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Cancro al pancreas. Un farmaco sperimentale promette la cura definitiva


Si chiama MRK003 la molecola che sembra avere mostrato risultati promettenti su modello murino se usata in combinazione con la più comune gemcitabina. Già partiti i primi trial sugli esseri umani, che vogliono dimostrare sicurezza ed efficacia della combinazione dei farmaci.

22 FEB - La nuova arma contro il cancro al pancreas, uno dei tumore più aggressivi e dagli esiti peggiori, potrebbe arrivare dall’Università di Cambridge, dove una combinazione di farmaci ha dimostrato una efficacia mai osservata precedentemente. Lo studio che ne parla è stato pubblicato sulla rivistaJournal of Experimental Medicine.
 
I ricercatori hanno infatti testato la combinazione di gemcitabina con un farmaco sperimentale siglato MRK003 sui topi, ottenendo buoni risultati: il trattamento, moltiplicando gli effetti dei singoli farmaci, innescava una serie di eventi biologici che alla fine portavano alla morte delle cellule tumorali. Da maggio 2011 sono inoltre in atto i primi trial su esseri umani, e i primi risultati, ancora ufficiosi, parlano di una riduzione dei tumori nei pazienti sottoposti alla terapia. Questi test, una volta completati, daranno il quadro dell’efficacia del farmaco su un campione di circa 60 persone affette da cancro al pancreas in stadio avanzato.
Il nuovo farmaco, usato in combinazione alla gemcitabina già adoperata per infusione endovenosa per questi tipi di neoplasia, agisce su un particolare recettore, chiamato Notch. Questo, sia nelle cellule tumorali del pancreas che in quelle dell’endotelio coinvolte nella creazione di nuovi vasi sanguigni, aiuta il tumore a differenziarsi, a crescere e a nutrirsi. I ricercatori hanno scoperto che è proprio la combinazione dei farmaci a produrre l’effetto positivo, bloccando la produzione del recettore. “Abbiamo scoperto che le due molecole insieme innescano un effetto domino a livello molecolare, che riesce a spegnere il processo di sopravvivenza delle cellule malate, portando dunque il tumore stesso alla distruzione”, ha spiegato Duncan Jodrell, docente dell’ateneo inglese che ha condotto la ricerca. “Il trial clinico promette molto bene – ha continuato – speriamo che presto i nostri risultati si possano tradurre in una vera e propria terapia”.
 
Chiaramente la combinazione dovrà però prima essere a lungo testata,per appurarne la sicurezza e la reale efficacia. “Il primo risultato è proprio quello di essere approdati al primo studio sugli esseri umani”, ha concluso Jodrell. “Nonostante ci vorrà del tempo per dire se tutti i risultati positivi saranno confermati, siamo risoluti ad andare avanti con la ricerca”.
 
Laura Berardi

22 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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