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QDiabetes: il calcolatore online per valutare il rischio di ammalarsi di diabete nei prossimi 10 anni

di Maria Rita Montebelli

La Gran Bretagna aggiorna il suo calcolatore per valutare il rischio di diabete di tipo 2 a 10 anni (QDiabetes-2018), validandolo sia nei maschi che nelle femmine. Nel nuovo algoritmo per il calcolo del rischio,troveranno adesso posto sia i fattori di rischio tradizionali (es. fumo, BMI) che altri emersi più di recente (es. essere in terapia con statine).Uno sforzo notevole che ha coinvolto 1457 ambulatori di medicina generale inglesi, interessando oltre 11,5 milioni di inglesi tra i 25 e gli 84 anni. In Italia non esistono strumenti del genere, ma secondo gli esperti sarebbero di grande utilità

22 NOV - Riuscire a prevedere o quanto meno a stimare il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 è molto importante per poter concentrare gli sforzi di prevenzione di questa pericolosa condizione, sempre più prevalente, sulle categorie di popolazione a più elevato rischio. La Gran Bretagna ha già da diversi anni implementato un calcolatore per la stima del rischio di diabete a 10 anni, il QDiabetes (http://www.qdiabetes.org/), la cui prima versione risaleal 2009; da allora è stato sottoposto a regolari aggiornamenti e la fascia d’età al quale è applicabile è stata nel tempo estesa dai 25-79 anni ai 25-84 anni.
 
Il QDiabetes è attualmente integrato nei sistemi computerizzati della medicina generale inglesee viene utilizzato all’interno del NHS inglese. Un recente aggiornamento delle linee guida NICE sulla prevenzione del diabete (2017) ha messo in luce delle condizioni di rischio non considerate in precedenza nel QDiabetes (sindrome dell’ovaio policistico, diabete gestazionale, ritardo dell’apprendimento, problemi di salute mentale); recenti trial clinici e studi osservazionali hanno infine messo in evidenza un rischio-diabete correlato alla terapia con statine o con antipsicotici atipici, anch’essi non considerati in precedenza nell’algoritmo del Qdiabetes.
 
Le linee guida inglesi raccomandano di avviare al dosaggio di glicemia a digiuno e/o dell’ emoglobina glicata, i soggetti che risultino ad elevato rischio di diabete sulla base del Qdiabetes, al fine di individuare chi ha già un diabete conclamato, chi è ad elevato rischio di progredire verso questa condizione e quelli a rischio moderato. A livello internazionale, c’è una certa disomogeneità tra le varie linee guida rispetto alla soglia di emoglobina glicata utilizzata per definire il gruppo ad alto rischio (le linee guida USA ad esempio indicano una glicata di 5,7-6,4%, quelli inglesi di 6,0-6,4%).
Alla luce di tutte queste considerazioni, gli esperti inglesi hanno dunque deciso di aggiornare l’algoritmo del QDiabetes (QDiabetes-2018) per incorporare tutti questi fattori nella stima del rischio di sviluppare un diabete di tipo 2.
 
“Il nuovo algoritmo validato dai medici di medicina generale in Inghilterra – commenta il professor Giorgio Sesti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia - offre un nuovo e semplice strumento per individuare le persone a rischio di diabete tipo 2 utilizzando solo dati anamnestici. L’algoritmo però ottiene i migliori risultati nell’identificazione dei soggetti a rischio che necessitano di un intervento di stile di vita quando è misurata la glicemia a digiuno. In Italia non esistono specifici algoritmi o calcolatori del rischio validati tenendo conto le caratteristiche cliniche e le abitudini di vita della popolazione. Potrebbe essere utile validare in Italia gli algoritmi attualmente utilizzati in altri Paesi o crearne uno specifico per la popolazione italiana.
 
Il British Medical Journal di questa settimana pubblica lo studio che ha consentito di mettere a punto l’aggiornamento delQDiabetes e di validarlo, confrontandone le performance con gli approcci abituali. Un’impresa questa che ha coinvolto 1457 ambulatori di medicina generale inglesi che hanno fornito informazioni al database del QResearch ; i dati provenienti da 1094 di questi ambulatori sono serviti per mettere a punto il calcolatore di rischio; quelli dei restanti 363 ambulatori, per validarlo.
 
Il database ha in questo modo messo insieme dati relativi a 11,5 milioni di persone di 25-84 anni (8,87 milioni la coorte per la definizione del calcolatore d rischio, 2,63 milioni la coorte di validazione), non affetti da diabete all’inizio dello studio.
 
Tra i fattori di rischio per diabete sono stati considerati quelli ‘classici’ e già inseriti nel QDiabetes (età, etnia, fumo, BMI, familiarità per diabete in un parente di primo grado, patologie cardiovascolari, ipertensione in trattamento, uso regolare di corticosteroidi) e altri ‘nuovi’, tra i quali l’essere in terapia con antipsicotici atipici, con statine, essere affetto da disturbo bipolare o schizofrenia, ritardo nell’apprendimento, diabete gestazionale, sindrome dell’ovaio policlistico. In aggiunta sono stati inseriti dati relativi a glicemia a digiuno e emoglobina glicata.
Il calcolatore è stato dunque calibrato e validato, non solo per maschi e femmine, ma anche per alcuni sottogruppi quali età, etnia, stato di malattia al momento basale.
 
Endpoint primario di questo studio di coorte in aperto prospettico erano i casi di diabete incidente registrati nei database dei medici di famiglia inglesi.
Nella coorte di derivazione sono stati registrati oltre 178 mila nuovi casi di diabete durante il follow-up (pari a 52,72 milioni di anni persona di osservazione); nella coorte di validazione i nuovi casi di diabete sono stati 62.326 (in 14,32 milioni di anni persona di osservazione).
 
Nel modello di calcolatore ‘A’ sono stati inclusi i fattori di rischio tradizionali(età, etnia, deprivazione, BMI, abitudine tabagica, anamnesi familiare per diabete in un parente di primo grado, malattie cardiovascolari, ipertensione in trattamento, uso regolare di steroidi) e quelli nuovi (essere in terapia con antipsicotici atipici o con statine, essere affetti da schizofrenia o disturbo bipolare, disturbo dell’apprendimento, diabete gestazione, sindrome dell’ovaio policistico per le donne).
 
Nel modello B di calcolatore, oltre alle variabili di rischio tradizionali e ‘nuove’ incluse nel modello A, è stata aggiunta anche la glicemia a digiuno.
 
Infine, nel modello C di calcolatore, è stata inclusa l’emoglobina glicata, al posto della glicemia a digiuno.
 
Il modello B è risultato quello con la maggior sensibilità nell’individuare i soggetti a rischio di sviluppare diabete di tipo 2 entro i successivi 10 annie che necessitano dunque di interventi e di follow-up più intenso. Il modello A tuttavia, non richiedendo esami del sangue, potrebbe essere utilizzato per individuare i soggetti a rischio da avviare agli esami di laboratorio, da includere nel modelli B e C.
 
Maria Rita Montebelli

22 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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