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Diete dimagranti. Attenzione a quelle suggerite dal web: nella quasi totalità dei casi sono bufale

di Maria Rita Montebelli

Non è solo l’Italia ad essere afflitta da schiere di millantatori e imbonitori televisivi o via web che promettono risultati miracolosi con i loro consigli su come dimagrire. Il problema è purtroppo molto diffuso. Una proposta interessante viene dall’università di Glasgow, dove alcuni ricercatori hanno messo a punto una griglia di valutazione dell’affidabilità scientifica dei blogger più di tendenza. E la proposta è di utilizzarla per fare ‘pulizia’ in rete dei millantatori con tanti seguaci, ma senza titoli, né competenze scientifiche. Per evitare che facciano danni tra le schiere dei loro follower

02 MAG - Nelle conversazioni inerenti alle cosiddette ‘diete dimagranti’ (ma anche a tanti altri argomenti di salute), è impossibile al giorno d’oggi immaginare una conversazione riservata tra medico e paziente. Perché c’è sempre, ineludibile e inevitabile, un terzo intruso: il web, in tutte le sue forme, dai blog ai social media, al dottor Google.
 
L’argomento è stato affrontato da una ricerca inglese presentata nell’ambito dell’ultimo Congresso europeo sull’obesità (ECO) tenutosi di recente a Glasgow. Il verdetto degli esperti, forse largamente prevedibile, è stato implacabile e chiarissimo: solo uno su 9 ‘top blogger’ inglesi attivi sull’argomento, è in grado di offrire consigli nutrizionali/di gestione del peso corporeo credibili e affidabili.
 
Le discussioni inerenti alle ‘diete dimagranti’, ovunque si tengano e i social media non fanno eccezione, fanno tendenza e sono molto seguite. Purtroppo, come dimostra questo studio, non sono però quasi mai affidabili.
 
I top blogger messi sotto scrutinio dagli autori di questa ricerca, con un’unica eccezione, non hanno superato il test, perché non hanno dimostrato di possedere criteri di trasparenza, non fornivano referenze ‘evidence-based’, non risultavano affidabili e non aderivano ai dettami delle linee guida nazionali.
 
“Abbiamo scoperto – commenta Christina Sabbagh dell’Università di Glasgow che la maggior parte dei blogger non rappresentano fonti credibili di informazione su come gestire il peso corporeo, in quanto spesso presentano le loro opinioni come se fossero dei fatti e non seguono i criteri illustrati dalle linee guida nazionali. Questo è potenzialmente pericoloso, visto che i loro blog raggiungono una vasta audience”.
 
Gli autori dello studio hanno effettuato una ricerca sui siti online (compreso influence.co) volta ad individuare i 14 influencer più seguiti del Regno Unito nel campo del controllo del peso corporeo. Per entrare nella ‘top 14’, gli influencer dovevano avere un seguito di almeno 80 mila follower su almeno un social media, dovevano essere riconosciuti come ‘influencer’ nel loro campo su almeno due social e avere un blog su questi argomenti attivo.
I blog di nove influencer, pubblicati tra maggio e giugno 2018 sono stati analizzati e valutati sulla base di 12 indicatori di credibilità (trasparenza, uso di altre risorse, affidabilità, aderenza ai criteri nutrizionali, bias); il ‘test’ si riteneva superato al raggiungimento di una soglia del 70% di valutazioni positive.
 
Sono state inoltre selezionate le ultime 10 ricette proposte dai vari blog, analizzandole per il contenuto di calorie, carboidrati, proteine, grassi, grassi saturi, fibre, zuccheri e sale; i risultati così ottenuti sono stati quindi confrontati con quanto indicato dalla campagna di riduzione delle calorie ‘One You’ di Public Health England (PHE) e dal Traffic Light Scheme (etichetta nutrizionale ‘a semaforo’) della Food Standards Agency inglese.
 
I risultati della ricerca dimostrano che sette influencer fornivano consigli nutrizionali e sulla gestione del peso, mentre altri 5 non offrivano riferimenti basati sulle evidenze rispetto ai claim nutrizionali proposti o peggio presentavano le loro opinioni come dato di fatto. Cinque influencer non fornivano dichiarazioni di non-responsabilità e soltanto tre suggerivano delle ricette in linea con i target calorici di PHE e con i criteri dell’etichetta nutrizionale a ‘semaforo’.
 
Gli autori fanno notare che a passare il test con l’83% delle valutazioni positive è stato l’unico blogger con la qualifica di nutrizionista (iscritto all’Association for Nutrition inglese). Un altro influencer, un medico, non ha invece superato il test. I ‘voti’ più bassi (25%) sono toccati agli influencer senza qualifiche dietologiche specifiche.

“Al momento – commenta la Sabbagh – non esistono standard per valutare la credibilità dei blog degli influencer. Vista la popolarità e l’impatto che i social media hanno, bisognerebbe invece richiedere a tutti gli influencer di essere in possesso dei requisiti medico-scientifici per offrire consigli sulla gestione del peso online”.
 
Maria Rita Montebelli

02 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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