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Coronavirus. Anaao Assomed Padova: “Nei Pronto Soccorso servono aree ben definite per i pazienti sospetti e positivi”


All’Ospedale Sant’Antonio denuncia il sindacato, mancano una chiara definizione per le aree destinate alla gestione dei pazienti con sospetta per infezione da Coronavirus e un’area separata per il pre-triage. Inoltre, manca al momento anche presso il Ps centrale una ben definita netta separazione dei locali per la gestione di questa tipologia di pazienti da monitorizzare

13 MAR - Dopo i decreti del Presidente del Consiglio, del Presidente della Repubblica, le Circolari del Ministero della Salute, due riunioni sindacali, lettere ed email sindacali, manca ancora all’Ospedale Sant’Antonio una chiara definizione per le aree destinate alla gestione dei pazienti sospetti per infezione da Coronavirus nonché́ un’area separata per il pre-triage.
 
È quanto denuncia l’Anaao Assomed Padova che ricorda la volontà del sindacato ad assicurare ogni “sostegno ai medici e dirigenti sanitari, specie se la mancata applicazione di norme e circolari a loro tutela si traducesse in eventuali danni a loro carico”.

“Come abbiamo sollecitato all’Azienda Ospedaliera di Padova – si legge in una nota del sindacato – è ormai nota la Circolare del Ministero della Salute prot. 2627 GAB dell’1 marzo 2020 che ha precisato che il comitato Tecnico Scientifico del Dipartimento della Protezione Civile ritiene necessaria la ‘ridefinizione dei percorsi di triage dei PS con la individuazione di aree dedicate alla sosta/degenza temporanea di pazienti sospetti’ e il DPR n. 14 del 9.03.2020 che ha stabilito che ‘il triage per i pazienti che si recano autonomamente in pronto soccorso dovrà avvenire in un ambiente diverso e separato dai locali adibiti all'accettazione del medesimo pronto soccorso, al fine di consentire alle strutture sanitarie di svolgere al contempo le ordinarie attività assistenziali (art. 8, co. 3)”.
 
Ma prosegue il sindacato, dopo l’esplosione dell’emergenza nazionale, attualmente manca ancora per il Pronto Soccorso dell'Ospedale Sant’Antonio una tenda esterna di pre-triage, nonché un'area apposita che separi i pazienti “sospetti” che necessitino di monitoraggio telemetrico perché instabili o perché potrebbero presentare un peggioramento clinico, poiché esiste, per questa tipologia di pazienti da monitorizzare, solo un'unica postazione isolata, che pertanto non può ritenersi sufficiente per tutte le necessità e misure protettive del caso. Inoltre, manca al momento anche presso il Pronto Soccorso centrale una ben definita netta separazione dei locali per la gestione di questa tipologia di pazienti da monitorizzare.
 
“Non dovrebbero essere i sindacati a chiedere di organizzare i servizi nel rispetto delle normative – denuncia Mirko Schipilliti, Coordinatore provinciale Anaao Assomed per l’Aulss6 Euganea, l’Aou e lo IOV, medico presso il Pronto Soccorso del Sant’Antonio – ma pur avendo fatto proposte, siamo ancora in attesa di risultati concreti. Abbiamo chiesto di intervenire con urgenza, di attivare la tenda esterna di pre-triage e di fornire monitor aggiuntivi. In una situazione di contingente pericolo e rischio biologico – prosegue Schipilliti – visto l’incalzare dei casi sempre più numerosi di infezioni e polmoniti da Coronavirus, e se alle Aziende sanitarie e alle autorità sta davvero a cuore la sicurezza dei cittadini e del personale sanitario, in particolare quella di chi lavora in prima linea, l’arte di arrangiarsi e di adattarsi con quello che si ha non può essere il criterio per attuare una medicina moderna dell’emergenza. Se poi si mischia al silenzio o a una certa inerzia di alcune amministrazioni, o persino a sottovalutazioni, i danni saranno sempre dietro l’angolo. Anche se la nostra tolleranza verso questo tipo di condotte è giunta al limite, confidiamo sempre in una reciproca massima collaborazione, e continuiamo ad essere sempre disponibili per lavorare insieme a un tavolo tecnico”.

13 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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