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Arresto cardiaco. Al Gemelli di Roma un nuovo centro di eccellenza


Il 'Gemelli Cardiac Arrest Center' è un'iniziativa della nascente Onlus ‘Dona la Vita con il Cuore'. La nuova struttura cercherà di lavorare con approcci e terapie innovative, puntando molto sulla formazione. Lorenzin: "Questa eccellenza dimostra che in Italia non c'è solo malasanità".

26 MAR - Un progetto ambizioso e all’avanguardia, che contribuisce a collocare l’Italia tra i Paesi top in ambito cardiologico. E’ il ‘Gemelli Cardiac Arrest Center’ (Centro per la cura avanzata dell’arresto cardiaco), che rappresenta anche la prima iniziativa dalla nascente Onlus ‘Dona la Vita con il Cuore’, nata con l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica applicata all’assistenza dei malati cardiopatici e di mettere a punto protocolli di prevenzione delle più gravi malattie cardiovascolari. Il nuovo centro è stato presentato oggi a Roma presso la Sala dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati.

Il ‘Gemelli Cardiac Arrest Center’ cercherà di lavorare con approcci e terapie innovative, all’interno dell’Area emergenza-urgenza del Policlinico Gemelli. E, oltre al programma d’assistenza ai malati, curerà l’organizzazione di una formazione sul soccorso in emergenza al personale sanitario, ma anche a volontari e cittadini comuni. Questa offerta formativa spazierà dall’apprendimento dei cosiddetti “gesti semplici che salvano la vita”, come il massaggio cardiaco esterno, fino all’apprendimento di tecniche di rianimazione avanzata con l’utilizzo di tecnologie di supporto artificiale delle funzioni vitali.

Da parte sua, la Onlus è nata dall’impegno di esponenti di spicco della comunità scientifica e della società civile, che hanno deciso di sostenere il Policlinico Gemelli, riconoscendosi nei valori solidaristici che ispirano l’ospedale universitario della Cattolica. Tra i soci fondatori di ‘Dona la vita con il Cuore’, assieme al professor Maurizio Massetti, presidente della Onlus, figurano il Cardinale Giovanni Lajolo, in qualità di presidente onorario,  Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Maurizio Guizzardi, direttore del Policlinico A. Gemelli, Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari, Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, ricercatori della Facoltà di Medicina, pazienti in cura per malattie cardiovascolari e autorevoli esponenti del mondo delle professioni e dell’imprenditoria. La Onlus ha lo scopo di raccogliere risorse necessarie a promuovere e sostenere il progresso della medicina e della ricerca scientifica, ma anche di finanziare il settore dell’assistenza sociale e sanitaria, nel campo delle malattie cardiovascolari.

“Oggi inauguriamo un nuovo tassello di eccellenza per la cura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari – ha sottolineato il ministro Beatrice Lorenzin –. Il lavoro della neonata onlus testimonia pienamente il ruolo imprescindibile del terzo settore per incentivare la raccolta di fondi e per mobilitare il territorio e la comunità. Questo sforzo consente a molti cittadini di accedere a tecnologie e a farmaci sempre più avanzati”. Il ministro ha poi evidenziato il ruolo del Gemelli, “che costituisce un autentico pilastro per il nostro sistema sanitario e che ci regala un altro fiore all’occhiello, permettendo all’Italia di mantenere livelli di eccellenza nel confronto con gli altri Paesi. Troppo spesso si parla di malasanità, dimenticando i livelli elevatissimi raggiunti dal nostro Paese in particolare nel campo della cardiologia, dove non dobbiamo invidiare nessuno”.

