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Sugar-tax. Studio inglese calcola effetti sulla salute: decine di migliaia di obesi in meno, meno diabete e meno carie da curare

di Maria Rita Montebelli

Un gruppo di ricercatori britannici con il supporto di un team neozelandese ha studiato i vantaggi per la salute derivanti dall'imposizione di tasse sulle bevande zuccherate. Un'ipotesi allo studio del governo e che gli scienziati hanno analizzato nel dettaglio immaginando diversi scenari di risposta dell'industria alimentare alla nuova tassa. In ogni caso la salute della popolazione ne gioverebbe. Ecco come

17 GEN - La scorsa primavera il governo di Sua Maestà britannica ha proposto di introdurre una tassazione sui sof drink, a ‘intensità’ modulata sulla base del loro contenuto di zucchero (tasse alte per drink con > 8 gr di zucchero /100 mL, tasse moderate per drink con 5-8 gr di zucchero /100 mL, nessuna tassazione per concentrazione di zuccheri < 5 gr/100 mL).
 
Un gruppo di ricercatori di varie università inglesi (Oxford, Cambridge, Reading) e neo-zelandesi (università di Otago, Wellington), sotto la guida di Adam Briggs dell’Università di Oxford, ha fatto una simulazione dei possibili impatti sulla salute (da quello più ottimistico a quello peggiore) per la popolazione inglese, sulla base di tre diversi scenari di risposta da parte delle industrie produttrici di bibite zuccherate. Per questa simulazione sono stati presi in considerazione l’impatto sulla prevalenza di obesità, di carie dentali e di diabete di tipo 2.
 
Gli scenari relativi alle tre possibili risposte da parte dell’industria alimentare prevedevano la riformulazione degli ingredienti delle bibite, così da ridurre la concentrazione di zucchero, un aumento del prezzo del prodotto (per assorbire l’impatto della tassazione), una variazione dello share di mercato relativo alle bibite a concentrazione di zucchero alta, media e bassa (con uno spostamento dei consumi su quelle a contenuto medio-basso).
 
Ovviamente, sottolineano gli autori, lo scenario migliore per la salute in termini di risposta dell’industria sarebbe la riformulazione delle bibite che preveda una riduzione del contenuto di zucchero. Questo porterebbe ad una riduzione di 144.383 persone affette da obesità, tra adulti e bambini, delle attuali 15.470.813; le nuove diagnosi di diabete di tipo 2 per anno si ridurrebbero di oltre 19.000, mentre ci sarebbero ogni anno quasi 270.000 denti in meno da curare per carie o altri problemi.
 
Analizzando lo scenario ‘aumento dei prezzi delle bibite zuccherate’, nella migliore delle ipotesi la riduzione dei soggetti obesi si attesterebbe intorno a 81.594, i nuovi casi di diabete diminuirebbero di 10.861 l’anno e i denti da curare sarebbero ogni anno 149.378 in meno.
 
E per finire, lo scenario ‘ridistribuzione delle quote di mercato a favore delle bevande meno zuccherate’, nella migliore delle ipotesi porterebbe a ridurre di 91.094 persone la popolazione obesa, di 1.528 i nuovi casi di diabete l’anno e di 172.718 i denti da curare.
 
I benefici più consistenti per la salute orale e per l’obesità, prevedono gli autori, si registrerebbero nei soggetti al di sotto dei 18 anni, mentre le riduzioni assolute più importanti sul fronte del diabete si vedrebbero negli over 65.
 
Questo pubblicato su Lancet Public Health, è il primo studio ad aver calcolato l’impatto sulla salute di una tassa ‘modulata’ in base al contenuto di zucchero sui soft drink in Gran Bretagna; nelle simulazioni, gli autori si sono focalizzati su obesità, diabete e problemi dentari, patologie per le quali esiste un forte rapporto di causalità con il consumo di bevande zuccherate. Ma sarebbero auspicabili ulteriori studi, per valutare l’impatto della sugar-tax su una serie di patologie croniche che potrebbero dare segno di sé più avanti nel tempo, quali cardiopatie, ictus, dolori lombari, osteoatrite.
 
Ognuno dei tre possibili scenari di risposta dell’industria dei soft drink porterebbe secondo gli autori a notevoli guadagni per la salute, anche se il più favorevole è quello di una riformulazione degli ingredienti con una riduzione del contenuto di zucchero.
 
Uno studio questo che dovrebbe offrire ampi spunti di riflessione, tanto all’industria quanto ai politici. E il suo punta di forza – suggerisce nel suo editoriale Lennert Veerman, University of Queensland, Australia - sta nel fatto che l’industria ha una serie di possibili scelte di fronte all’introduzione della sugar-tax, ognuna delle quali con importanti conseguenze per la salute dei consumatori.
 
Maria Rita Montebelli

17 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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