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Melanoma metastatico: vemurafenib migliora la sopravvivenza


Risultati incoraggianti da uno studio clinico di fase III presentato all’Asco e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine. La piccola molecola di Roche è in grado di aumentare del 63% la sopravvivenza complessiva.

07 GIU - Sono stati presentati al Meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) i risultati dello studio di fase III (BRIM3) che dimostrano come vemurafenib migliori in modo significativo, rispetto alla chemioterapia, la sopravvivenza globale nei pazienti affetti da melanoma metastatico positivo alla mutazione del gene BRAF V600, precedentemente non trattati.
Nello studio, il rischio di decesso è risultato del 63% più basso per le persone a cui è stato somministrato vemurafenib rispetto a quelle trattate con chemioterapia. Inoltre, vemurafenib ha ridotto in modo significativo il rischio di peggioramento della malattia del 74% rispetto alla chemioterapia. Il profilo di sicurezza di vemurafenib si è rivelato in linea con gli studi clinici precedenti.
“I risultati dello studio BRIM3 sono estremamente incoraggianti, in quanto hanno dimostrato che vemurafenib non solo aumenta l'aspettativa di vita e riduce il rischio di peggioramento della malattia, ma riduce significativamente le dimensioni del tumore, un risultato importante per una malattia  devastante come questa”, ha dichiarato Hal Barron, chief medical officer di Roche. “Continueremo a lavorare in stretto contatto con le agenzie regolatorie per ottenere l'approvazione per l'impiego di vemurafenib e del test diagnostico correlato, in modo da poter offrire ai pazienti affetti da melanoma metastatico positivo alla mutazione del gene BRAF una soluzione personalizzata il prima possibile”.
Vemurafenib è una piccola molecola sperimentale, a somministrazione orale, progettata per inibire selettivamente una forma mutata cancerogena della proteina BRAF che si trova in circa la metà di tutti i casi di melanoma, la forma più aggressiva e mortale di tumore della pelle. I soggetti sono stati arruolati nello studio sulla base dello stato della mutazione BRAF, individuata tramite il test cobas 4800 BRAF V600, un dispositivo diagnostico sperimentale di Roche.
“Lo sviluppo congiunto del test sperimentale cobas BRAF e di vemurafenib mostra come il nostro approccio terapeutico personalizzato è sempre più vicino a diventare una realtà per i pazienti”, ha dichiarato Paul Brown, responsabile di Roche Molecular Systems. “Nello studio BRIM3 il nostro test sperimentale ha permesso di identificare in modo rapido e accurato i pazienti con melanoma metastatico idonei al reclutamento”.
I dati sono stati inoltre pubblicati ieri nell'edizione online del New England Journal of Medicine. 

07 giugno 2011
© Riproduzione riservata

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