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Epatite C. Ma quando saranno "realmente" disponibili i nuovi farmaci?


Se lo chiedono Cittadinanzattiva ed Epac onlus. "Bene la delibera Aifa sulla rimborsabilità (GU del 10 dicembre) ma questo non basta a garantire l'effettiva accessibilità ai cittadini". Mancano le approvazioni regionali. Si temono tempi lunghi. In alcune regioni potrebbe passare ancora un anno prima di averli effettivamente a disposizione. 

14 DIC - "Finalmente dopo circa un anno e mezzo di passaggi burocratici, l’AIFA con Determina pubblicata nella Gazzetta ufficiale dello scorso 10 dicembre, ha concesso la rimborsabilità dei nuovi inibitori della proteasi per la cura dell’epatite C. L'Italia è tra i paesi europei con il più alto numero di persone affette da Epatite C, causa di oltre 10.000 decessi dovuti a cirrosi e tumori epatici. E’ un atto amministrativo che aspettavamo da molto tempo e che arriva con grande ritardo rispetto ad altri paesi Europei dove i farmaci sono utilizzati già da diverso tempo".
 
“Purtroppo però tutto questo ancora non basterà per rendere questi farmaci effettivamente accessibili ai cittadini” spiega Tonino Aceti Responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva. 
 
“Dopo l’approvazione a livello nazionale, sarà necessario superare tutti gli ulteriori passaggi autorizzativi previsti a livello regionale attraverso l’inserimento dei nuovi farmaci nei prontuari terapeutici ospedalieri regionali (PTOR), con tempi elefantiaci e incompatibili con lo stato di salute dei cittadini: si passa da un minimo di 145 giorni dell’Umbria ad un massimo di 284 giorni del Lazio, dove tra l’altro la Commissione regionale del farmaco da luglio 2012 è sciolta e ancora non ricostituita. A questi tempi vanno sommati quelli necessari per garantire l’uso effettivo da parte delle strutture sanitarie, in media ulteriori 70 giorni. Tutti questi passaggi regionali, oltre a duplicare funzioni già svolte dall’AIFA, non garantiscono uniformemente pari opportunità terapeutiche ai cittadini e assorbono ingenti risorse economiche necessarie per sostenere le macchine amministrative regionali che se ne occupano: circa 400 membri impegnati nelle Commissioni Regionali del Farmaco ai quali si aggiungono tutte le figure amministrative necessarie”.
 
Per questo, Epac e Cittadinanzattiva chiedono alle Regioni l’impegno a garantire tempestivamente ai cittadini affetti da Epatite C l’accesso a questi farmaci e all’Aifa di vigilare sull’inserimento di questi farmaci all’interno dei PTOR, attraverso il monitoraggio sul loro aggiornamento periodico, come previsto dal Decreto Balduzzi. Siamo convinti che tutta questa burocrazia potrebbe essere facilmente azzerata attraverso la semplice abolizione dei Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali vincolanti. Le due Organizzazioni si attiveranno da subito nell'individuare eventuali criticità di accesso nelle regioni e a segnalarle alle Autorità competenti, affinché questi pazienti siano curati tempestivamente.
 
"La vera sfida ora", conclude Ivan Gardini Presidente Epac onlus, "è quella di salvare quante più vite possibili e in particolare quei pazienti critici, più a rischio, che hanno poco tempo per tentare un trattamento. Tali pazienti, più di altri, hanno un bisogno immediato di accedere ai nuovi farmaci. Sono migliaia, sono esposti a rischio decesso, e producono costi elevatissimi per il SSN. Questi pazienti sono al limite dell’eleggibilità a queste nuove cure e non possono aspettare: col trascorrere del tempo si allontana la loro unica possibilità di bloccare l’evoluzione della patologia. Le percentuali di evoluzione da cirrosi compensata a cirrosi scompensata è di circa il 5-7% ogni anno. Questo significa che ogni anno di ritardo nell’approvazione dei nuovi farmaci rende intrattabili diverse centinaia di pazienti. Se questi pazienti non sono curati, sono destinati alle inenarrabili sofferenze dello scompenso epatico, al decesso o al trapianto di fegato per i più “fortunati”.In altre parole abbiamo ora farmaci efficaci che garantiscono un cambio della storia naturale della malattia ma gli iter burocratici, normative e atteggiamenti conservativi impediscono un accesso immediato ai farmaci salva vita: nella sostanza i ritardi nell’approvazione e inserimento nei prontuari regionali possono costare la vita a migliaia di pazienti".

14 dicembre 2012
© Riproduzione riservata

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