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Tromboembolia venosa. Edoxaban più efficace di warfarin nel lungo termine

di David Douglas

L’anticoagulante edoxaban sarebbe migliore rispetto al warfarin nei trattamenti a lungo termine dei pazienti con tromboembolia venosa. A dimostrarlo è uno studio coordinato da Gary Raskob, dell’Università dell’Oklahoma, e pubblicato su Lancet Haematology. “I nostri risultati – ha dichiarato Raskob – indicano che, somministrato una volta al giorno, edoxaban è più efficace e rappresenta un’alternativa più conveniente al farfari".

05 APR - (Reuters Health) - Secondo quanto riportato dagli stessi autori, anche se le linee guida raccomandano di non prolungare l’uso degli anticoagulanti oltre i tre mesi, “il rischio di recidive è notevole nei pazienti con tromboembolia venosa e molti di questi malati hanno bisogno di continuare a prendere anticoagulanti anche per più di tre mesi”.
 
I ricercatori hanno analizzato i risultati provenienti da 3.633 pazienti trattati con eparina ed exoban, dai tre ai 12 mesi, che sono stati messi a confronto con 3.594 malati trattati con eparina e warfarin. La durata media della terapia è stata di nove mesi. Dopo i primi tre mesi, una recidiva di tromboembolia venosa è stata registrata nell’1,1% dei pazienti in terapia con edoxaban e nell’1,2% dei malati trattati con warfarin. Tra tre e sei mesi, il numero dei casi è stato di 0,7% e di 05%, rispettivamente. Mentre tra sei e 12 mesi, i casi si sono ridotti a 0,2%, tra i pazienti trattati con edoxaban, contro 0,8% tra quelli in terapia con warfarin. Tra gli altri dati raccolti, i ricercatori hanno evidenziato che l’incidenza di emorragie era dello 0,3% tra il gruppo di pazienti in terapia con edoxaban, contro lo 0,7% tra quelli trattati con warfarin. Dunque, “l’uso di edoxaban consentirebbe di prolungare la terapia anticoagulante in molti pazienti e aiutare a ridurre il rischio di recidive di tromboembolie venose”, ha concluso Gary Raskob, dell’Università dell’Oklahoma.

Secondo Jerrold Levy, del Duke University Hospital di Durham, in North Carolina, che ha firmato un editoriale che accompagnava l’articolo, “lo studio dimostra che edoxaban è un’alternativa al warfarin nelle terapie a lungo termine per la prevenzione secondaria di tromboembolie venose. L’unico studio che ha in passato paragonato un anticoagulante al warfarin – ha spiegato l’esperto – è stato il trial REMEDY, che ha messo a confronto dabigatran con warfarin, dimostrando che, in trattamenti dai 6 ai 36 mesi, le due molecole erano simili nell’efficacia, con una minore incidenza di emorragie importanti per dabigatran”.
 
Fonte: Lancet Haematol 2016

David Douglas

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

05 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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