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Il sacro Graal del DG di Aifa. Competente ma “compromesso” o “vergine” ma incompetente?

di Fabrizio Gianfrate

Chi ha un elevato livello di competenza ed esperienza inevitabilmente ha o ha avuto rapporti professionali e/o di consulenza con industrie farmaceutiche e altri attori economici del sistema. Chi invece non li ha o non li ha avuti è perché probabilmente non abbastanza competente ed esperto. Su questo dilemma si gioca la scelta del prossimo Dg dell’Agenzia del farmaco dopo il ben servito a Melazzini

17 LUG - A.A.A. AIFA: cercasi DG “con qualificata e documentata competenza ed esperienza sia tecnico scientifica nel settore dei farmaci, sia in materia gestionale e manageriale”. E, agiungo io, astenersi perditempo e soggetti con conflitti d’interesse, anche pregressi, e appartenenti establishment.
 
La prima osservazione d’acchito, laterale, è che a fronte di un annunciato cambio di governance, il DG AIFA andrebbe selezionato con caratteristiche per quella nuova, quando definita. Non sapendo oggi quale sarà, sembra come cercare un pilota senza sapere bene se per un’auto, un aereo o un’astronave.
 
Nell’inserzione il punto sul conflitto d’interessi l’ho, come detto, aggiunto io, fuori dall’originale virgolettato preso dal comunicato ministeriale, che in merito richiede solo un’autocertificazione. L’ho inserito pensando alla filosofia pentastellata, leggendo le diverse dichiarazioni della stessa Ministra nei mesi e anni scorsi, e soprattutto perché quasi tutti i DG passati proprio di quello sono stati accusati per essere rimossi, come pure un presidente e un celeberrimo farmacologo.
 
Il punto, detto in modo un po’ manicheo, è che chi ha un elevato livello di competenza ed esperienza inevitabilmente ha o ha avuto rapporti professionali e/o di consulenza con industrie farmaceutiche e altri attori economici del sistema. Chi invece non li ha o non li ha avuti è perché probabilmente non abbastanza competente ed esperto.
 
I primi, chiamiamoli “senior”, dai pregressi rapporti hanno tratto legittimi e meritati guadagni, cioè ricevuto denari da quelle stesse industrie che domani valuteranno consentendo loro maggiori o minori profitti (es.: prezzo e rimborsabilità), decidendone così anche la competitività tra esse. Precedenti collaborazioni e consulenze che si trascinerebbero l’inevitabile loro corredo di gratitudini e ingratitudini maturate, maggiori e/o minori con l’una e/o con l’altra industria e con le relative persone responsabili, delle cui carriere il DG AIFA può diventare arbitro indiretto.
 
Uno storico di rapporti, insomma, come parte fisiologica e normale di vita professionale, eppure capace in potenza d’inquinare ogni decisione istituzionale futura nel bene e nel male, anche se col solo sospetto. Pure se infondato ma facile da strumentalizzare. Per questo la “moglie di Cesare” deve essere tenuta al di sopra di ogni sospetto.
 
E che non abbia fatto parte di precedenti establishment, che nel mood corrente è esecrabile macchia umana alla Philip Roth, ormai percepita con la competenza e la cultura (mi scuso per la parolaccia) una sorta di disvalore, nell’esaltazione de “l’uomo senza qualità” di Musil, già prodromo populista delle sventure autoritarie del secolo breve.
 
Però così, tra “senior” competenti ma dai pregressi critici, e “non senior” illibati ma non adeguatamente competenti, la figura ideale appare pressoché impossibile da trovare: esperta ma vergine da rapporti pregressi con chi poi valuterà. Insomma un Unicorno, un Graal, il paradosso di Epimenide, il Comma 22, il test della Kobayashi Maru.
 
Il principio vale anche per eventuali ripescaggi di ex DG, quasi sempre andati via da AIFA con le carte bollate in mano. Un cui improbabile ritorno, in quei casi, ricorderebbe il Medardo Visconte dimezzatodi Calvino, tagliato a metà da una cannonata in guerra contro i Turchi e che tornò a casa ricucito, ma la metà rimasta, e quindi tornata, era quella cattiva.
 
Ma siccome una soluzione bisogna pure trovarla, il sogno dell’ideale perseguito è destinato a morire all’alba, ucciso dall’inevitabile compromesso pragmatico di real politik. Ecco allora, seguendo Adorno, tra “theorie und praxis” vince la seconda, in un trade-off ballerino su un lungo e affilato gradiente tra navigata esperienza e virginale illibatezza.
 
Già m’immagino le tante candidature in arrivo dei neo-convertiti al nuovo corso, i Fregoli sempre filogovernativi chiunque comandi (“Franza o Spagna purché se magna”), ad affannarsi a candeggiare il proprio Cv per salire sul carro gialloverde del vincitore, calpestandosi disordinatamente l’uno sulle spalle sudate dell’altro. Soffrono, anzi s’offrono.
 
Insomma, cara Ministra, mai come in questo caso occorrerà un saggio per riconoscere un saggio. Allora a Lei vadano i più sinceri auguri di trovare la persona giusta.Non sarà facile. Perché, gentilissima, in Italia la libertà ci sarebbe pure, a mancare sono gli uomini liberi.
 
Prof. Fabrizio Gianfrate
Economia Sanitaria

17 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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