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Cuore. Dopo un’angioplastica occhio alle apnee notturne

di Kathryn Doyle

Secondo i risultati di uno studio giapponese, pubblicato dal Journal of the American Heart Association, dopo un angioplastica coronarica, i disordini respiratori del sonno non trattati, come russamento o apnee notturne, possono aumentare il rischio di infarto o ictus.

16 GIU - (Reuters Health) - Lo studio – condotto da Toru Mazaki del dipartimento di cardiologia dell’Ospedale Centrale di Kobe – ha evidenziato che i pazienti che hanno subito un intervento di angioplastica mostrano il doppio di probabilità di avere insufficienza cardiaca, attacco cardiaco o un ictus, nei cinque anni successivi all’intervento, se avevano anche avuto problemi respiratori del sonno. E questa evidenza è probabilmente dovuta, secondo Mazaki, al fatto che i periodi alterni di ipossigenazione potrebbero aumentare lo stress o attivare risposte infiammatorie che danneggiano il cuore.
 
Le evidenze
La pericolosità dei disturbi respiratori nel sonno, in particolare l’apnea, era già nota da studi precedenti, soprattutto relativamente all’aumento del rischio di cardiopatie e ictus. Così i ricercatori del team di Mazaki hanno voluto verificare l’entità di un tale rischio tra i pazienti che hanno subito un’angioplastica. Allo scopo è stato monitorato il sonno di 241 pazienti circa una settimana dopo l’angioplastica, e più della metà mostravano disturbi respiratori nel sonno. Ebbene, nel corso di un follow-up durato in media 5,5 anni, sono deceduti 10 pazienti con disturbi respiratori del sonno e tre senza problemi respiratori del sonno. Inoltre, i principali eventi avversi, come infarto e ictus si sono verificati in più del 20% dei pazienti con problemi respiratori del sonno, contro l’8% di quelli senza problemi di respirazione.

Secondo Mazaki questi risultati sottolineano l’importanza di prendere in considerazione attentamente i disturbi respiratori del sonno nei pazienti cardiopatici che hanno subito un infarto e un’angioplastica. Questi disturbi sono spesso trascurati dai medici e invece, se diagnosticati tempestivamente, potrebbero essere affrontati adeguatamente.

Fonte: J Am Heart Assoc 2016

Kathryn Doyle

(Versione italian Quotidiano Sanità/Popular Science)

16 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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