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Diagnosi preimpianto. Cattolica: “Non chiamatelo amore per i figli"


Per il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica la sentenza del Tribunale di Cagliari si basa su un'impostazione eugenetica che  trasforma la genitorialità in un "progetto produttivo in cui la generazione è posta sotto l’insegna di una riserva mentale: la selezione, lo scarto, la scelta del sano”.

16 NOV - “La sentenza del Tribunale di Cagliari che va nella linea di una legittimazione della diagnosi preimpianto, contro i divieti originari della legge 40, deve essere criticata da chi sia avvertito di che cosa realmente comporti: in assenza di possibilità di intervento terapeutico si riduce a essere uno strumento di selezione che porta all’eliminazione degli esseri umani allo stadio embrionale”. Ad affermarlo, in una nota, è il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, secondo cui, “di fatto, pur nella sua cornice liberale, questa impostazione è eugenetica poiché nega il diritto alla tutela della vita, all’assistenza e alla cura di quanti, in condizioni prenatali, si trovano affetti da patologie”.

Per il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica “non si può giustificare la diagnosi preimpianto in nome dell’amore per i figli perché significa sostenere che sia meglio non nascere che vivere con una patologia: una logica che di fatto si salda con il diffondersi di una mentalità che giudica soltanto come un peso le persone con disabilità anche nelle altre fasi della vita. L’ostilità della malattia si trasforma impropriamente in ostilità nei confronti dei malati. Ci si chiede se il welfare debba farsi complice di questa logica”.

Quella di Cagliari è dunque una sentenza giudiziaria che “avalla uno stravolgimento del significato della genitorialità che viene sganciato dal modello dell’accoglienza e della responsabilità e si trasforma in un progetto produttivo in cui la generazione è posta sotto l’insegna di una riserva mentale: la selezione, lo scarto, la scelta del sano. Su questo dobbiamo riflettere. Sacralizzare giuridicamente il diritto al figlio sano è cosa ben diversa dal desiderio della salute e significa semplicemente riconfermare il diritto dei più forti e degli adulti a scapito del più debole”.

Per il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica “si infligge anche una ferita alla medicina e alla ricerca scientifica, che nell'eliminazione dell'essere umano affetto da patologia ha il suo fallimento. Su questi argomenti – conclude il Centro - non è possibile affidarsi soltanto al modello ‘emotivista’ privilegiato da molti mezzi di comunicazione: sulla nascita si sta giocando in Italia una partita etico-politica che non può trovare la via breve di sentenze spesso autoreferenziali che con una decisione pretendono di chiudere ogni più ampio dibattito civile e parlamentare”.
 

16 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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