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Fibrillazione atriale: un salto di qualità con i nuovi anticoagulanti


Dal Congresso della Società europea di cardiologia emergono i risultati delle ultime ricerche sulle nuove opzioni di trattamento per i pazienti con fibrillazione atriale e sugli anticoagulanti orali di ultima generazione.

05 SET - “Tradurre i recenti progressi scientifici in reali risultati terapeutici per i pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad anticoagulazione è una delle sfide chiave per ricercatori e clinici impegnati nel settore cardiovascolare”. A indicare la strada prossima ventura della ricerca e della pratica clinica per il trattamento della fibrillazione atriale è il Luis Zamorano (Direttore dell’Istituto Cardiovascolare di Madrid), intervenuto al Congresso 2011 della Società Europea di Cardiologia tenutosi nei giorni scorsi a Parigi.
La fibrillazione atriale colpisce circa il 2% della popolazione, con una prevalenza stimata in considerevole crescita per i prossimi decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione. “Le attuali Linee Guida ESC per la gestione dei pazienti con fibrillazione atriale – ha aggiunto Zamorano – lasciano ancora una serie di bisogni insoddisfatti nelle strategie correnti di terapia anticoagulante orale. Gli antagonisti della vitamina K e le eparine costituiscono gli attuali standard di cura ma vengono sotto utilizzati per la prevenzione dell’ictus a causa di una serie di complessità legate alla somministrazione, quali una finestra terapeutica stretta, la necessità di un monitoraggio continuo e il rischio di sanguinamento ed emorragie”.
I nuovi anticoagulanti orali offrono vantaggi significativi per via della facilità di impiego quali l’assenza di monitoraggio continuo e la flessibilità dei dosaggi con conseguente possibile miglioramento della compliance del paziente.
Fra gli anticoagulanti di ultima generazione, edoxaban, inibitore orale diretto del fattore Xa sviluppato Daiichi Sankyo. Il farmaco, da assumere in monosomministrazione giornaliera, ottimizza l’equilibrio fra prevenzione degli eventi trombotici ed effetti collaterali (quali il sanguinamento maggiore), venendo incontro alle difficoltà con cui si confrontano quotidianamente i medici nella gestione dei pazienti con fibrillazione atriale.
Edoxaban è stato lanciato lo scorso luglio per la prima volta in Giappone per la profilassi delle tromboembolie venose nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica, in particolare artroplastica totale di ginocchio, artroplastica totale di anca e chirurgia per frattura d’anca. “Edoxaban – ha ricordato Satoshi Kunitada, direttore del settore Sviluppo di Daiichi Sankyo a livello mondiale e scopritore della molecola – inibisce in modo specifico, reversibile e diretto il Fattore Xa, un fattore della coagulazione presente nel sangue. Il programma di sviluppo clinico globale di edoxaban, tuttora in corso, è focalizzato su indicazioni che comprendono la prevenzione dell’ictus e degli eventi embolici sistemici (SEE) nei pazienti con fibrillazione atriale e il trattamento e la prevenzione delle VTE ricorrenti. Questo programma di sviluppo include lo studio ENGAGE AF-TIMI 48 (a oggi il più grande studio randomizzato, in doppio cieco, multinazionale sulla fibrillazione atriale con l’arruolamento di oltre 21.000 pazienti) e lo studio HOKUSAI VTE (il più grande studio singolo di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, multinazionale, sul trattamento e la prevenzione della VTE ricorrenti)”. 

05 settembre 2011
© Riproduzione riservata

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