che non ha nessun limite temprale mettendo quindi gli studenti alla mercé dell’arbitrio dei supervisori in una situazione di totale incertezza. E ancora: nulla è previsto nel caso in cui, dopo l’esercizio di opzione esercitato dall’università e del deposito della domanda di invenzione industriale, l’università stessa decidesse di abbandonare l’iter di registrazione europeo internazionale. E purtroppo non è un evento raro. Nel 2021 sono state presentate 11mila domande di brevetto e soltanto 4900 sono andate al brevetto europeo, quindi significa che 6mila domande vengono depositate e non proseguono l’iter. E, ultimo ma non certo per importanza: nulla è previsto a copertura finanziaria, nonostante il percorso di registrazione di un brevetto costi non meno di 60mila euro. Difficilmente le università potranno reperire le risorse per far fronte a questo impegno di spesa. Questa legge dunque, è l’ennesima occasione perduta per promuovere e valorizzare l’innovazione in Italia e sostenere i nostri giovani”, conclude.



03 maggio 2023
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