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Coronavirus. Anaao Veneto preoccupata per i medici: “Mancano kit ed informazioni adeguate”

di Endrius Salvalaggio

Il Veneto e la Lombardia sono state le prime due regioni a registrare casi di coronavirus in Italia. All’ospedale di Schiavonia si è registrato il prima decesso italiano per coronavirus. La struttura è rimasta chiusa e isolata per giorni. A 10 giorni dal primo caso, il segretario regionale Adriano Benazzato torna a denunciare “carenza di comunicazione aziendale al personale sanitario e carenza dei dispositivi individuali di protezione”, nonché “preoccupazione per la possibile carenza di posti letto conseguente all’aumento dei ricoveri, soprattutto per quelli in terapia intensiva”.

02 MAR - Venerdì 21 febbraio, in Veneto, viene scoperto il primo “focolaio” all’ospedale di Schiavonia in provincia di Padova e successivamente quello dell’ospedale di Dolo. Il primo nosocomio in poche ore viene subito blindato in isolamento, nessuno poteva entrare e/o uscire, si iniziano a fare i primi tamponi al personale sanitario. “In quel difficile ed inizialmente incompreso contesto, per una riferita carenza di comunicazione aziendale – racconta Adriano Benazzato, segretario regionale Anaao Assomed del Veneto – molti medici nostri iscritti ci hanno inviato messaggi chiedendo spiegazioni, informazioni, notizie su quanto stava accadendo. Abbiamo fatto in quelle ore tutto il possibile per supportare e soddisfare le legittime richieste dei colleghi rinchiusi in ospedale anche inviando loro le circolari ministeriali e regionali redatte in quei primi giorni”.

Al netto di come sono iniziati i primi contagi in Veneto, e considerato che fra questi è presente una percentuale anche di personale sanitario, le preoccupazioni da parte del Sindacato Anaao Assomed sono molteplici: manca una trasmissione delle informazioni fra aziende e personale sanitario; mancano per tutto il personale sanitario i kit di protezione individuale mettendo ad alto rischio tutto il personale sanitario, così come mancano i posti letti ed in particolare quelli di terapia intensiva. “Abbiamo prontamente lanciato l’allarme mediatico - continua Benazzato - esprimendo le nostre preoccupazioni in merito alle criticità da subito riscontrate: la carenza di comunicazione aziendale al personale sanitario e la carenza dei dispositivi individuali di protezione (DIP), in particolare delle mascherine FFP2 ed FFP3, per il personale sanitario impegnato ed esposto al rischio biologico. Inoltre abbiamo espresso tutta la nostra preoccupazione per la possibile carenza di posti letto conseguente all’aumento dei ricoveri, soprattutto per quelli in terapia intensiva, che potrebbe mettere a rischio la tenuta del nostro sistema sanitario come sta avvenendo in questi giorni in Lombardia”.

Sempre secondo l’Anaao Assomed Veneto, la Regione Veneto aveva correttamente ed in tempo utile  trasmesso, con propria nota dell’11 febbraio 2020 a tutte le aziende sanitarie della Regione, la “procedura regionale Nuovo coronavirus (2019 - nCoV)” con le indicazioni regionali da attuare per la gestione dei casi sospetti, probabili e confermati da Covid 19, in linea con le raccomandazioni ministeriali e dei principali organismi internazionali quali WHO e CDC, e con la raccomandazione  di diffusione della stessa negli ambiti aziendali. “Per contro - conclude il segretario Benazzato - non abbiamo ancora compreso  per quale ragione non sia stata predisposta per tempo, in quei 10 giorni tra il’11 ed il 21 febbraio, da parte delle aziende sanitarie della regione una adeguata preparazione del contesto organizzativo gestionale e della comunicazione aziendale al personale sanitario finalizzate ad una pronta  risposta  ai possibili  eventi poi verificatisi che, a nostro giudizio, hanno colto tutti  di sorpresa venerdì 21 febbraio 2020. Giornata che certo non scorderemo”.  

Endrius Salvalaggio

02 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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