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Congresso di cardiologia Usa. Energy drink? Tenere i bambini alla larga

di Maria Rita Montebelli

Uno studio presentato al congresso dell’American Heart Association a Chicago rivela che l’assunzione di energy drink ricchi di caffeina è particolarmente pericolosa nei bambini. Possono causare gravi complicanze cardiache e neurologiche, dalle aritmie, alle convulsioni. Numerose ogni anno le degnazioni ai centri anti-veleni americani

19 NOV - Oltre il 40% delle segnalazioni di eventi avversi associati al consumo di energy drink giunte ai centri anti-veleni americani, riguardano bambini con meno di sei anni. Alcuni di loro, dopo aver assunto una di queste bevande, hanno presentato gravi sintomi cardiaci o neurologici.
“Visto l’elevato numero di segnalazioni di disturbi cardiaci e neurologici gravi conseguenti al consumo di energy drink, che pervengono ogni anno – sostiene Steven Lipshultz, autore dello studio e direttore della pediatria alla Wayne State University - questa elevata percentuale di casi rilevati nei bambini è per noi motivo di grande preoccupazione”.
 
I ricercatori hanno esaminato i casi registrati nel data base nazionale dell’American Association of Poison Control Centers che raccoglie le segnalazioni, pervenute dal pubblico e dai medici ai 55 centri anti-veleni del Paese, relative all’esposizione (per ‘esposizione’ si intende contatto certo o sospetto con qualunque sostanza ingerita, inalata, assorbita, applicata o iniettata nel corpo) a sostanze varie.
 
Su 5.156 casi riferiti di ‘esposizione’ a energy drink, il 40% riguardavano bambini di meno di sei anni e non risultavano intenzionali (cioè non prevedibili o volute). Sono state segnalate conseguenze di gravità moderata o severa nel 42% dei casi riguardanti l’ingestione di energy drink miscelati a bevande alcoliche e nel 19% dei casi di energy drink non mischiati ad alcol.
 
Nel 57% sono stati segnalati effetti sul cuore (alterazioni del ritmo e anomalie di conduzione) e nel 55% dei casi complicanze neurologiche (convulsioni, fino allo stato epilettico).
“Gli energy drink non devono assolutamente entrare nella dieta dei bambini – ribadisce Steven Lipshultz - e in generale, chiunque abbia delle patologie cardiache, neurologiche o altre condizioni mediche importanti dovrebbe controllare con il proprio medico se può assumere queste bevande senza correre rischi”.
Gli energy drink possono contenere caffeina in quantità importanti, sia come sostanza aggiunta, sia in quanto contenuta in fonti naturali; questo può causare tachiaritmie e rialzi pressori.
 
Sono proprio gli energy drink contenenti caffeina proveniente da fonti diverse quelli collegati al maggior numero di effetti indesiderati, che in genere riguardano i sistemi nervoso, digerente e cardiovascolare.
 
Alcune di queste bevande possono contenere fino a 400 milligrammi di caffeina per lattina o bottiglietta; una quantità rilevante se si considera che una tazza di caffè ne contiene non più di 100-150 mg. L’avvelenamento da caffeina si verifica negli adulti quando si superano i 400 mg al giorno, negli adolescenti al di sopra dei 100 mg al giorno e nei bambini di età inferiore ai 12 anni, quando si supera la dose di 2,5 mg per chilo di peso corporeo.
 
A peggiorare le cose c’è il fatto che molti degli ingredienti contenuti negli energy drink e che non si sa se in qualche misura possano contribuire a determinare questi effetti indesiderati, non sono mai stati specificamente testati nei bambini per verificarne la safety.
 
Nel 2010 l’FDA ha proibito gli energy drink contenenti alcol, ma c’è chi continua ad aggiungerlo a queste bevande. E naturalmente le segnalazioni ai centri anti-veleni non consentono di conoscere l’entità del problema nella sua interezza perché molte persone non lo riportano.
 
“I dati ufficiali – sostiene Lipshultz – rappresentano probabilmente la punta dell’iceberg. Sarebbe utile rendere più chiara l’indicazione del contenuto di caffeina e le potenziali conseguenze per la salute e naturalmente bisognerebbe continuare a fare di tutto perché i bambini non li bevano, magari accidentalmente”.
 
 
Maria Rita Montebelli

19 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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