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Sistema immunitario. A volte gli anticorpi non sono indispensabili


Le difese più specializzate non sono sempre quelle che aiutano a sopravvivere agli attacchi più pesanti degli agenti patogeni. Alcuni ricercatori dell'Harvard Medical School hanno scoperto nuove proprietà dei linfociti B e smentiscono l’importanza degli anticorpi per alcune patologie.

05 MAR - Dalla Harvard Medical School arriva una notizia che potrebbe sconvolgere tutto quello che i ricercatori sanno del sistema immunitario: l’idea che gli anticorpi permettano di sviluppare l’immunità a ogni virus che l’organismo incontra non è vero. I ricercatori hanno infatti dimostrato, in uno studio pubblicato su Immunity, come per alcuni tipi di infezioni virali sia più la collaborazione tra sistema immunitario specializzato e quello non specializzato ad aiutarci a combattere le patologie ed evitare le infezioni letali.
 
ll sistema immunitario è composto da due rami principali che lavorano insieme: il sistema innato e quello adattativo. La prima rappresenta la linea di difesa che risponde per prima alle infezioni, dunque attacca le cellule estranee tutte allo stesso modo, in maniera non specifica.  L'immunità adattativa, invece, è una difesa più sofisticata, formata da cellule, come i linfociti B, che creano anticorpi tarati sull'identità esatta di ogni agente patogeno e che dunque risponde esattamente ad esso. Quest’ultimo tipo di difesa è quella che impiega più tempo per attivarsi.
Tuttavia, i ricercatori avevano osservato che esistono virus che riescono ad attaccare l’organismo anche se sono presenti degli anticorpi specifici per essi. “I topi che vengono attaccati dal virus della stomatite vescicolare (VSV) possono subire un’infezione fatale al sistema nervoso centrale anche quando possiedono alte concentrazioni di anticorpi per il virus specifico nel loro sistema immunitario”, ha spiegato Ulrich H. von Andrian, ricercatore della Harvard Medical School. “Questa osservazione ci ha portato a ripensare il contributo del sistema adattativo alla risposta immunitaria all’infezione da VSV”.
Il team ha allora provato a studiare il virus in tutti quei topi che possedevano linfociti B, ma che non producevano anticorpi per il VSV.  Inaspettatamente, i ricercatori hanno così osservato che sebbene le prime cellule del sistema immunitario fossero indispensabili, la sopravvivenza al virus non dipendeva dalla presenza di anticorpi specifici, o da altri aspetti che tradizionalmente sono associati alla risposta adattativa. “Abbiamo capito che i linfociti B producevano una sostanza chimica necessaria per mantenere vivi i macrofagi, tra le principali cellule del sistema immunitario”, ha commentato Matteo Iannacone, altro ricercatore che ha lavorato allo studio. “Questi ultimi producevano interferoni di tipo I, ed erano proprio queste le proteine in realtà necessarie per prevenire l’attacco fatale del virus”.
 
Questi risultati dimostrano dunque come i linfociti B non necessitino per forza di meccanismi adattativi, come la produzione di anticorpi, ma siano direttamente collegati al sistema immunitario innato. “La scoperta contraddice le nostre conoscenze attuali: gli anticorpi non sembrano essere indispensabili per la sopravvivenza a virus come il VSV”, ha concluso von Andrian. “In più con questo lavoro osserviamo per la prima volta il ruolo dei linfociti B come custodi dei macrofagi. Questo potrebbe essere cruciale per comprendere il compito di anticorpi e dell’interferone nell’attività del sistema immunitario. Non solo per il virus della stomatite vescicolare, ma anche per altri, come rabbia, virus del Nilo occidentale o encefaliti”.
 
Laura Berardi

05 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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