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Focus sull’oncologia di prossimità in un numero monografico della rivista di Agenas


Sotto i riflettori tre differenti esperienze territoriali relative ai nuovi modelli di presa in carico dei pazienti onco-ematologici: la Casa della Salute di Bettola (Pc), la sperimentazione condotta nella Regione Toscana e quella dell’Irccs-Irst Meldola, con la Casa della Salute di Forlimpopoli-Bertinoro IL QUADERNO

22 DIC -

Descrivere e sintetizzare alcuni esempi che stanno emergendo nel contesto nazionale di disegno e implementazione di modelli organizzativi innovativi per l’oncologia diffusa, approfondendo l’aspetto della cronicità inteso come momento non acuto della malattia.

Questo l’obiettivo del nuovo Quaderno di Monitor pubblicato da Agenas e realizzato in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e la Scuola Universitaria Superiore di Pisa Sant’Anna.

Negli ultimi decenni, ricorda l’Agenas in una nota, “le innovazioni diagnostiche e terapeutiche hanno contribuito ad un aumento della sopravvivenza dei malati oncologici, determinando cambiamenti nei modelli di presa in carico a favore di una maggiore diffusione sul territorio delle attività di follow up e terapie di mantenimento. L’aumentata sopravvivenza porta ad una fase di cronicizzazione della malattia con necessità di terapie, controlli, esami clinici ripetuti nel tempo, spesso per tutta la durata della vita. La possibilità di controllare per lunghi periodi la malattia produce naturalmente un aumento nel ricorso ai servizi assistenziali, anche di bassa complessità, per il mantenimento e miglioramento dell’aspettativa e della qualità di vita”.

I tre casi studio. Ecco quindi che per evidenziare i tratti distintivi dei nuovi modelli di presa in carico territoriale dei pazienti onco-ematologici che stanno emergendo sul territorio nazionale, sono stati selezionati tre casi studio:

la Casa della Salute (CDS) di Bettola (Pc), dove un team medico-infermieristico specialistico itinerante - oncologo/ematologo e infermiere di oncologia - un giorno alla settimana si reca in CDS dalla Ausl di Piacenza per l’erogazione delle cure oncologiche;

la sperimentazione della Regione Toscana - attivata in tre Aggregazioni Funzionali Territoriali toscane (AFT Porta a Prato-Piazza Puccini, nella zona Fiorentina, quella di Mediavalle, nella zona della Valle del Serchio e quella di Montevarchi, nella zona del Valdarno) - dove è stato progettato un recettore territoriale costituito da un oncologo e da un infermiere esperto dedicati ed arruolati ad hoc, che lavorano in sinergia con le oncologie ospedaliere e i Medici di Medicina Generale (MMG);

la Sperimentazione IRCCS-IRTS Meldola, con la Casa della Salute di Forlimpopoli-Bertinoro, dove un’equipe multidisciplinare composta dall’onco-ematologo afferente all’UO di Onco-ematologia svolge un ruolo di regia e coordinamento con i medici di base delle AFT operanti nelle CDS, nonché una funzione di gate-keeper.

I casi selezionati, sottolinea ancora Agenas, sono rappresentativi di diversi modelli e si differenziano per le seguenti caratteristiche: modello organizzativo per un’oncologia a rete diffusa; percorso del paziente oncologico; maturità del modello o della sua sperimentazione; processo di disegno e di implementazione.

Sono state identificate 13 dimensioni di indagine raggruppate in 6 macroaree tematiche che mirano a descrivere in modo esaustivo le esperienze di oncologia territoriale, illustrandone il contesto di riferimento in termini di bisogno e rete di offerta dell’assistenza oncologica, il processo di avvio e gli stakeholder chiave coinvolti nella sperimentazione, il modello sperimentale adottato in termini di criteri di selezione del paziente, requisiti strutturali, fattori abilitanti ed eventuali misure di monitoraggio dell’esperienza previste.



22 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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