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Smd e Lma. Conferma per combo magrolimab-azacitidina 


In uno studio di fase II b, Il 91% dei pazienti con sindrome mielodisplastica ad alto rischio trattati con magrolimab più azacitidina ha ottenuto una risposta obiettiva, e il 42% ha ottenuto una risposta completa. Per quanto riguarda la leucemia mieloide acuta, Il 64% dei pazienti non idonei a chemioterapia intensiva trattati con la combo ha ottenuto una risposta obiettiva, e il 56% ha ottenuto una risposta completa o una risposta completa con un recupero ematologico incompleto.

01 GIU - Gilead ha presentato al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che si è concluso il 31 maggio, i risultati aggiornati di uno studio di fase Ib a singolo braccio, condotto in aperto con magrolimab – un anticorpo monoclonale anti-CD47 sperimentale – in combinazione con azacitidina in pazienti con sindrome mielodisplastica (SMD) non trattati in precedenza e in pazienti con leucemia mieloide acuta (LMA) non idonei a chemioterapia intensiva e non trattati in precedenza (inclusi pazienti con LMA con mutazione TP53, una popolazione con gravi bisogni medici insoddisfatti).
 
I risultati confermano l’attività clinica di magrolimab e azacitidina. Al momento del cut-off dei dati, 68 pazienti erano stati trattati con magrolimab più azacitidina, inclusi 39 pazienti con SMD ad alto rischio non trattati in precedenza e 29 pazienti con LMA non trattati in precedenza.
 
Dei 33 pazienti con SMD valutabili per efficacia, il 91% (n=30/33) ha ottenuto una risposta obiettiva (valutazioni di risposta secondo i criteri IWG MDS del 2006), ivi incluso il 42% (n=14/33) con una risposta completa (CR, complete response). Inoltre, le risposte a magrolimab e azacitidina si sono intensificate nel corso del tempo, poiché a un follow-up di almeno sei mesi il tasso di CR nei pazienti con SMD era del 56%.

Nella LMA, il 64% (n=16/25) dei pazienti valutabili per efficacia ha ottenuto una risposta obiettiva (valutazioni di risposta secondo i criteri AML ELN del 2017), incluso il 56% (n=14/25) con CR o con CR con recupero ematologico incompleto (CRi). In particolare, nella LMA con mutazione TP53 (n=12) – una popolazione refrattaria al trattamento e con prognosi sfavorevole – il 75% dei pazienti ha ottenuto una CR o una CRi.

La durata mediana della risposta e la sopravvivenza globale mediana non sono state ancora raggiunte nella SMD, nella LMA o nella LMA con mutazione TP53, a un follow-up mediano rispettivamente pari a 5,8 mesi (range: 2,0-15,0), 9,4 mesi (range: 1,9-16,9) e 8,8 mesi (range: 1,9-16,9).

Il profilo di sicurezza della combinazione di magrolimab più azacitidina è stato generalmente coerente con i report precedenti, senza che venisse raggiunta la dose massima tollerata. Gli eventi avversi comuni di ogni grado correlati al trattamento tra i 68 pazienti con SMD o LMA sono stati anemia (38%), affaticamento (21%), neutropenia (19%), trombocitopenia (18%) e reazione all’infusione (16%). Neutropenia febbrile correlata al trattamento si è verificata nell’1,5% dei pazienti. Solo un paziente (1,5%) ha interrotto lo studio a causa di un EA correlato al trattamento.
 
“I risultati presentati al meeting ASCO rafforzano il potenziale clinico dell’inibizione del CD47 con magrolimab nelle neoplasie ematologiche ad alto rischio e difficili da trattare”, dice Merdad Parsey, Chief Medical Officer presso Gilead Sciences. “Siamo, pertanto, impazienti di avviare ulteriori studi sulla SMD e sulla LMA con mutazione TP53, che costituiranno un significativo passo avanti in questo importante percorso nel campo dell’immunoterapia oncologica di ultima generazione”. 

01 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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