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Angioedema ereditario. Pronto un registro unico e un network europeo dei centri di riferimento


Queste alcune delle principali novità emerse durante la consensus internazionale svoltasi a Gargnano (Bs). Cicardi (Itaca): “Per i pazienti si prepara una rivoluzione nella presa in carico”

28 SET - L’angioedema ereditario è una malattia rara dovuta alla carenza di una proteina plasmatica, il C1 inibitore. La malattia si manifesta con episodi ricorrenti di edema localizzato di tipo sottocutaneo o sottomucoso che possono colpire la cute (in qualsiasi parte del corpo), il viso, i genitali, la parete gastrointestinale oppure ancora le vie aeree superiori. “In assenza di diagnosi e terapie – spiega il Prof.Cicardi, Ordinario di Medicina Interna dell’Università Statale di Milano – circa il 25% dei pazienti affetti da angioedema ereditario va incontro alla morte per attacchi acuti della glottide”. 
 
Fortunatamente oggi contro questa rara malattia esistono diversi trattamenti. “Avendo identificato il meccanismo con cui avvengono gli attacchi – spiega Cicardi -  è stato possibile sviluppare dei farmaci in grado di controllarli. Negli ultimi 10 anni sono stati sviluppati 5 farmaci diversi, e in arrivo ce ne sono almeno altri 3 in grado di prevenire gli attacchi”. La sfida ora è assicurare ai pazienti la migliore presa in carico possibile: proprio di questo si è discusso durante il congresso internazionale dedicato appena conclusosi a Gargnano (BS). 

Le principali novità emerse durante la consensus internazionale sono la creazione di un registro condiviso a livello europeo per monitorare gli effetti dei trattamenti a lungo termine, l’applicazione di nuovi sistemi di misurazione dei benefici delle terapie – in termini di efficacia clinica e di miglioramento della qualità di vita – e la volontà di creare un network europeo di centri di riferimento selezionati in base a criteri precisi e severi, in linea con quanto dettato dalle direttive europee riguardanti le reti ERN. Il registro, dove sono già stati inseriti i 923 pazienti italiani attualmente in carico alla rete ITACA (Italian Network for C1 Inhibitor Angioedema), sarà disponibile a tutta la comunità scientifica per la metà di novembre. 
 
Il Registro
“I farmaci per l’Angioedema Ereditario vanno assunti per tutta la vita – spiega il prof. Cicardi -  quindi sarà fondamentale comprenderne gli effetti a lungo termine. Quando un nuovo farmaco viene immesso in commercio, l’EMA istituisce un registro di sorveglianza post-marketing, che però solitamente ha una durata troppo breve. Per questo abbiamo disegnato un registro di malattia, perché possa servire a tutti per un inserimento omogeneo dei dati. Utilizzando un unico database sarà molto più semplice e immediato controllare la significatività statistica degli effetti collaterali o degli eventi avversi riscontrati durante la somministrazione di uno o più farmaci e confrontarci con i colleghi. Per cominciare abbiamo inserito in un unico database tutti i 923 pazienti italiani attualmente in carico alla rete ITACA (Italian Network for C1 Inhibitor Angioedema). Abbiamo adeguato il database dal punto di vista informatico e di privacy e abbiamo successivamente iniziato ad ampliarlo coinvolgendo i colleghi europei. Per la metà di novembre il registro sarà disponibile a tutta la comunità scientifica, che ha dimostrato grande entusiasmo e la chiara volontà di prendere parte al progetto.”
 
La misurazione dei benefici
Mettere a disposizione dei pazienti le innovazioni farmacologiche è un dovere. È però anche un dovere calcolare in maniera oggettiva i costi e i benefici delle terapie, specie quelle più innovative.

“Prima di tutto è necessario determinare i benefici clinici che un farmaco ha su un paziente. Per fare questo servono parametri clinici universali, oggettivi. Per questo motivo durante la consensus abbiamo determinato due sistemi di misurazione dei benefici dei trattamenti farmacologici.
Il primo criterio è legato alla numerosità e gravità degli attacchi di edema: grazie a un diario il paziente può riferire su 7 parametri semplici ma precisi, che ci permettono di valutare in maniera oggettiva l’effetto del trattamento terapeutico.
Il secondo criterio è la qualità della vita: abbiamo elaborato un questionario, validato a livello internazionale, che ci aiuterà a capire come le terapie incidono proprio sulla vita dei pazienti.
Stiamo inoltre lavorando sull’elaborazione di un algoritmo dedicato ai marcatori biochimici in grado di indicare la gravità della malattia. Si tratta però di test piuttosto complessi, sebbene già eseguiti in alcuni centri, che nel futuro vorremmo rendere disponibili universalmente.”
 
Il network europeo dei centri di riferimento
Durante la consensus internazionale si è discusso però anche di un’altra sfida, quella di costituire un network dei centri di riferimento nazionali ed europei, che avranno dei requisiti molto severi: “Dovranno essere centri riconosciuti per la loro esperienza nel campo delle malattie rare, in grado di trattare sia adulti che bambini con tutti i farmaci necessari e di eseguire tutti gli esami richiesti”, spiega il dr. Zanichelli, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche Luigi Sacco, Università degli Studi di Milano.

“Il team dovrà lavorare in modo multidisciplinare, in collaborazione con chirurghi, gastroenterologi e dentisti, dovrà fare ricerca e partecipare al registro di malattia. Inoltre è richiesta la presenza di un medico sempre disponibile in caso di emergenza e di un infermiere dedicato. Infine, i centri dovranno tenere corsi di aggiornamento per medici e pazienti e collaborare con le associazioni”, continua Zanichelli. “Nel definire questi requisiti, che verranno poi monitorati da un organismo internazionale, abbiamo tenuto in considerazione anche le direttive europee riguardanti le reti ERN”.

28 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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