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Congresso cardiologia Usa. L’asma aumenta il rischio di infarto 

di Maria Rita Montebelli

Due studi presentati al congresso dell’American Heart Association dimostrano che gli asmatici sono maggiormente esposti al rischio di andare incontro ad un infarto, fino al 70%, durante le riacutizzazioni. Gli esperti invitano dunque i pazienti asmatici a fare molta attenzione alla comparsa di un dolore toracico

18 NOV - Una recente riacutizzazione di una bronchite cronica asmatiforme o una condizione asmatica di importanza tale da richiedere un trattamento quotidiano, sono condizioni che fanno aumentare in modo notevole il rischio di infarto, secondo i risultati di una ricerca presentata al congresso dell’American Heart Association.
 
“I medici devono fare ogni sforzo per tenere sotto controllo tutti i fattori di rischio cardiovascolari modificabili nei soggetti asmatici”, sostiene Matthew C. Tattersall, autore dello studio e professore associato di medicina presso la Divisione di Cardiologia dell’Università del Wisconsin-Madison School of Medicine and Public Health.
 
Questo studio ha coinvolto 6.792 persone dello Studio Multietnico sull’Aterosclerosi (MESA) che rileva sul nascere ogni segno di una patologia cardiovascolare. Le persone coinvolte nello studio avevano in media 62 anni, per il 47% erano maschi, il 28,4% bianchi, il 28% neri americani, il 22% ispanici e il 12 asiatici.
 
Dopo gli opportuni adeguamenti statistici per i fattori di rischio cardiovascolari tradizionali, i ricercatori hanno evidenziato che le persone asmatiche in terapia quotidiana con farmaci per questa patologia, nel corso di 10 anni di follow up sono risultate a maggior rischio di infarto, ictus o condizioni similari, rispetto ai non asmatici.
 
Asma e malattie cardiache hanno in comune la presenza di livelli di infiammazione; in questo studio, gli asmatici in terapia, rispetto ai non asmatici presentavano livelli di elevati di marcatori dell’infiammazione, quali proteina C reattiva e fibrinogeno. Gli asmatici che non richiedevano un trattamento quotidiano, avevano livelli intermedi tra la popolazione generale e gli asmatici in terapia.
 
Un altro studio condotto nella contea d Olmstead (Minnesota) ha confrontato 543 pazienti colpiti da infarto con 543 soggetti confrontabili per età (l’età media era di 67 anni), genere (il 44% era di sesso femminile) e appartenenza etnica (95% di origine caucasica). Anche in questo caso, dopo aver escluso l’interferenza dei fattori di rischio tradizionali, quali obesità, ipertensione, fumo, diabete e ipercolesterolemia i ricercatori hanno evidenziato che il rischio di infarto negli asmatici era superiore del 70% ai non affetti da questa patologia. I più a rischio, anche in questo caso sono risultati quelli con la malattia in fase attiva; questa categoria di pazienti presentava infatti in rischio doppio di incorrere in un infarto rispetto agli asmatici senza riacutizzazioni recenti della patologia.
 
“Un dolore o un fastidio toracico possono essere confusi da questi pazienti con un sintomo d’asma. Visti questi risultati – sostiene Young J. Juhn, autore dello studio Olmstead County e professore di pediatria alla Mayo Clinic ( Rochester, USA) - è invece opportuno che i pazienti asmatici prendano molto sul serio un dolore toracico e si rivolgano prontamente al medico”.
 
Maria Rita Montebelli

18 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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