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Allarme benzodiazepine negli Usa: 1 anziano su 4 ne abusa e la colpa è di prescrizioni inappropriate

di Maria Rita Montebelli

Sono farmaci che secondo le linee guida non andrebbero prescritti al di sopra dei 65 anni e comunque solo per brevi periodi. Ma uno studio americano rivela che un anziano su 4 è a rischio di prescrizione non controllata e le assume continuativamente anche per periodi di molti mesi. Peraltro fuori indicazione. Nella maggior parte dei casi infatti la condizione per la quale vengono prescritte sono i disturbi del sonno. Che paradossalmente potrebbero anche aumentare con l’uso cronico. Senza contare che espongono al rischio di cadute e di fratture.

10 SET - E’ una sorta di malcostume consolidato sotto gli occhi di tutti, ma adesso gli psichiatri delle Università del Michigan e della Pennsylvania lanciano un vero e proprio allarme dalle pagine di JAMA Internal Medicine. Un adulto su quattro al quale vengono prescritte benzodiazepine per varie indicazioni, finiscono per farne un uso – ovvero un abuso – cronico.
 
E questo nonostante non siano mancati negli anni gli appelli ad evitare l’uso di questi farmaci, soprattutto negli anziani, per l’aumentato rischio di cadute e di fratture oltre agli altri effetti collaterali che emergono con un uso cronico.
 
Gli autori dello studio hanno analizzato una popolazione a basso reddito dello stato della Pennsylvania e dai risultati acquisiti ritengono che ci sia urgente necessità di mettere in campo dei programmi educativi, per i medici non specialisti e per il pubblico, circa i rischi associati con l’impiego di questi farmaci.
 
Su 576 adulti che avevano ricevuto la loro prima prescrizione di benzodiazepine tra il 2008 e il 2016 infatti, ben 152 di loro era ancora in terapia con questi farmaci a distanza di un anno. L’analisi ha preso in considerazione solo le prescrizioni non psichiatriche di questi farmaci, cioè quelle erogate dai medici della famiglia o da altri specialisti, che sono poi la stragrande maggioranza di tutte le prescrizioni per benzodiazepine.
 
A rischio particolare di prosecuzione a lungo termine della terapia sono i pazienti di razza caucasica, oltre ai pazienti ai quali dall’inizio è stato prescritto un elevato dosaggio di benzodiazepine.
Gli autori dello studio hanno inoltre calcolato che per ogni 10 giorni in più di prescrizione, il rischio di un uso di benzodiazepine a lungo termine arrivava quasi a raddoppiare nell’anno successivo.
 
“Tutto questo suggerisce – afferma Lauren Gerlach, psichiatra geriatra della University of Michigan – che dobbiamo aiutare i medici ad avviare la prescrizione di benzodiazepine avendo già ben chiaro in mente quando sospenderle, ad iniziare con prescrizioni di breve durata e ad impegnare i pazienti in conversazioni sul fatto che sia necessario tornare a valutare i loro sintomi a breve, per poter iniziare a scalare il dosaggio di questi farmaci. E’ importante anche informare i medici che per questi pazienti esistono alternative di trattamento non farmacologico altrettanto efficaci, come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale”.
 
Dallo studio emergono anche altri aspetti ‘preoccupanti’ secondo gli autori. Il primo è che molti degli utilizzatori di benzodiazepine a lungo termine non avevano ricevuto questa prescrizione per un problema di sindrome ansioso-depressiva; al contrario, molti di loro lamentavano dei disturbi del sonno, nonostante questa categoria di farmaci non sia indicata nel lungo periodo per questa tipologia di disturbi, anche perché paradossalmente nel lungo termine possono addirittura peggiorare la qualità del sonno.
 
I dati analizzati in questo studio sono quelli provenienti dal Supporting Seniors Receiving Treatment and Intervention (SUSTAIN), un servizio che complementa la copertura dei farmaci offerta da Medicare per gli anziani a basso reddito e per i pazienti in trattamento psichiatrico. I pazienti inclusi nello studio avevano in media 78 anni al momento della prima prescrizione di benzodiazepine (un’età ben al di sopra di quella raccomandata dalle linee guida americane, secondo le quali questi farmaci andrebbero prescritti solo in casi particolari nei soggetti al di sopra dei 65 anni). Sebbene inoltre le linee guida suggeriscano di prescrivere benzodiazepine solo per brevi periodi, molti dei pazienti analizzati da questo studio le assumevano da molti mesi.
 
“Visto che gli psichiatri vedono solo una piccolissima parte degli adulti con problemi di salute mentale – riflette la Gerlach - dobbiamo assolutamente dare un supporto ai medici di famiglia e agli altri specialisti affinché gestiscano meglio questi pazienti. Dobbiamo aiutarli a ragionare in maniera critica e a riflettere sul fatto che alcune delle loro prescrizioni espongono questi pazienti al rischio di un’assunzione a lungo termine di questi farmaci”.
 
Maria Rita Montebelli

10 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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