Ma l’azione della Onlus pone al centro dell’attenzione anche temi focali “come la prevenzione e il raccordo sul territorio con le famiglie – ha aggiunto Lorenzin – Dobbiamo lavorare sempre di più sugli stili di vita, in particolare per quanto riguarda alcol e tabagismo tra i giovani, perché su questi temi non si è mai abbastanza insistenti. A partire dall’educazione nei primi anni di vita, dobbiamo costruire un nuovo modello culturale”. Ma per farlo “bisogna continuare a puntare sulle eccellenze, limitando invece gli sprechi”. E non sono poche le sfide che ci attendono “dato che la sanità sarà uno dei capisaldi dell’Italia durante il semestre europeo. Abbiamo già dato il buon esempio, in quanto siamo uno dei pochi Paesi ad aver attuato la direttiva sull’assistenza transfrontaliera. Il prossimo passo è creare condizioni di attrattività per chi viene dall’estero”.

L’attenzione alla cardiologia tira automaticamente in ballo il tema della ricerca “che è il pilastro su cui abbiamo fondato la nuova onlus – ha spiegato Giovanni Schiavoni, cardiologo del Policlinico Gemelli e membro fondatore di ‘Dona la Vita con il Cuore’ – L’interesse per la ricerca si è progressivamente affievolito e questo è un fatto gravissimo. Basti pensare che, negli ultimi 5 anni, gli investimenti in ricerca per le scienza della vita hanno registrato una riduzione del 45%. Siamo trentesimi sui 34 Paesi Ocse per fondi pubblici alla ricerca, ma siamo ottavi per quanto riguarda la produzione di lavori scientifici e le citazioni bibliografiche. Si tratta di un paradosso da correggere al più presto”.  Il Policlinico Gemelli ha promosso questo progetto “reclutando le migliori risorse della struttura – ha proseguito – e si farà così promotore di un’iniziativa d’eccellenza, nel campo della terapia delle malattie cardiovascolari acute, simile a quelle già inaugurate con successo negli Stati Uniti, come il rinomato ‘Center of Resuscitation Science’ dell’Università della Pennsylvania”.

Non si tratta però di un’iniziativa isolata, “dato che da tempo stiamo cercando di coniugare la riduzione degli sprechi con gli investimenti in innovazione tecnologica e in organizzazione – ha ricordato il direttore del Policlinico, Maurizio Guizzardi – E siamo impegnati ad affrontare il tema nodale della competitività, cercando di attrarre risorse dall’industria, perché oggi le grandi sfide della sanità si giocano anche su questo campo”.  Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Gemelli, ha poi osservato che “esistono purtroppo alcune patologie cardiache che mantengono una prognosi grave nonostante le cure appropriate: tra queste, l’infarto acuto complicato del muscolo cardiaco, la morte cardiaca improvvisa e la grave insufficienza cardiaca acuta e cronica. Possono colpire tutte le fasce di età, con o senza sintomi premonitori e, quando non letali, sono responsabili di gravi disabilità dei pazienti e grandi sofferenze per le loro famiglie: meno del 5% delle persone colpite da arresto cardiaco fuori da un ospedale ha la vita salva e senza handicap maggiori. Altrettanto grave è la prognosi di un infarto acuto del miocardio in cui il 40% del cuore risulti compromesso: solo un paziente su due riesce a sopravvivere in queste circostanze”.

Per tentare di incidere su queste cifre drammatiche, “un aspetto ineludibile è quello espresso dalla formazione, che dovrebbe riguardare la fetta più ampia possibile di popolazione – ha auspicato Maurizio Massetti, direttore della Uoc di Cardiochirurgia del Gemelli e presidente della Onlus - Considerando quanti episodi di infarto avvengono per la strada o tra le mura domestiche, è importante l’apporto di tutta la cittadinanza. Anche perché i primi minuti sono decisivi per le possibilità di salvataggio”. Per quanto riguarda i medici, “bisogna sempre lavorare sulla base di un approccio multidisciplinare, come dimostra il nuovo centro che, infatti, è composto da medici di pronto soccorso, rianimatori, cardiologi, cardiochirurghi, neurologi e cardioanestesisti”.

 

26 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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