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La malattia del secolo? È l'allergia. Ne soffrono 15 milioni di italiani


In crescita le malattie allergiche. In Europa colpita una persona su quattro. Eppure i Piani Regionali non prevedono azioni di politica sanitaria per il 55% dei cittadini. La soluzione potrebbe in parte provenire dal web.

13 OTT - L'allergia potrebbe essere la malattia del ventunesimo secolo: nell’ultimo decennio è più che raddoppiato il numero di persone affette da disordini legati a questa patologia. Oggi in Europa il 25% della popolazione totale soffre di sintomi respiratori dovuti ai pollini e secondo stime della European Academy of Allergy and Clinical Immunology, entro il 2025 più del 50% della popolazione sarà affetta da patologie allergiche, e i più colpiti saranno i bambini.
Anche in Italia l'asma è diffusissima e le malattie allergiche sono la quarta patologia cronica più comune, che interessa 15 milioni di italiani. Eppure, nel nostro paese solo 8 le regioni che al momento prevedono espressamente linee di politica sanitaria in tema di allergopatie. Si tratta di Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Provincia autonoma di Bolzano, Toscana, Marche, Puglia, Calabria. Ciò vuol dire che per quasi il 55% degli italiani non sono previste azioni specifiche di prevenzione e cura per questo tipo di patologie. “L’aumento della prevalenza e dell’incidenza delle allergie – ha dichiarato Floriano Bonifazi, direttore del Dipartimento di malattie immuno-allergiche e respiratorie dell’Azienda Ospedaliera di Ancona – produce conseguenze significative sulla qualità della vita dei pazienti e sui sistemi sanitari, anche in termini di incremento dei costi. Eppure il nostro servizio sanitario nazionale non è pronto ad affrontare questa emergenza”.
I tipi di allergia sono diversi: alcune sono ambientali, ovvero dovute a sostanze presenti sia nei locali al chiuso (gli acari) che all'aperto (i pollini); altre sono di tipo alimentare, in esse la reazione si presenta a fronte dell'assunzione di alcuni cibi; altre ancora sono quelle da insetti, reazioni cutanee alla puntura di piccoli animali.
Le opzioni terapeutiche per la cura di queste manifestazioni variano dai trattamenti sintomatici a quelli che si concentrano sulle cause: secondo l’OMS la terapia standard è però l’immunoterapia (somministrazione di piccole dosi della sostanza che provoca l’allergia così da indurre la tolleranza nell’organismo), che è quella con la maggiore efficacia. Oltre a funzionare dal punto di vista della malattia, poi, i risultati di questo tipo di trattamento hanno un impatto significativo anche sui costi sanitari associati alle allergie, poiché, ad esempio, riducono il consumo di farmaci che si usano nella fase acuta.
Nonostante questo, nella pratica medica quotidiana in Italia si è visto un ritorno ai trattamenti sintomatici, quali gli antistaminici, gli antinfiammatori e i broncodilatatori, forse perché son troppo pochi i medici specialisti in questo settore. “Una professionalità specifica, quale l’allergologo, sarebbe in grado di gestire le opportunità terapeutiche di ultima generazione, come appunto l’immunoterapia”, ha infatti spiegato Bonifazi. Una figura, quella dell'allergologo, che tra l'altro è prevista dagli standard europei e dalle linee guida dell'Oms: “Teoricamente – ha continuato il medico dell'Ospedale di Ancona – dovrebbe essere previsto uno specialista ogni 50.000 abitanti, mentre in Italia il rapporto servizi di allergologia-abitanti è di 1/106.000”.
Da oggi c'è però uno strumento che potrebbe tornare utile alla cittadinanza: si tratta di una piattaforma Web 2.0 reperibile al sito www.allergie.pazienti.org, dove i pazienti potranno entrare in contatto con il Centro allergologico più vicino (all’interno di una mappa di 50 centri AAITO - Associazione Allergologi ed Immunologi Territoriali Ospedalieri distribuiti su tutto il territorio nazionale). Linnea Passaler, fondatrice del portale, ha spiegato quale sia l'intento del progetto: “Vogliamo aiutare i pazienti ad operare scelte più consapevoli per la propria salute, favorendo l’incontro fra la domanda e l’offerta, nonché un dialogo più aperto e costruttivo fra medico, paziente, strutture sanitarie e industria. E come farlo se non con uno strumento potente come il Web?”.

Laura Berardi 

13 ottobre 2011
© Riproduzione riservata

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