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Ipertensione. I cardiologi: "In Italia farmaci vecchi e pericolosi. Prontuario in ritardo"


L'allarme al 30° Congresso nazionale SIIA. Per recuperare basterebbe applicare le Linee guida europee. Spingere sulla semplificazione terapeutica con l'uso di farmaci in associazioni precostituite in singola pillola. E in questo modo si può anche risparmiare. E infine attenzione ai generici: sono troppi, meglio avere pochi prodotti equivalenti ma di qualità.

08 OTT - Le nuove linee guida europee per il trattamento dell'ipertensione arteriosa, il più frequente e temibile fattore di rischio per infarto, ictus cerebrale, scompenso cardiaco e fibrillazione atriale, sono state approvate all'inizio dell'estate. Oggi, la Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa discute all'interno del suo XXX Congresso Nazionale su come queste possano aiutare nella cura, ma soprattutto come possa il corretto e completo uso dei farmaci antipertensivi disponibili aiutare il Sistema sanitario nazionale a risparmiare, in periodo di recessione come quello che stiamo vivendo oggi.
 
Nel simposio Le nuove Linee Guida ESH/ESC: i vantaggi delle combinazioni fisse moderato da Massimo Volpe, Presidente della Società, emerge infatti che il nostro Paese, sia pur all'interno di un ammirevole Sistema Sanitario, appare in forte ritardo sul piano della regolamentazione e dispensazione dei farmaci antipertensivi rispetto alla maggior parte dei Paesi Europei. Secondo quanto dicono gli esperti, per ridurre il gap, in primo luogo vanno rivisitati e ammodernati il Prontuario e l'ammissibilità al Rimborso di molte specialità antipertensive ormai obsolete e gravate da effetti collaterali che non sono nemmeno più menzionate nelle Linee Guida Europee.
 
Inoltre, dato che la semplificazione terapeutica è un caposaldo delle nuove linee guida, secondo gli esperti ha bisogno di essere rafforzata la disponibilità di associazioni precostituite in singola pillola che, in virtù dell'elevata efficacia e sicurezza, stanno dando risultati straordinari in termini di controllo della malattia in tutti i Paesi Europei.
“Nel nostro Paese, per motivi finanziari, anche scarsamente comprensibili, si penalizzano i cittadini con forti limitazioni”, dicono dal Congresso SIIA. “Si paventa persino, da parte dell' AIFA, di porre alcune di queste associazioni in classe C, cioè di fare in modo che i cittadini si paghino la cura dell'ipertensione, in contrasto con qualsiasi ragionevole politica di prevenzione”.
 
Per questo, secondo gli esperti presenti all'evento, bisogna promuovere organizzazione e controllo all'impiego dei farmaci equivalenti generici, a più basso costo nell'ipertensione; non occorre, come si verifica oggi avere fino a 32 generici dello stesso preparato, confondendo pazienti e operatori, a danno dell'aderenza alla terapia, in ragione di una presunta e inusuale liberalizzazione. “Meglio averne di meno con maggiori controlli di qualità e soprattutto di efficacia”, dicono. “Una bioequivalenza che consente un'efficacia minore fino al 20% può rappresentare un più che valido motivo per rendere la terapia inefficace”.

08 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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