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Merck Serono. Chi è la “lady di ferro” della ricerca farmaceutica

di Maria Rita Montebelli

Ai vertici della R&D di Merck Serono, Annalisa Jenkins dà credito alla nostra ricerca e al sistema Italia e annuncia che nei poli ricerca di Tiburtina e Ivrea verranno condotti anche studi di fase I e di ‘start up’. La visita a Roma

10 GEN - E’ una donna che di battaglie ne ha combattute molte. Anche sul campo, come ufficiale medico della British Royal Navy nella terribile della Guerra del Golfo, dove ha prestato servizio in uno squadrone anti-mine. Dettaglio che la dice lunga sulla grinta di Annalisa Jenkins, da due anni Executive Vice President e Head of Global Research and Development di Merck Serono, che l’ha strappata, in una felice campagna acquisti, alla BMS, dove la Jenkins era arrivata ai vertici della R&D.
Jenkins,laureata in medicina a Londra, con una specializzazione in cardiologia, l’inglese di ferro, che in questi giorni è in Italia, ha subito rivoluzionato la R&D dell’azienda tedesca, portando uno tsunami di novità in un contesto ormai stagnante da qualche anno. Carta bianca e tanta fiducia da parte del management della Merck-Serono che, se tutto va come previsto, vedrà i primi frutti di questi nuovi filoni di ricerca farmaceutica dal 2017 in poi.
 
I 4 poli della R&D di Merck Serono, che danno lavoro a 3 mila professionisti,  sono concentrati nei quattro hub di Boston, Pechino, Tokyo e Darmstadt (Germania). A questo si aggiungono numerose partnership con altre aziende biotech e centri universitari, nell’intento di creare sinergie mirate all’obiettivo comune di dare al più presto risposte terapeutiche per gli ancora troppi unmet needs della medicina.
Il core business di Merck Serono si articola intorno a quattro macroaree terapeutiche: oncologia, immunologia, immuno-oncologia, neurologia. Trasversale a tutte è la ricerca sui biomarcatori, proteine o metaboliti, indicativi di un determinato stato biologico o del suo cambiamento, che possono rappresentare un prezioso strumento per terapie su misura, ma anche di medicina predittiva.
Un’altra area di ricerca riguarda lo sviluppo di nuovi device che consentano di facilitare l’autosomministrazione di alcuni farmaci, come nel campo della sclerosi multipla.
Tradotte in cifre, tutte queste attività comportano un investimento annuale in R&D pari a circa un miliardo di euro.
 
Anche l’Italia è coinvolta in maniera importante nelle attività di ricerca dell’azienda tedesca, e in questo la Merck Serono rappresenta una delle poche eccezioni nel campo delle multinazionali del farmaco: è impegnata nel 50% circa delle sperimentazioni cliniche in corso.
“Negli ultimi 4 mesi – ricorda Antonio Messina, Presidente e Amministratore Delegato Merck Serono Italia -  la dottoressa Jenkins ha visitato i nostri centri di ricerca di Tiburtina e di Ivrea, rimanendo favorevolmente impressionata della qualità e della eccellenze che ha trovato. Questo significa garanzia di stabilità e sicurezza per i ricercatori italiani del gruppo e coinvolgimento a lungo termine della R&D di Merck Serono nel nostro Paese. Questi elementi di eccellenza e il giudizio lusinghiero che abbraccia anche la ricerca accademica italiana, unitamente all’arrivo di procedure più snelle per l’approvazione degli studi di fase I, tradizionalmente appannaggio dei centri di ricerca del nord Europa, hanno convinto la lady di ferro della R&D di Merck Serono che i tempi sono maturi per portare i loro studi di fase I, ma anche di ‘start up’ e ‘feasibility’ in Italia. “Che significa – conclude Messina - arricchire il nostro Paese di scienza e di tante risorse”.
 
Maria Rita Montebelli

10 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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