Hiv e aterosclerosi subclinica precoce
di Will Boggs
Secondo i dati di uno studio in corso in Cina, l’infezione da HIV si associa a una prevalenza aumentata di aterosclerosi subclinica, specialmente nei giovani. “L’esordio precoce dell’aterosclerosi a causa dell’infezione da HIV nei giovani evidenzia marcatamente la necessità di screening precoci per la malattia e interventi per le persone con HIV”, osservano gli autori dello studio, che è stato condotto in Cina
28 NOV -
(Reuters Health) - Con l’aumento dell’aspettativa di vita dei soggetti con HIV, le malattie cardiovascolari sono diventate una delle cause principali di morbilità e mortalità. L’infezione da HIV e i farmaci usati per trattarla hanno effetti avversi sui meccanismi metabolici che contribuiscono all’aterosclerosi, ma studi sul rapporto tra HIV e aterosclerosi subclinica hanno fornito fino a oggi risultati contrastanti.
Lo studio
Il team della Fudan University di Shanghai -coordinato da Na He - si è servito dei dati della coorte partecipante alla Comparative HIV and Aging Research in Taizhou (CHART) per valutare l’associazione tra HIV e aterosclerosi subclinica, definita da uno spessore intima-media carotideo (cIMT) di almeno 780 um. La prevalenza di aterosclerosi subclinica era significativamente più elevata tra i 1.425 HIV-positivi che tra i 2.850 HIV-negativi (36,1% vs. 27,5%, P<0,0001).
Tale prevalenza era significativamente superiore negli HIV-positivi che negli HIV-negativi nelle fasce d’età dai 18 ai 29 anni (16,0% vs 2,5%), dai 30 ai 44 anni (24,0% vs. 14,4%) e dai 45 ai 59 anni (46,6% vs 37,6%), ma non in quella dai 60 ai 75 anni (66,5% vs. 66,1%).
Indipendentemente dal sesso e dal punteggio di Framingham sul rischio, l’HIV era associata a probabilità 8,84 volte superiori di aterosclerosi subclinica nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni, 2,09 volte superiori nella fascia 30-44 anni e del 54% superiori nella fascia tra i 45 e i 59 anni. Le probabilità non erano significativamente aumentate nei soggetti tra i 60 e i 75 anni.
Nelle persone positive ad HIV, il cIMT non era significativamente correlato alla via di trasmissione, agli anni trascorsi dalla diagnosi di HIV, alla conta delle cellule CD4 al nadir e, attualmente, allo stato terapeutico o all’HIV RNA inferiore a 200 copie per ml.
“Lo studio si aggiunge alle crescenti evidenze che l’HIV riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della malattia cardiovascolare aterosclerotica indipendente dagli effetti dei tradizionali fattori di rischio per malattie cardiovascolari, spesso comuni in persone con HIV e che si manifestano nel corso dell’invecchiamento”, afferma
David B. Hanna dell’Albert Einstein College of Medicine di New York City, non coinvolto nello studio. “Questo studio trasversale indica che l’aumento del rischio può estendersi anche ai giovani. Tuttavia, per confermarlo servono studi longitudinali sugli esiti clinici delle malattie cardiovascolari”.
Fonte: Lancet HIV 2019
Will Boggs
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
28 novembre 2019
© Riproduzione riservata
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