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Telemedicina e gestione dei pazienti cronici: a che punto siamo in Italia?

di C.d.F.

La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere l’importanza della telemedicina, quindi della possibilità di fornire delle prestazioni mediche a distanza usando tecnologie digitali, sopratutto per i pazienti affetti da patologie croniche. Su questo tema si sono confrontati il 2 dicembre, in un dibattito digitale, esperti e parlamentari impegnati da tempo a sostenere la necessità di fare progressi nel campo della telemedicina

09 DIC - Nel corso dell’anno è emerso un consenso unanime dal mondo scientifico e dalle istituzioni sulla necessità di implementare rapidamente soluzioni di telemedicina per mitigare l’impatto della pandemia da Covid-19 sul Sistema Sanitario e limitare i contagi. Ciò è particolarmente importante nelle popolazioni più fragili, come i pazienti cronici.

Su questo tema si sono confrontati il 2 dicembre, in un dibattito digitale, esperti e parlamentari impegnati da tempo a sostenere la necessità di fare progressi nel campo della telemedicina. Hanno partecipato la Senatrice Maria Rizzotti, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “E-Health e Cronicità”, l’Onorevole Angela Ianaro, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Scienza e Salute”, l’Onorevole Massimiliano Capitanio, l’Onorevole Vincenza Bruno Bossio e l’Onorevole Lisa Noja, il Professor Francesco Gabbrielli, il Cons. Alessandro Stecco e la Professoressa Rosanna Tarricone. Tutti si sono mostrati fermamente convinti che il Paese possa e debba fare di più in materia di telemedicina.

Telemedicina e patologie croniche

“La versatilità che caratterizza la telemedicina trova una sua applicazione elettiva nell’ambito del tele-monitoraggio delle patologie croniche”, come sottolinea in un’intervista  l’Onorevole Ianaro. Le prestazioni che la telemedicina offre sono essenziali per le difficoltà che nascono “dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall’aumento dei pazienti affetti da malattie croniche e che risiedono prevalentemente in casa”.
L’implementazione della telemedicina, dell’intelligenza artificiale, e in generale delle nuove tecnologie, è uno degli obiettivi dell'intergruppo parlamentare “Scienza e Salute” di cui l’Onorevole è presidente. Per far questo è necessario favorire “un dialogo sano, trasparente, costruttivo, tra le istituzioni, il mondo della ricerca scientifica, il mondo sanitario e il mondo delle industrie farmaceutiche”.
 
 
 
A Settembre 2020 la conferenza Stato-Regioni ha approvato un documento, elaborato dalla Commissione Salute, relativo alle modalità di gestione delle prestazioni ambulatoriali a distanza in cui si definiscono specifici criteri e modalità di implementazione della televisita nel paziente cronico.

È un "primo passo” verso una definizione appropriata delle prestazioni di telemedicina, come osserva in un’intervista il Professor Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il documento, attualmente al vaglio del Ministero della Salute, mostra la volontà del Ministero e delle altre istituzioni nazionali di evolvere e dare dei punti fermi alle “Amministrazioni Regionali Sanitarie per organizzare dei servizi capaci di durare anche oltre l’emergenza del Covid-19”. Come precisa Gabbrielli, è molto importante il fatto che questo documento possa essere revisionato periodicamente perché il mondo della telemedicina è in continua evoluzione.

Inoltre, continua Gabbrielli, “con le società scientifiche stiamo lavorando per ottenere dei documenti di consensus specifici dedicati alla telemedicina, condivisi da tutta la comunità scientifica, che abbiano valore di punto di riferimento nella pratica, utilizzabili in ambito medico-legale secondo le attuali norme e che fungano anche da base di partenza per la stesura di linee guida specialistiche”.
La società italiana di neurofisiologia clinica è stata la prima a muoversi in questo senso, lo stesso percorso è stato proposto e avviato per la nefrologia, la pediatria e la cardiologia.

 
 
Ci sono alcune regioni, in cui si è verificata una trasformazione molto rapida dei servizi sanitari digitali, come racconta il Cons. Alessandro Stecco, Presidente Commissione Salute della Regione Piemonte. “In un anno si è verificato lo sviluppo che altrimenti avremmo visto in 10 anni in termini di sanità digitale e telemedicina, sotto la spinta della pandemia”.
 

 
Telemonitoraggio del paziente diabetico in epoca Covid-19

Ad oggi, comunque, in generale, nonostante il consenso unanime delle istituzioni e delle società scientifiche, e le progettualità messe in campo, sono ancora pochi gli esempi concreti di reale implementazione della telemedicina rispetto all’urgenza determinata della crescita esponenziale della curva dei contagi e dalla necessità di supportare le fasce più deboli di pazienti. Tra questi emergono i pazienti colpiti dal virus e affetti da malattie croniche, come il diabete.

Dai lavori è inoltre emerso che il diabete è una delle complicanze maggiormente associate all’aggravamento del paziente con Covid-19. Secondo l’ISS circa il 30% dei pazienti deceduti per Covid-19 in Italia era affetto da diabete e le persone diabetiche colpite dal virus presentano un rischio doppio di venire ospedalizzati e triplo di essere ricoverati in terapia intensiva.

È necessario ed urgente quindi adoperarsi per trovare soluzioni nuove per gestire la crescente  richiesta di salute, anche ricorrendo a forme di collaborazione tra pubblico e privato, in grado di puntellare gli sforzi delle Istituzioni che non riescono a stare al passo con la velocità del virus, diminuire gli spostamenti dei malati cronici, alleggerire la pressione sugli operatori sanitari e ridurre accessi ai pronto soccorso e ricoveri in terapia intensiva.

I sistemi di telemonitoraggio del livello glicemico offerti da diverse aziende e usati da molti diabetologi si coniugano bene con l’esigenza di prevenire contagi da Sars-Cov-2 in una popolazione particolarmente a rischio come quella affetta da diabete e, nel contempo, sono in grado di rispondere all’esigenza di cura di questi pazienti. Si tratta di sistemi informativi che permettono al diabetologo di avere costantemente a disposizione i dati sullo stato della patologia dell’assistito e di prendere decisioni sulla terapia con informazioni complete anche se la visita viene effettuata da remoto.

C.d.F.

09 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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