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Glioblastoma. Scoperta una proteina "salva tumore" che renderebbe le cure inefficaci


È uno dei tumori al cervello più comuni e letali. Secondo alcuni ricercatori statunitensi la resistenza di questo cancro è dovuta alla presenza, tra una cellula e l’altra, di una proteina che funziona come un allarme, innescando la risposta antivirale e rendendo inefficace il trattamento.

17 MAR - Le cellule del tumore al cervello, se infettate con un virus capace di ucciderle, innescano un allarme che avvisa le unità biologiche circostanti in modo che il cancro possa difendersi dall’attacco. Si tratterebbe di una particolare proteina, chiamata CCN1, che si trova nello spazio tra le cellule e che innesca la risposta antivirale. La scoperta, che potrebbe portare a nuove opzioni terapeutiche, è stata fatta da un team dell’Ohio State University Comprehensive Cancer Center ed è pubblicata su Cancer Research.
 
Ecco perché i virus oncolitici vengono contenuti e le terapie risultano meno efficaci.Ma il team di ricerca statunitense ritiene che alla luce di questa scoperta, bloccando la risposta all’infezione, si potrebbero migliorare gli outcome dei trattamenti virali per patologie come il glioblastoma. In futuro, dicono gli scienziati, si potrebbe anche sviluppare una terapia genica proprio a partire da questo. “Abbiamo osservato che nella matrice extracellulare la proteina CCN1 dirige una risposta antivirale impressionante, che riduce la replicazione del virus e che limita la sua efficacia”, ha spiegato Balveen Kaur, docente alla Ohio State. “I nostri risultati sono significativi perché mostrano un meccanismo mai osservato prima usato da queste cellule per rispondere all’attacco virale. Il tumore fa partire un messaggio che arriva a tutti i tessuti malati, i quali preparano una risposta”.
CCN1, inoltre, aiuta non solo le cellule tumorali ad attecchire, ma anche a migrare e proliferare, e risulta sovra espressa nel 68% dei casi di glioblastoma. I virus oncolitici sono agenti patogeni che si replicano nelle cellule tumorali e le uccidono. La terapia a base virale ha mostrato delle buone possibilità proprio nella cura di questo tumore cerebrale, che rappresenta la forma più comune e letale di cancro al cervello, e permette una sopravvivenza media di appena 15 mesi dalla diagnosi.
Il team ha scoperto che l’espressione della proteina è innescata dal virus oncolitico, ma non dalla chemioterapia o dalle radiazioni. Ciò significa che probabilmente quella osservata dai ricercatori è proprio la risposta dei tessuti malati all’infezione virale, che però avviene nello spazio extracellulare. “Soprattutto i risultati indicano dunque che è il meccanismo di trasmissione extracellulare a giocare un ruolo importante nella risposta antivirale del tumore”, ha concluso il ricercatore. “Questa nuova nozione potrà dunque essere usata per ottimizzare le future terapie geniche”.
 
Laura Berardi

17 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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