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Coronavirus. In un giorno 3.497 casi in più. Dall’inizio dell’epidemia contagiate 21.157 persone, di cui 1.966 guarite e 1.441 decedute. Borrelli: “Pronti a riconvertire aziende per produrre mascherine in Italia”


Incremento record quello registrato oggi nell'andamento dei casi positivi. Ad oggi il numero di contagiati (esclusi deceduti e guariti) nelle singole Regioni risulta il seguente: 9.059 i malati in Lombardia, 2.349 in Emilia Romagna, 1.775 in Veneto, 814 in Piemonte, 863 nelle Marche, 243 in Campania, 384 in Liguria, 614 in Toscana, 328 nel Lazio, 271 in Friuli Venezia Giulia, 150 in Sicilia, 156 in Puglia, 106 in Abruzzo, 199 nella Pa di Trento, 17 in Molise, 103 in Umbria, 170 in provincia di Bolzano, 59 in Calabria, 47 in Sardegna, 41 in Valle d’Aosta e 10 in Basilicata. IL REPORT

14 MAR - I casi di nuovo Coronavirus in Italia sono saliti a 21.157 (+3.497 rispetto a ieri), tra cui 1.966 persone guarite (+527 rispetto a ieri) e 1.441 deceduti (+175 rispetto a ieri). In tutto ad oggi sono stati effettuati 109.170 tamponi, dei quali oltre 70 mila in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
 
A tutt’oggi quindi le persone contagiate sono 17.750 (+2.795 rispetto a ieri), è quanto annunciato dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli durante il punto stampa delle ore 18.
 
Ad oggi il numero di contagiati (esclusi deceduti e guariti) nelle singole Regioni risulta il seguente: 9.059 i malati in Lombardia (+1.327 rispetto a ieri), 2.349 in Emilia Romagna (+338), 1.775 in Veneto (+478), 814 in Piemonte (+20), 863 nelle Marche (+165), 243 in Campania (+30), 384 in Liguria (+80), 614 in Toscana (+159), 328 nel Lazio (+78), 271 in Friuli Venezia Giulia (+35), 150 in Sicilia (+24), 156 in Puglia (+35), 106 in Abruzzo (+23), 199 nella Pa di Trento (+42), 17 in Molise, 103 in Umbria (+30), 170 in provincia di Bolzano (+47), 59 in Calabria (+22), 47 in Sardegna (+4), 41 in Valle d’Aosta (+14) e 10 in Basilicata.
 
Le vittime sono 966  in Lombardia (76 in più di ieri), 241 in Emilia Romagna (+40), 55 in Veneto (+13), 36 nelle Marche (+9), 59 in Piemonte (+13), 27 in Liguria (+10), 13 nel Lazio (+2), 13 in Friuli Venezia Giulia (+3), 2 in Abruzzo, 5 in Toscana, 6 in Campania (+4), 1 in Valle d’Aosta, 2 nella Pa di Trento, 3 nella Pa di Bolzano (+1), 2 in Sicilia, 1 in Sardegna, 1 in Umbria e 8 in Puglia (+3).
 
Le persone attualmente contagiate sono 17.750. I pazienti ricoverati con sintomi sono 8.372  (+946), 1.518  (+190) sono in terapia intensiva, mentre 7.860 (+1659) si trovano in isolamento domiciliare.
 
“Il fabbisogno mensile è di circa 90 milioni di mascherine, noi abbiamo fatto contratti per oltre 55 milioni, al momento consegnate più di 5 milioni. In tutto il mondo si sta realizzando una chiusura delle frontiere dei paesi produttori per l'esportazione. Il lavoro che stiamo facendo noi e le Regioni è faticoso, è un problema non solo italiano ma internazionale”, ha detto il commissario per l'emergenza Angelo Borrelli nel punto stampa in Protezione Civile che ha precisato che “purtroppo non abbiamo attualmente una produzione nazionale di mascherine e Dpi, perché in passato è stata considerata di basso margine per gli operatori economici e quindi ora ne paghiamo le conseguenze. È compito del commissario Arcuri quello di razionalizzare e individuare strutture che possano essere riconvertite per la produzione, è un'ipotesi che si sta valutando”.
 
“È molto difficile dire la reale causa” delle morti negli anziani se `con´ o `per´ il coronavirus, ha detto Paolo D'Ancona, dell’Istituto superiore di sanità, in conferenza stampa.
 
“L'infezione c’è, è innegabile. Ma le condizioni iniziali della persona sono difficili da gestire. Noi diciamo con un termine a metà tra il tecnico e quello di uso comune che sono persone che non sono ben compensate, hanno situazioni cliniche per cui una polmonite come questa può metterle in difficoltà e portarle a un esito fatale”, ha precisato D'Ancona.
 
“L'alta percentuale di letalità – ha precisato - negli anziani per me non è un fatto di assistenza sanitaria, il problema principale è che c'è una quota di persone che non vengono considerati casi, magari hanno una sintomatologia molto leggera e non hanno accesso ai tamponi e non vengono conteggiati. Questo si deve riflettere a un invito alla popolazione che sviluppa una sintomatologia lieve, anche una febbre, di stare a casa e consultare il proprio medico. Dobbiamo convincere le persone che sintomi anche leggeri possono essere indicativi di una prima fase di una infezione da Coronavirus”.
 
“Vedo – ha evidenziato - che il numero totale dei casi con esito infausto è cresciuto e quindi proporzionalmente è in aumento anche la fascia intorno ai 50 anni o subito sotto”.
 
D’Ancona ha poi ricordato che c’è “un grande numero di operatori sanitari che si sono contagiati ma è da capire se è avvenuto in ambiente di lavoro o fuori”.
 

 
 

14 marzo 2020
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