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Il Lazio riesuma (sbagliando) l’Azienda Zero

di Ettore Jorio

Da qui, la necessità del legislatore nazionale di fissare, ove ritenuto utile mantenerli, i principi fondamentali regolativi della loro istituzione e del loro funzionamento, valutando bene il rischio della conseguente violazione dell’autonomia imprenditoriale attribuita alle aziende sanitarie, territoriali, ospedaliere e universitarie.

19 DIC -

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Quest’ultimo costituito dalla abituale disattenzione nei confronti di uno dei suoi principali compiti istituzionali: il controllo. E dire che dopo le botte della Corte dei conti alla tenuta della contabilità afferente il perimetro sanitario laziale a tutto il 2022 e il tremendo disagio economico-patrimoniale emerso, ci sarebbe stato bisogno ivi di uno schieramento di forze per bonificare le mine disseminate nel bilancio consolidato del SSR e di un team di specialisti per individuare e mettere sul campo le soluzioni. Risorse fresche da rintracciare in primis. Compiti, entrambi, difficilissimi da portare a buon esito, perché impegnativi e preoccupanti per il rendiconto 2023 che, stante le cose da correggere secondo norma (insussistenze dell’attivo da iscrivere nel conto economico per diverse centinaia di milioni di euro), dovrebbe attestarsi su perdite verosimilmente miliardarie. Invece no, la Regione Lazio fa come fan tutte, quisquiglia.

Una delibera della quale è difficile capire il perché

L’accaduto ha insegnato poco, tant’è che in data 14 dicembre la Regione Lazio adotta una delibera di Giunta, rubricata al n. 917, che sia nelle motivazioni che nel dispositivo sminuisce quanto accaduto in sede di parifica del rendiconto consolidato 2022, incurante peraltro dell’indagine in corso della Procura della Repubblica capitolina per falso a carico di diversi manager, di ieri e di alcuni ancora in servizio.

Un problema serio anche per gli inquirenti messi di fronte, dalle conclusioni della attenta analisi elaborata dalla Sezione di controllo laziale della Corte dei conti nella sentenza n. 148/2023, ad un “cimitero” di numeri che non stanno in piedi e a rapporti causali delle registrazioni contabili, poste a sostegno dei crediti, degne di severe critiche e di conseguenti emergenti responsabilità.

La svolta che non c’è e che occorrerebbe attuare ovunque

Ma insomma si vuole una volta per tutte, con un debito pubblico da fare paura a chiunque, cincischiare con le Aziende Zero e denominazioni “apparentate” - nella regione della Capitale con la sino ad oggi evanescente Lazio Zero - piuttosto che stabilire un serio intervento di risanamento, sia contabile che finanziario? Magari supplicando un adeguato contributo del Governo, di “statura” e di peso più imponente di quello previsto nell’art. 77 della legge di bilancio 2024, nonché ad intervenire nel Lazio con un immediato commissariamento ad acta, impudentemente estinto con aiutini sui quale sarebbe il caso di approfondire le ragioni.

Il Governo deve intervenire, e seriamente

Una invocazione al riguardo va indirizzata direttamente alla Premier, romana doc. Così come dovrebbero i ministri della salute e dell’economia definire delle linee guida per arrivare a verità, a certezza e contezza degli errori che rendono diffusamente goffi i bilanci della sanità regionale nella quasi totalità, nonché di valutare come perfezionare la oramai ineludibile ripetizione dei miliardi di euro pagati ovunque indebitamente a titolo di extra budget agli erogatori privati accreditati.

Un problema, quest’ultimo, al quale dovere dare un’immediata soluzione che non rovini alcuno, privilegiando chissà una larga rateizzazione del rimborso dei debitori, da iscrivere comunque nei crediti a lungo delle aziende sanitarie che si sono rese nel tempo responsabili dei giganteschi pagamenti non dovuti, adottando poi i marchingegni contabili scoperti dal Giudice contabile per non renderli evidenti e quindi trascurarli consapevolmente, buttandoli nel fondo di dotazione per non esigerli.

Si pensa ad altro, la creatività uccide

Invece di pensare a tutto questo, e assumere nella vicenda il ruolo della Regione guida, il Lazio pensa ad Azienda Zero, messa sino ad oggi (correttamente) nell’armadio dei ricordi. Lo fa senza assegnare ad essa i compiti necessari per accertare i disagi contabili, risolverli magari centralizzando l’accertamento e ipotizzando un piano di rientro ad hoc. Quanto ai compiti riassegnati (perché già nella legge istitutiva) ad essa (centralizzazione degli acquisti giusto per evitare il perdurare delle rovine giuridiche evidenziate sulle funzioni esercitate in tal senso da LazioCrea, supporti vari ma inconsistenti, controlli di routine) costituisce una ulteriore prova – unitamente all’ammissione di ritardi sino ad oggi accumulati evidenziati dalla scansione degli adempimenti di nomina & co. rappresentati in delibera – del gigantesco errore di ipotesi di prevedere negli ordinamenti regionali la creazione di una siffatta tipologia di organi intermedi, cara solo agli aziendalisti.

Da qui, la necessità del legislatore nazionale di fissare, ove ritenuto utile mantenerli, i principi fondamentali regolativi della loro istituzione e del loro funzionamento, valutando bene il rischio della conseguente violazione dell’autonomia imprenditoriale attribuita alle aziende sanitarie, territoriali, ospedaliere e universitarie. Sono troppe le violazioni riscontrabili in tale senso ove le Aziende Zero e simili sono state fantasiosamente previste.

Ettore Jorio



19 dicembre 2023
© Riproduzione riservata

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